"LA VITA DEI NERI CONTA MA NON ABBASTANZA"
21-06-2020 - IL SOCIALISMO NEL MONDO
ACAB - All Cops Are Bastards – è diventato lo slogan delle folle che nelle città d'America hanno invaso le piazze dopo la brutale uccisione di George Floyd, un afroamericano, da parte della polizia di Minneapolis il 25 maggio. Arrestato per presunto spaccio di un biglietto falso da 20 dollari, un poliziotto bianco, Derek Chauvin, lo butta a terra, lo ammanetta e gli pratica il choke hold, la tecnica del soffocamento. Per 8 minuti e 46 secondi Derek Chauvin gli preme il ginocchio contro il collo. Per 16 volte George Floyd ripete “I can't breath”, non posso respirare. Per tutto il tempo, i colleghi di Chauvin guardano al dramma e non muovono un dito. Un video testimonia la scena. E folle di manifestanti invadono le piazze. Per disperderli, la polizia adotta tattiche violente: più di 10.000 arresti, pallottole di gomma, gas lacrimogeni, pestaggi. Ha inizio una spirale infernale. Il primo giugno, a Louisville, la Guardia Nazionale del Kentucky uccide un manifestante, l'afroamericano David McAtee. Il giorno seguente, i dimostranti si radunano davanti alla Casa Bianca: cantano, si inginocchiano, chiedono maggiore giustizia razziale. Per farli sgomberare, la polizia usa i gas e permette così a Donald Trump di attraversare Lafayette Square e farsi fotografare sventolando la bibbia. E non dice una parola sugli 8 minuti e 46 secondi che hanno portato alla morte di Floyd. Quella notte, a St Louis nel Missouri, David Dorn, un poliziotto in pensione, viene ucciso dai saccheggiatori di un banco dei pegni. Saccheggi e violenze da ambo le parti si ripetono per giorni a Buffalo come a New York. Trump minaccia l'intervento dell'esercito, invoca Legge e Ordine, e ringrazia le forze di polizia per come hanno saputo ridurre il numero dei manifestanti davanti alla sua residenza. Risultato: il crollo della sua popolarità. Il più recente sondaggio mostra che il 66% degli americani disapprova come ha gestito le proteste; il 60% come ha affrontato il coronavirus. E le elezioni di novembre si avvicinano. A guidare la protesta, il movimento Black Lives Matter nato nelle strade di Ferguson, in Missouri, nel 2013. Le vite dei neri contano, sostiene il movimento, ma non abbastanza: per la polizia, il sistema giudiziario, il mondo degli affari. E chiedono che una parte dei fondi destinati ai dipartimenti di polizia siano dirottati verso programmi sociali, scuole, ospedali e abitazioni per le comunità emarginate. Negli USA, nonostante l'abolizione della schiavitù, la segregazione etnica come forma di disuguaglianza sociale è ancora tangibile e coinvolge tutti i settori, in primo luogo quello residenziale. Lo attesta recenti ricerche svolte dalle università USA. La segregazione residenziale riguarda soprattutto i neri ed è ben consolidata a New York, Chicago, Detroit, Boston, Miami. Dichiarata incostituzionale dalla Corte suprema nel 1954, la segregazione razziale nelle scuole pubbliche americane non è venuta meno. Nel 2016 i distretti scolastici che includono soprattutto studenti neri hanno ricevuto 23 milioni di dollari di sovvenzioni in meno rispetto alle scuole con predominanza bianca. E' provato che meno criminalità e migliore salute pubblica sono strettamente collegati a un aumento del livello di istruzione. Ormai, il 65% dei posti di lavoro negli USA richiede un'istruzione universitaria, più è alto il livello di istruzione, più bassi sono i tassi di disoccupazione. Più sale il livello di istruzione più il divario etnico aumenta: secondo i dati relativi al 2018, possiede una laurea triennale il 16% degli afroamericani contro il 24% dei bianchi, ha un dottorato il 2,3% dei bianchi contro l'1,2% degli afroamericani. Uno dei problemi più urgenti da risolvere è comunque migliorare le relazioni fra la polizia e le comunità afro-americane. Le rivolte che hanno sconvolto il paese e riprese in video hanno dimostrato come le persone di colore siano soggette alla brutalità della polizia in modo assolutamente non paragonabile ai bianchi. Non solo. A essere penalizzati di più dalla crisi economica, la disoccupazione, l'impatto dell'epidemia da Covid 19 sono stati gli afroamericani: rappresentano il 12,3% della popolazione e hanno sofferto il 22,7% delle morti. Queste sono le ragioni che hanno innestato la protesta seguita alla morte di George Floyd. Quello che si è visto nelle piazze americane nelle scorse settimane non è solo la reazione all'omicidio di un uomo, ma i debiti dovuti alle comunità nere da 400 anni, da quando, nel 1619, i primi schiavi africani furono condotti sulle spiagge del Nord America. L'idea moderna di razza ebbe inizio con gli europei quando andarono in Africa alla ricerca dell'oro, poi il commercio degenerò dall'oro agli esseri umani. E per giustificare quella mostruosità venne utilizzata l'ideologia della superiorità razziale. Anche se negli ultimi anni il numero di minoranze in posizioni che 50 fa non avrebbero potuto occupare è cambiato, le menti non sono cambiate. Le forme che può prendere il razzismo sono innumerevoli e alcune sono apparentemente innocue. Dice il celebre scrittore nigeriano Ben Okri: se sei nero, vai al ristorante, è probabile che ti diano il tavolo più appartato e più vicino al cesso. Se sei nero, è probabile che vedendoti passare, i commensali afferrino la borsa e la stringano con forza. Se sei nero, è probabile che la polizia che ti piombi addosso mentre stai osservando gli uccelli in un parco; che tu sia la prima persona sospettata se si perde il cellulare in casa di un amico. E che se aspetti un taxi, tu lo veda fermarsi più lontano in attesa di qualcuno con un colore della pelle meno minaccioso. E' stata abolita la schiavitù, ma il rifiuto di vedere i neri come degli uguali con pari diritti è tuttora presente.
Fonte: di GIULIETTA ROVERA