USA - 5 NOVEMBRE: L’ “ELEZIONE POLVERIERA” di Giulietta Rovera
23-09-2024 - IL SOCIALISMO NEL MONDO
Il 12 agosto 2017 a Charlottesville in Virginia il suprematista bianco James Alex Fields Jr. provoca la morte di un'attivista per i diritti civili e il ferimento di 35 persone che manifestavano pacificamente contro il razzismo. Il 6 gennaio 2021 i sostenitori del presidente uscente Donald Trump che contestano il risultato delle elezioni, prendono d'assalto il Campidoglio degli Stati Uniti – bilancio: 5 morti, 13 feriti. Il 22 ottobre 2022 Paul Pelosi, marito della presidente della Camera Nancy Pelosi, è aggredito a colpi di martello nella loro casa a San Francisco: sopravvive nonostante la frattura del cranio. Il 13 luglio, l'ex presidente degli USA Donald Trump viene ferito di striscio ad un orecchio durante un comizio a Butler, in Pennsylvania. A rimanere ucciso per mano della polizia, è l'attentatore: il ventenne Thomas Matthew Crooks. Il 15 settembre, in un cespuglio nei pressi del campo di golf della Florida dove Trump sta giocando, viene trovato un uomo armato di fucile. Anche se in questo caso il tentativo di uccidere l'ex-presidente pare più apparente che reale, non c'è dubbio che gli USA siano una nazione con alle spalle una lunga storia di violenza politica. Violenza che sta permeando l'attuale campagna elettorale.
Al 5 novembre, giorno delle elezioni presidenziali, manca poco più di un mese. E più quella data si avvicina, più le minacce ai membri del Congresso e ai giudici si fanno quotidiane. Ad aggravare la situazione di tensione contribuiscono le fake news. In seguito alle false accuse lanciate da Trump secondo cui gli immigrati haitiani di Springfield, Ohio, mangiano i gatti e i cani dei vicini, si sono verificate minacce di bombe e sparatorie tali che si è stati costretti alla chiusura delle scuole, della Wittenberg University, di due ospedali e del municipio.
Dopo il deludente dibattito televisivo con Joe Biden e il fallito attentato del 13 luglio, Donald Trump sembrava non avere più rivali nella corsa alla Casa Bianca. Ma una settimana dopo, Biden si è ritirato ed è stato sostituito da Kamala Harris, mossa che ha rimesso in gioco il partito democratico. Il 10 settembre si è svolto il duello televisivo Trump contro Harris. Questa volta, a finire con le spalle al muro è stato Trump, nonostante la discutibile performance di Harris su immigrazione e inflazione. E' stato durante il dibattito che, rendendosi conto che stava perdendo terreno, l'ex presidente USA ha lanciato l'accusa contro i cittadini haitiani di Springfield, nel tentativo di riportare l'attenzione su di sé. Accusa falsa e intenzionale. Springfield è una tipica città della Rust Belt, la cosiddetta cintura della ruggine, dove il numero dei migranti è cresciuto rapidamente durante il boom economico, ma dove poi la popolazione è diminuita perché le fabbriche hanno chiuso i battenti e la produzione è stata esternalizzata. A sostegno degli immigrati haitiani – tutti legali – si è levato Mike DeWine, il governatore repubblicano dell'Ohio, il quale in un articolo sul New York Times dichiara che se Springfield è riuscita a riprendersi in questi ultimi anni è stato proprio grazie a loro. Ma diffamando una piccola comunità di migranti nel Midwest, Trump è riuscito non solo a riportare l'attenzione su di sé ma anche a fare appello agli elettori bianchi della classe operaia di Stati come Ohio, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, che sa essere essenziali per prevalere su Kamala Harris a novembre.
Le provocazioni verbali, gli insulti, le false accuse – gli immigrati haitiani del Midwest mangiano gli animali domestici, i democratici sono i colpevoli dei tentativi di omicidio a suo danno – sono la prova che Trump è impegnato in una disperata lotta per non finire in prigione, dato il cumulo di processi e condanne in cui si trova impelagato. In quest'ottica vanno visti sia il mancato riconoscimento della sua sconfitta del 2020, sia la minaccia di un "bagno di sangue" se non verrà eletto il 5 novembre. Sono mesi che Trump sta gettando le basi per contestare le elezioni e delegittimare una vittoria democratica. Per la destra del partito repubblicano il diniego elettorale, ovvero affermare che le ultime elezioni sono state rubate, è diventato un articolo di fede. Il pericolo maggiore derivante dai negazionisti è che ci sono attualmente 102 negazionisti nelle commissioni elettorali in cinque degli otto Stati indecisi, che possono influenzare il modo in cui il voto viene conteggiato e certificato. Costoro sono in grado di interrompere il conteggio dei voti rifiutandosi di certificare i risultati nel tentativo di ritardare o sovvertire la vittoria di Harris se risicata. Con 102 negazionisti nelle commissioni elettorali, il potenziale per creare caos è enorme. Secondo l'ultimo sondaggio del New York Times, del Philadelphia Inquirer e del Siena College la sfida tra Harris e Donald Trump resta serrata, con entrambi i candidati al 47%. Trump ha pertanto ancora una seria possibilità di vincere, anche se gli opinionisti politici danno Harris in lieve vantaggio per la prova che sta dando - da quando è diventata la candidata alle elezioni presidenziali - di equilibrio, preparazione e una visione chiara per il futuro del Paese. Vi sono però problemi scottanti non risolti che possono influire sulle scelte degli elettori come il conflitto israelo-palestinese. Ad agosto, alla Convention democratica Harris ha affermato il suo sostegno all'armamento di Israele. Il che ha trasformato la speranza dei gruppi di solidarietà palestinese in un embargo sulle armi e un cessate il fuoco a Gaza nella convinzione che Harris rimarrà in linea con le politiche di Joe Biden. Il voto musulmano-americano e arabo-americano non va sottovalutato, perché avrà un ruolo cruciale negli Stati indecisi durante le prossime elezioni. Nel 2020, Joe Biden ha vinto nel Michigan e in Georgia, dove vive una numerosa comunità arabo-americana, per una manciata di voti.
Il 5 novembre sarà eletta la persona più potente del pianeta in una nazione che ha più armi che persone, caratterizzata da un'estrema polarizzazione, negazionismo elettorale, violenza politica, procedimenti giudiziari e disinformazione dilagante.
Al 5 novembre, giorno delle elezioni presidenziali, manca poco più di un mese. E più quella data si avvicina, più le minacce ai membri del Congresso e ai giudici si fanno quotidiane. Ad aggravare la situazione di tensione contribuiscono le fake news. In seguito alle false accuse lanciate da Trump secondo cui gli immigrati haitiani di Springfield, Ohio, mangiano i gatti e i cani dei vicini, si sono verificate minacce di bombe e sparatorie tali che si è stati costretti alla chiusura delle scuole, della Wittenberg University, di due ospedali e del municipio.
Dopo il deludente dibattito televisivo con Joe Biden e il fallito attentato del 13 luglio, Donald Trump sembrava non avere più rivali nella corsa alla Casa Bianca. Ma una settimana dopo, Biden si è ritirato ed è stato sostituito da Kamala Harris, mossa che ha rimesso in gioco il partito democratico. Il 10 settembre si è svolto il duello televisivo Trump contro Harris. Questa volta, a finire con le spalle al muro è stato Trump, nonostante la discutibile performance di Harris su immigrazione e inflazione. E' stato durante il dibattito che, rendendosi conto che stava perdendo terreno, l'ex presidente USA ha lanciato l'accusa contro i cittadini haitiani di Springfield, nel tentativo di riportare l'attenzione su di sé. Accusa falsa e intenzionale. Springfield è una tipica città della Rust Belt, la cosiddetta cintura della ruggine, dove il numero dei migranti è cresciuto rapidamente durante il boom economico, ma dove poi la popolazione è diminuita perché le fabbriche hanno chiuso i battenti e la produzione è stata esternalizzata. A sostegno degli immigrati haitiani – tutti legali – si è levato Mike DeWine, il governatore repubblicano dell'Ohio, il quale in un articolo sul New York Times dichiara che se Springfield è riuscita a riprendersi in questi ultimi anni è stato proprio grazie a loro. Ma diffamando una piccola comunità di migranti nel Midwest, Trump è riuscito non solo a riportare l'attenzione su di sé ma anche a fare appello agli elettori bianchi della classe operaia di Stati come Ohio, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, che sa essere essenziali per prevalere su Kamala Harris a novembre.
Le provocazioni verbali, gli insulti, le false accuse – gli immigrati haitiani del Midwest mangiano gli animali domestici, i democratici sono i colpevoli dei tentativi di omicidio a suo danno – sono la prova che Trump è impegnato in una disperata lotta per non finire in prigione, dato il cumulo di processi e condanne in cui si trova impelagato. In quest'ottica vanno visti sia il mancato riconoscimento della sua sconfitta del 2020, sia la minaccia di un "bagno di sangue" se non verrà eletto il 5 novembre. Sono mesi che Trump sta gettando le basi per contestare le elezioni e delegittimare una vittoria democratica. Per la destra del partito repubblicano il diniego elettorale, ovvero affermare che le ultime elezioni sono state rubate, è diventato un articolo di fede. Il pericolo maggiore derivante dai negazionisti è che ci sono attualmente 102 negazionisti nelle commissioni elettorali in cinque degli otto Stati indecisi, che possono influenzare il modo in cui il voto viene conteggiato e certificato. Costoro sono in grado di interrompere il conteggio dei voti rifiutandosi di certificare i risultati nel tentativo di ritardare o sovvertire la vittoria di Harris se risicata. Con 102 negazionisti nelle commissioni elettorali, il potenziale per creare caos è enorme. Secondo l'ultimo sondaggio del New York Times, del Philadelphia Inquirer e del Siena College la sfida tra Harris e Donald Trump resta serrata, con entrambi i candidati al 47%. Trump ha pertanto ancora una seria possibilità di vincere, anche se gli opinionisti politici danno Harris in lieve vantaggio per la prova che sta dando - da quando è diventata la candidata alle elezioni presidenziali - di equilibrio, preparazione e una visione chiara per il futuro del Paese. Vi sono però problemi scottanti non risolti che possono influire sulle scelte degli elettori come il conflitto israelo-palestinese. Ad agosto, alla Convention democratica Harris ha affermato il suo sostegno all'armamento di Israele. Il che ha trasformato la speranza dei gruppi di solidarietà palestinese in un embargo sulle armi e un cessate il fuoco a Gaza nella convinzione che Harris rimarrà in linea con le politiche di Joe Biden. Il voto musulmano-americano e arabo-americano non va sottovalutato, perché avrà un ruolo cruciale negli Stati indecisi durante le prossime elezioni. Nel 2020, Joe Biden ha vinto nel Michigan e in Georgia, dove vive una numerosa comunità arabo-americana, per una manciata di voti.
Il 5 novembre sarà eletta la persona più potente del pianeta in una nazione che ha più armi che persone, caratterizzata da un'estrema polarizzazione, negazionismo elettorale, violenza politica, procedimenti giudiziari e disinformazione dilagante.
Fonte: di Giulietta Rovera