"IL SOCIALISMO NELLA LIBERTA’" di Paolo Bagnoli
25-02-2020 - EDITORIALE
I livelli sempre più alti di crisi del nostro sistema politico non sono oggetto di nessuna attenta riflessione che sia propedeutica ad un dibattito non a esclusiva valenza politologica, ma politica; da cui scaturiscano azioni che si piazzino nella dinamica della lotta. Ciò, tuttavia, è possibile solo se le azioni sono sorrette da idee; vale a dire da rappresentazioni che generino ideologia – un termine di cui da un pezzo quasi un po’ tutti sembrano rifuggire – per cui identità e, quindi ancora, valori per cui vale la pena di lottare. A ciò dovrebbe applicarsi la sinistra. Ma la sinistra non c’è e, come andiamo dicendo da tempo, è difficile pensare che possa tornare a essere un soggetto politico se prima non ne rinasce uno socialista. Anche su questo piano non c’è niente che possa far capire che un qualcosa, in un tempo abbordabile, possa farsi vivo all’orizzonte. Intendiamoci: non è che certe idee in proposito non circolino in ambiti intellettuali se pur ristretti, ma la voce che ne scaturisce è flebile e si infrange nel tempo dell’attesa; quando, cioè, ci saranno tempi migliori. Ma questi senza un movimento democratico vigile e consapevole – che, con tutto il rispetto, non sono certo le sardine – non verranno mai, mentre i tempi della destra corrono, un po’ a balzelloni, ma abbastanza veloci. In ogni caso la destra è in campo e all’occasione elettorale prenderà il governo del Paese.
Il governo in carica, nato per impedire la crescita della destra, isolare Salvini e magari, intorno a Conte, ricreare un centro politico, giorno dopo giorno mostra la corda; il suo equilibrio è instabile e ragionare su tutto quanto può allontanare eventuali elezioni anticipate non è di per sé né motivo di stabilità né di governabilità. Nei sistemi forti gli equilibri instabili non sono poi motivo di eccessiva preoccupazione; in quelli fragili possono causare esiti imprevedibili per gli assetti democratici. Ecco perché riaprire una riflessione politica sulla sinistra, tra chi si ritiene di sinistra, tra coloro che ritengono essere la proposta socialista il punto di avvio per una riscossa democratica, suona praticamente come un dovere. E’ alla sinistra, in primo luogo, che spetta pensare la democrazia. Carlo Rosselli diceva che il socialismo è “la filosofia della libertà”. Concepire il consolidamento e lo sviluppo della libertà, di cui la democrazia è la sua forma politica e la giustizia sociale quanto permette al sistema di emanciparsi nella coesione sociale, significa assumere lo schema del socialismo liberale a fondamento di un progetto complessivo di ricostruzione – perché di questo si tratta – della democrazia italiana. Le formule che comunemente circolano quali centro-sinistra, alleanza progressista, polo riformista e via dicendo non dicono più nulla; sono solo espressioni consunte della miseria cui è giunta la politica ai nostri giorni.
Si obietterà che, non per tutti, la democrazia possa essere ricostruita a partire dallo schema offerto dal socialismo liberale; è legittimo, ma chi è anche genericamente di sinistra da questo schema non può prescindere; chi è socialista, poi, ne ha il dovere che viene dalla storia e da quanto richiede il processo di incivilimento del nostro Paese. E non solo.
Occorre rilanciare un credibile progetto di libertà concrete e tale progetto è tale solo se postula una socialità diffusa e la giustizia sociale: è il socialismo nella libertà. Piero Gobetti riteneva che tutte le libertà sono solidali; allora la dinamica della ripresa democratica configurerà nel proprio procedere le forme della statualità repubblicana nel pieno rispetto di quanto la Costituzione dice e delle leggi non scritte che ispira.
Questo ci sembra l’unico filo da tessere, con pazienza e coraggio, non in marginalità alla lotta politica, ma andandovi nelle forme possibili, con le energie disponibili, dentro, con determinazione e coscienza. A oltre settant’anni dalla sua nascita, la democrazia italiana sta correndo seri rischi e un Paese orfano della sinistra e del socialismo è destinato, inevitabilmente, a essere risucchiato a destra.