"VIOLENZA SULLE DONNE. UN PAESE SENZA POLITICHE DI CONTRASTO"
30-11-2023 - CRONACHE SOCIALISTE
L'Istat ci dice che le chiamate al 1522 per violenza e stalking sono state più di trentamila nei primi tre trimestri del 2023 ma meno del 16% delle vittime ha denunciato la violenza subita: mai come negli ultimi anni la violenza sulle donne si è fatta manifesta e questo a mostrare che le responsabilità sono da ricercare nella società attuale e nelle sue contraddizioni.
Abbiamo ascoltato la storia di una ragazza dispiaciuta per la tristezza del suo ex ragazzo e del loro ultimo incontro a rubare le vite. Abbiamo seguito le ore della speranza e quelle della consapevolezza della tragedia. Abbiamo letto la storia di un ragazzo deluso ma non cattivo, divenuto con il passare delle ore tanto lucido nella sua crudeltà da aver programmato per giorni e nei minimi particolari il come, il dove e la fuga. Venticinque minuti di agonia per Giulia, e il suo nome potrebbe essere quello di una qualsiasi delle decine di donne uccise in questo anno. Un ennesimo assassinio di donna che segna ancora una volta la sconfitta della nostra collettività.
Molti vedono le cause nella maggiore solitudine dei giovani e meno giovani, nella assenza di una famiglia attenta. C'è poi chi pensa che molto sia dovuto alla inadeguatezza della scuola e di chi dovrebbe vigilare. Altri puntano il dito su una escalation della aggressività sociale. Questi solo pezzi di un mosaico più grande che interessa tutti ed è responsabile degli omicidi delle tante Giulia.
E' vero che viviamo un tempo in cui la violenza verbale e fisica caratterizza il quotidiano, in una società che non è più collettività ma un insieme di individualità con diritti e regole proprie che deviano dalla vita di comunità. Esiste una deriva sempre più marcata di perdita di valori istituzionali e civici, di punti di riferimento comuni, di un condiviso pensiero collettivo da rispettare, che spinge la persona verso un sentire che va oltre il consentito e che segna una assenza di relazioni sociali vere, non costruite artificialmente o sui social, che sono imprescindibili per un confronto e una vita comunitaria. Anche la stessa difesa sociale negli anni è stata messa all'angolo dalla inidoneità di politici e da un pericoloso contenimento delle spese dei vari organismi istituzionali di monitoraggio e prevenzione. La scuola e il volontariato hanno perso poi la loro valenza educativa e sociale per non parlare della famiglia sempre più “branco” di paritari e sempre meno luogo di educazione alla vita. E non dimentichiamo la chiusura scellerata dei consultori socio sanitari.
Mancano le scelte politiche di governo e sul territorio, quelle riforme fatte a recepimento dei diritti umani e civili, quelle di conoscenza delle altre culture a permettere una integrazione diffusa, quelle del riconoscimento delle pari opportunità. Manca un concreto dialogo alla pari tra individui che crei un dibattito ad altezza occhi, che permetta l'accettazione di sconfitte. Non si parla di individualità ma di singoli che non riescono ad accettare l'insuccesso, sia esso la perdita di una donna, di un lavoro o di una qualsiasi altra cosa considerata proprietà acquisita. Questa società spinge al sè mettendo in primo piano sempre e soltanto la ricerca del benessere proprio.
Il singolo diviene caratteristica predominante, ridondante, che non segue le regole scritte e non scritte di un corpo sociale, ma che considera verità e ragione qualcosa di proprio, e se questo proprio diviene amorale e irrispettoso dei diritti altrui non ha alcune importanza. Una nuova società senza valori condivisi e con un forte disagio sociale: lo spazio dell'altro non significa più pluralità collettiva, ma diviene limite al personale.
E' in questa società di singoli che dialogano con una tastiera, che non si incontrano, che non discutono, che vivono i valori civici sui social bannando ciò che non ritengono a loro affine, è qua che nascono le premeditazioni di violenza sulla donna. Non occorrerebbe inasprire le pene di reato se si desse finalmente il via a riforme di difesa sociale a contrasto. Il nostro Paese manca di senso civico e comunitario, ma anche di politiche sociali serie. Ironico se si pensa che viviamo nei giorni di un governo che inneggia continuamente alla sovranità nazionale e al senso di appartenenza ad una unica patria.
Abbiamo ascoltato la storia di una ragazza dispiaciuta per la tristezza del suo ex ragazzo e del loro ultimo incontro a rubare le vite. Abbiamo seguito le ore della speranza e quelle della consapevolezza della tragedia. Abbiamo letto la storia di un ragazzo deluso ma non cattivo, divenuto con il passare delle ore tanto lucido nella sua crudeltà da aver programmato per giorni e nei minimi particolari il come, il dove e la fuga. Venticinque minuti di agonia per Giulia, e il suo nome potrebbe essere quello di una qualsiasi delle decine di donne uccise in questo anno. Un ennesimo assassinio di donna che segna ancora una volta la sconfitta della nostra collettività.
Molti vedono le cause nella maggiore solitudine dei giovani e meno giovani, nella assenza di una famiglia attenta. C'è poi chi pensa che molto sia dovuto alla inadeguatezza della scuola e di chi dovrebbe vigilare. Altri puntano il dito su una escalation della aggressività sociale. Questi solo pezzi di un mosaico più grande che interessa tutti ed è responsabile degli omicidi delle tante Giulia.
E' vero che viviamo un tempo in cui la violenza verbale e fisica caratterizza il quotidiano, in una società che non è più collettività ma un insieme di individualità con diritti e regole proprie che deviano dalla vita di comunità. Esiste una deriva sempre più marcata di perdita di valori istituzionali e civici, di punti di riferimento comuni, di un condiviso pensiero collettivo da rispettare, che spinge la persona verso un sentire che va oltre il consentito e che segna una assenza di relazioni sociali vere, non costruite artificialmente o sui social, che sono imprescindibili per un confronto e una vita comunitaria. Anche la stessa difesa sociale negli anni è stata messa all'angolo dalla inidoneità di politici e da un pericoloso contenimento delle spese dei vari organismi istituzionali di monitoraggio e prevenzione. La scuola e il volontariato hanno perso poi la loro valenza educativa e sociale per non parlare della famiglia sempre più “branco” di paritari e sempre meno luogo di educazione alla vita. E non dimentichiamo la chiusura scellerata dei consultori socio sanitari.
Mancano le scelte politiche di governo e sul territorio, quelle riforme fatte a recepimento dei diritti umani e civili, quelle di conoscenza delle altre culture a permettere una integrazione diffusa, quelle del riconoscimento delle pari opportunità. Manca un concreto dialogo alla pari tra individui che crei un dibattito ad altezza occhi, che permetta l'accettazione di sconfitte. Non si parla di individualità ma di singoli che non riescono ad accettare l'insuccesso, sia esso la perdita di una donna, di un lavoro o di una qualsiasi altra cosa considerata proprietà acquisita. Questa società spinge al sè mettendo in primo piano sempre e soltanto la ricerca del benessere proprio.
Il singolo diviene caratteristica predominante, ridondante, che non segue le regole scritte e non scritte di un corpo sociale, ma che considera verità e ragione qualcosa di proprio, e se questo proprio diviene amorale e irrispettoso dei diritti altrui non ha alcune importanza. Una nuova società senza valori condivisi e con un forte disagio sociale: lo spazio dell'altro non significa più pluralità collettiva, ma diviene limite al personale.
E' in questa società di singoli che dialogano con una tastiera, che non si incontrano, che non discutono, che vivono i valori civici sui social bannando ciò che non ritengono a loro affine, è qua che nascono le premeditazioni di violenza sulla donna. Non occorrerebbe inasprire le pene di reato se si desse finalmente il via a riforme di difesa sociale a contrasto. Il nostro Paese manca di senso civico e comunitario, ma anche di politiche sociali serie. Ironico se si pensa che viviamo nei giorni di un governo che inneggia continuamente alla sovranità nazionale e al senso di appartenenza ad una unica patria.
Fonte: di Patrizia Viviani