"IL PUNTO"
23-03-2018 - IL SOCIALISMO NEL MONDO
Lo scorso 4 marzo ha finalmente posto fine alla XVII legislatura cha ha visto avvicendarsi tre governi presieduti da Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Il risultato delle elezioni politiche appena trascorse ci ha consegnato un quadro della situazione chiaro nei suoi risultati – con la vittoria del M5S, l´avanzata delle Lega e il tracollo del PD - ma ingestibile ai fini del governo del paese grazie anche agli effetti di una legge elettorale scellerata eppure votata in parlamento a larga maggioranza.
Non avendo capacità predittive è impossibile, per chi scrive, avventurarsi in ipotesi sul leader di quale forza il presidente Mattarella incaricherà della formazione del nuovo governo. Possiamo, però, cercare d´ipotizzare quale potrebbe essere l´atteggiamento delle istituzioni europee di fronte a soluzioni governative che vedano a capo del nuovo esecutivo, personaggi che sono variamente assimilati a esponenti delle forze populiste.
Il M5S e il suo leader designato Luigi Di Maio hanno cominciato già in campagna elettorale una conversione sui temi europei che fino a poco tempo prima avevano costituito un argomento polemico di eccezionale attrattiva per il suo elettorato. Uno dei termini che nella recente campagna elettorale è stato utilizzato più di frequente è "credibilità". Il M5S aveva la necessità di accreditarsi presso i circoli finanziari che contano. Ecco quindi la sua visita nella City di Londra accompagnato dal ministro in pectore dell´Economia, Lorenzo Fioramonti. Del resto, la necessità di "rassicurare i mercati" è una costante per le forze politiche che si affacciano alla soglia della "stanza dei bottoni". Si ricorda ancora la "Via Crucis" di D´Alema nel 1995 tra visite alla Bocconi e a Piazza Affari, per finire nel tempio del capitalismo continentale, ossia la City londinese. I toni utilizzati da di Di Maio riguardo alle rivendicazioni italiane nei confronti dell´UE paiono essersi molto attenuati. Di recente in una conferenza tenuta alla Link Campus University – creatura dell´ex-ministro DC Vincenzo Scotti – Di Maio ha dichiarato, in omaggio alla nuova linea governista del movimento, che «l´Europa è la casa naturale dell´Italia e del M5S», né sono più affiorati i toni scopertamente polemici contro la moneta unica e la burocrazia europea.
Di segno opposto i segnali che giungono dalla Lega e da Fratelli d´Italia. Matteo Salvini in campagna elettorale ha battuto costantemente sul tasto del contrasto ai vincoli di bilancio imposti dall´UE fino a dichiarare pubblicamente l´impegno della Lega, ove servisse, a non rispettare il limite del 3% del rapporto tra deficit e PIL. Nel suo discorso di commiato da europarlamentare, il leader della Lega ha confermato la sua idea che l´euro sia una moneta sbagliata ma ha escluso un´uscita unilaterale dell´Italia dalla moneta unica. La leader di Fratelli d´Italia Giorgia Meloni, agli sgoccioli della campagna elettorale, ha cercato di raccogliere qualche manciata di voti andando in pellegrinaggio dal presidente ungherese Viktor Orban con cui ha rivendicato un´identità di vedute che, per chi si considera una patriota come la Meloni, riesce difficile anche immaginare, pensando a quanto i paesi del gruppo di Visegrad hanno fatto per ostacolare un´equa ripartizione in quote dei migranti fra tutti i paesi membri dell´UE.
La strada per la composizione di un nuovo governo è ancora lunga e non è immaginabile, al momento, con quale alchimia politica sia possibile sbloccare la situazione. Il ministro dell´Economia Padoan, alla recente riunione dell´Ecofin ha dichiarato di aver risposto ai colleghi stranieri che lo interrogavano in proposito di non sapere quale potesse essere il futuro dell´Italia. Ci auguriamo che, pur nel pieno rispetto del voto espresso dagli elettori, l´Italia possa far valere anche nei consessi internazionali le proprie ragioni cercando di non vellicare i più bassi istinti dell´elettorato ma operando, di volta in volta, secondo quanto impongono la coscienza e la competenza.
Fonte: di ANDREA BECHERUCCI