"EUROPA" di Andrea Becherucci
21-07-2017 - EDITORIALE
L´Europa è ossessivamente al centro della cronaca, non solo politica, di questi ultimi anni. Quasi per ogni aspetto della nostra vita quotidiana s´invoca – spesso a sproposito – una presunta ingerenza delle istituzioni europee o la si reclama, quando fa più comodo. Non c´è dubbio, d´altra parte, che le istituzioni dell´UE abbiano fatto veramente troppo poco, a partire dal 2008 – data d´inizio dell´ultima ciclica crisi del capitalismo, per farsi apprezzare dal cittadino elettore.
I paesi del socialismo mediterraneo (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo) hanno dovuto far fronte a una serie di attacchi provenienti da ambienti del capitalismo finanziario (ricordiamo il report confidenziale di JP Morgan del maggio 2013 che rilevava come i paesi mediterranei fossero retti da costituzioni che conservavano tracce di socialismo inadatte a garantire la governabilità). A questo si è aggiunta la volontà egemonica della Germania che attraverso il possesso delle leve di comando dell´UE ha imposto progressivamente l´ordoliberismo di stampo germanico ai propri partners, fatto di bassi salari, diminuzione della spesa pubblica e smantellamento del welfare, che trova le sue premesse nel Trattato di Maastricht.
C´è stato, però, un tempo che i ´millenials´ ignorano e che è tornato alla luce alcune settimane fa in cui l´Europa poteva contare su personalità che avevano una chiara idea della propria missione storica: ci riferiamo a due figure recentemente scomparse come il Cancelliere tedesco Helmut Kohl (1930-2017) e la prima presidente del PE Simone Veil (1927-2017). Queste due grandi personalità hanno occupato la scena politica europea dando il loro contributo in termini d´idee e di progetti a prescindere dal loro orientamento politico che era in entrambi i casi, conservatore.
Queste brevissime considerazioni non ci fanno, tuttavia, rimpiangere il tempo che fu. Del resto troppo differenti dalle attuali erano le condizioni storiche nelle quali Kohl e Veil si trovarono a operare. Tuttavia un paio di cose le notizie di queste morti sembrano volerci ricordare: la statura dei protagonisti di quella stagione non è neppure paragonabile agli attuali, con Juncker che si trova inopinatamente a occupare la poltrona che fu di Jacques Delors, il che ci lascia intendere che la selezione della classe dirigente non è un problema soltanto italiano e che se Kohl ha potuto essere l´uomo della riunificazione tedesca è stato anche per merito di un socialista come il presidente francese François Mitterrand la cui visone globale ha permesso alla Germania di riunirsi e, all´Europa nel suo complesso, di avanzare, in una dialettica chiara tra forze progressiste e forze conservatrici alle quali era ancora ben chiaro a quali ideali richiamarsi per gestire con successo un progetto comune.
I paesi del socialismo mediterraneo (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo) hanno dovuto far fronte a una serie di attacchi provenienti da ambienti del capitalismo finanziario (ricordiamo il report confidenziale di JP Morgan del maggio 2013 che rilevava come i paesi mediterranei fossero retti da costituzioni che conservavano tracce di socialismo inadatte a garantire la governabilità). A questo si è aggiunta la volontà egemonica della Germania che attraverso il possesso delle leve di comando dell´UE ha imposto progressivamente l´ordoliberismo di stampo germanico ai propri partners, fatto di bassi salari, diminuzione della spesa pubblica e smantellamento del welfare, che trova le sue premesse nel Trattato di Maastricht.
C´è stato, però, un tempo che i ´millenials´ ignorano e che è tornato alla luce alcune settimane fa in cui l´Europa poteva contare su personalità che avevano una chiara idea della propria missione storica: ci riferiamo a due figure recentemente scomparse come il Cancelliere tedesco Helmut Kohl (1930-2017) e la prima presidente del PE Simone Veil (1927-2017). Queste due grandi personalità hanno occupato la scena politica europea dando il loro contributo in termini d´idee e di progetti a prescindere dal loro orientamento politico che era in entrambi i casi, conservatore.
Queste brevissime considerazioni non ci fanno, tuttavia, rimpiangere il tempo che fu. Del resto troppo differenti dalle attuali erano le condizioni storiche nelle quali Kohl e Veil si trovarono a operare. Tuttavia un paio di cose le notizie di queste morti sembrano volerci ricordare: la statura dei protagonisti di quella stagione non è neppure paragonabile agli attuali, con Juncker che si trova inopinatamente a occupare la poltrona che fu di Jacques Delors, il che ci lascia intendere che la selezione della classe dirigente non è un problema soltanto italiano e che se Kohl ha potuto essere l´uomo della riunificazione tedesca è stato anche per merito di un socialista come il presidente francese François Mitterrand la cui visone globale ha permesso alla Germania di riunirsi e, all´Europa nel suo complesso, di avanzare, in una dialettica chiara tra forze progressiste e forze conservatrici alle quali era ancora ben chiaro a quali ideali richiamarsi per gestire con successo un progetto comune.
L´Associazione dei librai ci dice che, nel 2016,il mercato librario è aumentato del 2,3%.L´Istat ci dice che nel 2015 una famiglia su dieci non possiede nemmeno un libro; che nel Sud uno su tre non ne ha letto nemmeno uno e che in ben 14 delle nostre Regioni – che sono 20 – più della metà della popolazione non legge per niente. Rispetto al 2013 gli italiani che non leggono sono aumentati di ben tre milioni. Ma nessuno si domanda, con questi dati, come si può sperare di leggere il futuro? Pirgopolinice |