"LA DISGREGAZIONE" di Paolo Bagnoli
21-07-2019 - EDITORIALE
Quanto ci offre la politica italiana in queste settimane altro non è se non lo spettacolo triste e preoccupante di una democrazia senza progetto. Sono gli effetti della miscela sovranismo-populismo innalzati a responsabilità di governo umiliata in un governismo misero. E’ difficile dire se siamo alle fasi finali di un ciclo iniziato agli inizi degli anni ’90 considerato che, da allora, passo dopo passo, stagione politica dopo stagione politica, i fallimenti si sono susseguiti determinando una crisi dissolutrice non solo del sistema, ma dello stesso stato di diritto. La democrazia non si alimenta con le chiacchiere, i gesti clamorosi, la supplenza della comunicazione, ma con progetti politici di governo, sia in chi ne è chiamato alle responsabilità, sia in chi si trova all’opposizione. Di ciò non troviamo traccia alcuna essendosi ridotta la lotta politica alla sola conquista del governo nella compulsione di improvvisate classi dirigenti mosse solo dalla smania di imporsi per conquistare il potere. Il progetto politico della democrazia ha due aspetti ben precisi. Il primo riguarda l’attinenza ai principi della Costituzione – è l’essenza dello stato di diritto, ossia di uno stato governato dalle leggi e non dagli uomini – l’altro riguarda i progetti politici messi in campo dai soggetti propri dell’agire politico, ossia dei partiti secondo la loro vocazione, i loro ideali, la loro identità e rappresentanza sociale che esprimono. Un sistema senza partiti non poteva che avere questo sbocco avendo abdicato alla ragione stessa della propria dinamica. Oggi si sconta amaramente l’illusione che, dopo la fine dei partiti storici, si potesse riprendere un cammino democratico facendo a meno del soggetto partito. La situazione creatasi dopo Tangentopoli richiedeva un rinnovamento e ciò comportava la presenza di nuovi soggetti; vale a dire di nuovi partiti, che però fossero tali, punti di forza e di sostegno di un nuovo sistema radicandosi, quali corpi intermedi, tra la gente e le istituzioni. Ma parlare nuovamente di partiti dopo Tangentopoli è apparso come la rievocazione di ombre di un passato che era stato travolto e, nell’inseguimento irrazionale del consenso del popolo per arrivare alla conquista del governo, si è smarrito il senso stesso della dimensione morale che un sistema democratico deve avere, in un gioco ansioso e spasmodico di false novità, bugiarde verità, problemismo senza problemi, mancanza di ogni remora civile e di senso di quel concreto storico con cui la responsabilità dell’azione politica deve sempre fare i conti. Il venir meno di ogni preoccupazione di ordine generale ha innestato un processo di disgregazione morale che emerge dagli avvenimenti dell’oggi e dall’inconsistenza della classe politica che tiene banco. Un qualcosa che si propone ad ogni piè sospinto; per un Paese fragile e complesso come l’Italia tutto ciò ha conseguenze devastanti lacerando l’etica civile e repubblicana che motiva la nostra democrazia.