"IL MOVIMENTO UNITARIO DI INIZIATIVA SOCIALISTA (1959)"
22-03-2020 - STORIE&STORIE
Lo storico XXXII congresso del PSI (Venezia, 6-10/2/1957), al quale per il PSDI portò il saluto il suo segretario Matteo Mattetti (1) (foto a sinistra) sottolineò la scelta irreversibile dei socialisti per il metodo democratico, sia nella vita interna del partito che nell'eventuale gestione dello Stato e confermò i principi generali del socialismo contenuti nel celebre trinomio: classismo, democrazia, internazionalismo.
Ma, al di lá dell'unanimismo di facciata, la composizione del Comitato Centrale eletto dal congresso (2) suscitò molte perplessitá nella destra socialdemocratica (3), che unite alle forti diffidenze della sinistra socialista, legata all'alleanza col PCI, fece di fatto naufragare le speranze di una imminente unificazione socialista sorta col famoso incontro di Pralognan fra Nenni e Saragat (4).
Tanto che lo stesso Nenni, segretario del PSI, ebbe a dire in seguito che sull'unificazione era stata posta una pietra tombale.
Una conseguenza di questo fallimento furono le dimissioni (17-4-1957) dalla carica del segretario Matteotti, che venne sostituito, alla guida del PSDI, dal saragattiano Mario Tanassi.
In occasione dell'XI congresso del PSDI (Milano, 16-20/10/1957) il confronto fra le varie correnti del partito si fece aspro: Il „centro“ di Saragat e Tanassi, che ottenne il 48,28 % fece maggioranza con la „destra“ di Alberto Simonini (8,17 %), mentre restarono all'opposizione interna il „centrosinistra“ di Matteo Matteotti (22,45 %) e la „sinistra“ di Mario Zagari (foto a destra) e Giuseppe Faravelli (5) (21,09 %).
A rinfocolare, pochi mesi dopo, la conflittualitá interna alla socialdemocrazia contribuirono: A) la formazione del governo Fanfani DC-PSDI, che vide i due partiti socialisti collocati uno, il PSDI, al governo (6) e l'altro, il PSI, all'opposizione; B) l'esito del XXXIII congresso del PSI (Napoli,
15-18/1/1959), che si svolse su mozioni contrapposte e che registrò la netta vittoria degli autonomisti (58,30 %), che perciò ottennero la maggioranza del C.C.
Se Saragat si affrettò a definire il congresso frutto di una debole coscienza politica, il cui documento finale oscillava tra il sogno e l'avventura, la sinistra socialdemocratica, riunitasi il 19 gennaio, constatò come il congresso del PSI avesse realizzato nella loro totalitá le condizioni sempre considerate fondamentali per il conseguimento dell'unificazione in un solo partito, per cui la politica di alternativa democratica potrá essere avviata a quell'attuazione a cui sono interessate e dovranno concorrere tutte le forze socialiste del Paese.
La Direzione del PSDI, riunitasi il giorno dopo, si trovò di fronte alla richiesta di Matteotti e Zagari (7), di una convocazione del Comitato Centrale, al fine di esaminare i problemi esposti nel comunicato emesso dalla sinistra. Inoltre, in un editoriale su Critica Sociale, Zagari affermò che non c'era da perdere altro tempo per realizzare l'unificazione socialista, essendosi ormai verificate le necessarie condizioni da sempre volute dal PSDI. Sulle stesse posizioni si schierò anche la Federazione Giovanile socialdemocratica (8).
In sostanza la sinistra chiedeva che si costituisse nel C.C. una nuova maggioranza ed una nuova Direzione, capaci di portare ad un'ampia operazione unitaria, che doveva essere espletata da coloro che erano stati sempre su tali posizioni.
Un altro autorevole esponente della sinistra, il deputato Pasquale Schiano, volle precisare: Noi vogliamo un cambiamento di politica e quindi un cambiamento del timoniere. Se ciò non si verificherá nel C.C. „Iniziativa Socialista“ ne trarrá le dovute conseguenze, avendo espresso in piena coscienza un giudizio positivo sul Congresso del PSI.
Il documento approvato dalla Direzione (9), invece, invitava i dissenzienti a rivedere il loro giudizio positivo sul congresso di Napoli e a lasciare che il problema dell'unitá socialista fosse riportato nell'ambito di una discussione da partito a partito.
A sostegno dell'unificazione socialista intervenne anche una dichiarazione del 21 gennaio 1959, del prestigioso esponente laburista britannico, Aneurin Bevan: […] il risultato del congresso socialista ha creato una nuova situazione della quale l'Internazionale Socialista deve necessariamente prendere conoscenza.
Rispondendo a Saragat che aveva classificato il congresso di Napoli come un'operazione di adescamento di zone marginali della socialdemocrazia, il segretario del PSI Nenni cosí replicò: Nessun adescamento, nessuna manovra. Il PSI fa la sua politica e la fa, naturalmente, perché questa incontri i piú larghi consensi. Si tratta di questioni e di problemi interni alla socialdemocrazia, sui quali il PSI non intende menomamente influire. Al Congresso di Napoli noi abbiamo indicato un'ampia e chiara linea d'azione per tutte le forze socialiste. Per chi converge su tale posizione, non si tratta di altro problema che di confluire nel PSI. Quanto a noi, non abbiamo nessuna azione particolare da svolgere in tale campo, perché riteniamo che la nostra posizione sia abbastanza esplicita. Né, tanto meno, ci proponiamo alcun intento frazionistico nei confronti di altre forze e organizzazioni politiche.
Intanto venne convocato il C. C. socialdemocratico per il 31 gennaio, mentre veniva costituito un “Comitato di difesa del PSDI”, presieduto dal leader della destra interna Alberto Simonini. Evidentemente si mirava a tamponare un'eventuale emorragia di quadri e di iscritti socialdemocratici, in caso di scissione.
Il ministro Vigorelli (foto al centro) confermò, in sede di Consiglio dei Ministri, le voci giá circolanti sulle sue dimissioni dal Governo: Non si tratta di equivoci tra me e Saragat: si tratta di dissensi politici. Io posso star qui ancora qualche giorno, perché ritengo mio dovere approntare i bilanci, ma voglio dedicarmi all'opera di unificazione socialista perché ritengo che il PSI abbia fatto un passo importante sulla via della democrazia; quindi mantengo le mie dimissioni (10).
Qualche giorno dopo Zagari rincarò la dose: [la sinistra socialdemocratica] considera il PSI, dopo la vittoria degli autonomisti, come fattore essenziale di una nuova fase dinamica della vita politica italiana.
Zagari annunciò, inoltre, che per domenica 8 febbraio era stato indetto un convegno di corrente della sinistra, a Roma, per rimettere alla base la decisione se restare o uscire dal PSDI (11).
Ma la base della sinistra socialdemocratica sembrava ormai orientata verso la scissione, come dimostravano vari pronunciamenti, come quello della Federazione Giovanile del PSDI (12) e quello della maggioranza del direttivo della sezione “Filippo Turati” del PSDI di Firenze che proclamo' autonoma la sezione stessa, imitata poco dopo (13) dalla Federazione di Bolzano.
La furiosa reazione di Saragat (7-2-1959), che parlo' addirittura di “tradimento”, non si fece attendere: […] Coloro che uscissero dal nostro partito per diventare complici del PSI, fautore del tanto peggio tanto meglio, e per fornire degli alibi alla destra reazionaria, proprio nel momento in cui noi lottiamo per difendere le libere istituzioni, saranno bollati per sempre.
L'8 febbraio 1959, come stabilito, si riunirono a Roma circa 500 delegati dalla base della sinistra socialdemocratica, ora denominata “Iniziativa Socialista”. La relazione introduttiva fu tenuta da Mario Zagari, il quale, fra l'altro, disse: A Napoli sono state realizzate le tre condizioni base essenziali per l'unificazione: l'autonomia ideologica e politica, la democrazia come mezzo e come fine dell'azione socialista, la democrazia interna di partito.
Il convegno, svoltosi in un entusiastico clima unitario, fu ricco di interventi, fra cui quello di Faravelli, il quale ricordò ai convenuti che occorreva lasciare il PSDI, per evitare il rischio di perdere la nostra anima socialista e quello di Vigorelli, che lancio' un appello ai sindacalisti della UIL, con l'augurio di riaverli presto accanto nella lotta comune per l'appagamento delle rivendicazioni e delle attese di tutti i lavoratori italiani.
Le conclusioni furono tratte da Matteo Matteotti, il quale ricordò come, all'interno del PSDI, non esistesse possibilitá alcuna di lotta democratica.
La proposta di organizzare la sinistra socialdemocratica in modo autonomo, avanzata formalmente da Zagari, fu acclamata con emozione dai 500 delegati, che diedero cosí vita al Movimento Unitario di Iniziativa Socialista (MUIS) (14).
Lasciarono dunque il PSDI 5 deputati su 22: Matteo Matteotti, Ezio Vigorelli, Corrado Bonfantini, Pasquale Schiano e Orlando Lucchi; 22 componenti sui 61 del Comitato Centrale del PSDI; numerosi amministratori provinciali e comunali, per i quali il convegno stabilií che essi non abbandonassero il mandato ricevuto dagli elettori e continuassero nelle loro cariche fino all'approvazione dei bilanci. Fra gli aderenti al Movimento figuravano anche personaggi di prestigio come il prof. Enrico Paresce (ex membro della Direzione del PSU con Mondolfo segretario), Leo Solari (partigiano, ex segretario dei giovani socialisti), Girolamo Congedo e Giorgio Lauchard (esponenti di spicco della nuova organizzazione giovanile socialista ricostituita nel 1944), gli assessori della Giunta di Milano Lamberto Jori e Aldo Aniasi (famoso comandante partigiano e futuro sindaco di Milano), il grande giurista Giuliano Vassalli, il giornalista Italo Pietra, l'antifascista Aldo Valcarenghi, Candido Grassi (pittore e comandante partigiano).
Giá in partenza il MUIS poteva contare su 5700 aderenti.
Mentre continuavano ad arrivare alla Direzione del MUIS adesioni da ogni parte d'Italia e il PSDI diventava sempre piú zoppicante per la perdita della sua ala sinistra, la Direzione del PSI emano' un documento di sostegno al movimento:
La Direzione del PSI, nella sua riunione del 12 febbraio, ha preso atto con vivo compiacimento della decisione della sinistra socialdemocratica e della Federazione giovanile di abbandonare il PSDI, di costituirsi in movimento autonomo di iniziativa socialista e di considerare che il Congresso di Napoli ha creato le condizioni necessarie per l'unitá socialista. Tale decisione costituisce un'ulteriore condanna della sterilitá politica e della costante inclinazione collaborazionista del PSDI.
La Direzione si augura che si possa in breve tempo realizzare la confluenza del Movimento nel PSI sulla piattaforma democratica, classista ed internazionalista, stabilita dai congressi di Venezia e di Napoli.
La Direzione invita le organizzazioni del partito a dare il massimo appoggio ai compagni che escono dal PSDI, per assicurarli della volontá fraterna dei socialisti di realizzare l'unitá nel PSI, secondo le deliberazioni del XXXIII congresso (15).
Un primo bilancio fu fatto dalla Direzione del MUIS nella sua riunione del 20 febbraio 1959, alla fine della quale emise un comunicato:
La Direzione del MUIS ha preso atto con soddisfazione delle numerosissime adesioni, di vertice o di base, sino ad oggi pervenute. Si sono giá costituiti 58 comitati provinciali con l'adesione di 339 membri dei comitati direttivi provinciali giá appartenenti al PSDI, compresi i membri dei direttivi delle federazioni recentemente poste sotto gestione commissariale.
Al MUIS, precisava ancora il documento, avevano aderito anche due consiglieri regionali, 11 provinciali e alcune centinaia di consiglieri comunali.
Di contro Saragat, in una sua dichiarazione, parlava ancora di ribadita subordinazione del PSI al comunismo e alla Confederazione Generale del Lavoro comunista e di politica neofrontista del congresso di Napoli.
Conclusosi il flusso di adesioni alla scissione, il MUIS inizio' le trattative col PSI (16) per realizzare quello che era il suo fine ultimo: la sua confluenza nel PSI, per arrivare, sia pure in parte, visto l'atteggiamento della maggioranza socialdemocratica, alla sospirata unitá del socialismo italiano.
Il 22 maggio si incontrarono, per tirare le somme sulla confluenza, le delegazioni del PSI (17) e quella del MUIS (18), che raggiunsero il pieno accordo, come recitava il comunicato finale:
Le delegazioni del PSI e del MUIS hanno concluso le trattative per la confluenza ed hanno approvato uno schema di accordo che sará sottoposto da una parte al Convegno nazionale del MUIS e, dall'altra, alla Direzione e al Comitato Centrale del PSI.
Il convegno del MUIS si svolse il 25 maggio 1959. Dopo aver ascoltato la relazione della delegazione che aveva trattato col PSI sull'accordo raggiunto, che comportava l'osservanza delle deliberazioni congressuali e delle norme statutarie del PSI, esso si concluse con l'approvazione di un ordine del giorno in cui, riaffermato che il Movimento si è costituito sulla premessa che, essendo superata, dopo il Congresso di Napoli del PSI, ogni essenziale antitesi ideologica e politica tale da mantenere ulteriormente divise le forze socialiste; preso atto dell'azione che in adempimento di tale finalitá e funzione il MUIS ha compiuto; udite le relazioni dei compagni Matteotti, Zagari e Vigorelli circa le trattative condotte con la delegazione del PSI, le approva e delibera di procedere all'unificazione del MUIS con il PSI secondo il testo dell'accordo siglato, dando mandato agli stessi compagni di perfezionare con i compagni del PSI le modalitá pratiche della confluenza.
L'imminente confluenza non manco' di suscitare mugugni all'interno del PSI, in particolare nelle minoranze di sinistra. Non c'era dubbio, infatti, che tale confluenza avveniva in seguito agli esiti del Congresso di Napoli del PSI, svoltosi su mozioni separate e quindi con chiare differenziazioni, e vinto dagli autonomisti. Esiti congressuali che erano stati subito apprezzati dalle sinistre socialdemocratiche, sia da quelle eredi della vecchia corrente di “Iniziativa Socialista” (Zagari, M. Matteotti) che da quelle vicine a “Critica Sociale” (Faravelli), cioè le due che avevano fornito le truppe alla scissione di Palazzo Barberini del 1947, capitanata da Giuseppe Saragat. Ora queste due correnti, che erano confluite nel MUIS, si ritrovavano, quasi per intero, sulle posizioni della maggioranza autonomista del PSI, che avrebbero percio' contribuito a rafforzare ulteriormente.
In buona sostanza l'ingresso del MUIS avrebbe rafforzato la maggioranza autonomista del PSI e, di conseguenza, indebolito la sinistra dello stesso partito.
Da qui il malumore, che probabilmente sarebbe divenuto accanita opposizione alla confluenza, se non ci fosse stato il deciso e autorevole intervento di Nenni al Comitato Centrale del PSI del 16 giugno 1959, che aveva appunto all'o.d.g. anche la confluenza del MUIS tra gli argomenti da trattare.
Disse dunque Nenni: Se mai vi è stata una polemica artificiosa, preconcetta, fine a se medesima, senza vero oggetto, questa è quella che i compagni della minoranza hanno condotto contro la confluenza. Tutto il Partito è impegnato nella confluenza. Lo è fin dal Congresso di Venezia, quando alla quasi unanimitá, si disse pronto alla fusione con tutta la socialdemocrazia, solo che essa avesse accettato di rompere col centrismo, come noi avevamo rotto col frontismo. Il Partito sapeva che cio' avrebbe comportato degli inconvenienti ed anche dei rischi, inferiori tuttavia al rischio della permanenza , nella nostra destra, di una socialdemocrazia succube della Democrazia Cristiana e di interessi conservatori. Saragat impedí (19) la presa di contatto tra i due Partiti e, da allora, il problema si pose non in termini di fusione, ma di unitá nel PSI, attraverso l'adesione individuale e la confluenza di gruppi che accettassero le nostre impostazioni di fondo. […]. La confluenza della sinistra socialdemocratica nel nostro partito poteva avvenire in condizioni piú rapide ed agevoli, se la frana provocata dal Congresso di Napoli all'interno della socialdemocrazia non si fosse estesa a gruppi e correnti, le quali hanno dato del nostro Congresso un giudizio positivo, ma sotto alcuni aspetti, e in particolare sotto l'aspetto sindacale, hanno dato dei nostri obblighi di partito nel movimento sindacale, un'interpretazione non soltanto non conforme al testo e allo spirito del nostro Statuto (20) e delle deliberazioni congressuali, ma per noi inaccettabile. Ne é derivata una situazione di difficoltá, in cui da parte nosra fu sempre ribadito, con tutta la chiarezza necessaria, l'inderogabile impegno dei socialisti a svolgere la loro azione sindacale nella CGIL, avendo come obiettivo la ricostituzione dell'unitá sindacale, ma in cui sembro' opportuno non precipitare le decisioni per non risospingere verso la socialdemocrazia compagni che ne erano usciti.
Nenni ricordo' che qualche differenza c'era stata in occasione di altre fusioni: quella del Partito d'Azione (21), quella dell'Unione Socialista Indipendente (22) e quella di Unitá Popolare (23). Ognuno di quei gruppi motivo' la confluenza, secondo la sua formazione politica, ma tutti finirono per amalgamarsi nel PSI, senza mai costituire gruppi omogenei. Cosí sará per il MUIS, la cui adesione di fondo ai principi del PSI era da considerarsi un atto di coraggio e di fede che onora i compagni confluenti e rafforza il PSI.
Se, in certi ambienti essi erano stati etichettati come vili o rinnegati, o capitolardi, autori di una resa incondizionata, per il PSI essi erano ben ritrovati e bentornati.
Il 18 novembre una relazione particolareggiata sulla confluenza fu fatta da De Martino, che aveva capeggiato la delegazione del PSI nelle trattative e quindi si passo' alla votazione.
La confluenza fu approvata con 46 voti a favore e 34 contro.
L'ordine del giorno De Martino - Mancini – Pieraccini di approvazione del testo dell'accordo intervenuto tra le Direzioni del PSI e del MUIS fu approvato con 41 voti contro 30.
Nel C.C. saranno cooptati, con voto consultivo, 12 rappresentanti del MUIS. Ai 9.984 militanti che entreranno nel PSI sará riconosciuta l'anzianitá di iscrizione (24).
Una nuova pagina stava per aprirsi per il socialismo italiano: quella dell'incontro tra socialisti e cattolici.
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- Secondogenito del martire socialista Giacomo Matteotti, assassinato dai fascisti nel 1924.
- Sugli 81 componenti del C.C. del PSI solo 26 erano „nenniani“, cioé autonomisti. Nella Direzione del partito gli autonomisti erano 8 su 21, compreso il segretario Pietro Nenni.
- La maggioranza socialdemocratica (il „centro“ di Saragat e la „destra“ di Simonini) comincio'ad avanzare pretese sempre piú pesanti nei confronti del PSI, per procedere all'unificazione: l'accettazione esplicita del Patto Atlantico, la rottura delle amministrazioni di sinistra, della CGIL e delle altre organizzazioni di massa.
- Lo storico incontro tra Nenni e Saragat era avvenuto a Pralognan (Savoia), sotto gli auspici dell'Internazionale Socialista, che aveva inviato in Italia un mediatore, Pierre Commin.
- Faravelli era allora il direttore della celebre rivista socialista Critica Sociale, fondata da Filippo Turati.
- Il PSDI vi partecipo' con quattro ministri: Edgardo Lami-Starnuti, Luigi Preti, Alberto Simonini, Ezio Vigorelli.
- Le loro correnti avevano formato quella di “Iniziativa socialista”
- Nella diatriba che ne sorse con la maggioranza saragattiana della Direzione del PSDI, la Federazione giovanile, poi aderente al MUIS, ebbe il sostegno dell'Internazionale giovanile socialista.
- Votarono contro il documento non solo i rappresentanti della sinistra, ma anche – pur dichiarandosi fedeli al partito – tre autorevoli esponenti socialdemocratici: Bernabei, Dalla Chiesa e Viglianesi.
- 24-1-1959.
- Lo stesso giorno si sarebbe tenuto, al circolo Fratelli Rosselli di Firenze, un convegno di socialisti senza tessera, per iniziativa di Ugoberto Alfassio Grimaldi (vicedirettore di Critica Sociale), Enzo Enriques Agnoletti (ex partigiano, collaboratore di Piero Calamandrei), Walter Binni (giá sodale di Aldo Capitini ed esperto della poetica di Giacomo Leopardi), Romano Bilenchi (scrittore) ed altri.
- Il 2-2-1959 la Federazione Giovanile socialdemocratica, con 12 voti contro 5, approvo' un o.d.g. in cui affermava che il congresso del PSI aveva realizzato le condizioni per l'unitá dei socialisti, superando i motivi che avevano portato alla scissione del 1947.
- 4-2-1959
- Subito dopo si riformo', all'interno del PSDI, una nuova corrente di sinistra, guidata da Egidio Ariosto e Enzo Dalla Chiesa.
- Qualche giorno dopo aderí al PSI il gruppo di intelletuali che si era riunito nel convegno di Firenze del 1° febbraio 1959, fra cui i noti letterati Walter Binni e Mario Sansoni e gli storici Ugoberto Alfassio Grimaldi e Piercarlo Masini.
- Il primo incontro fra le rappresentanze di PSI e MUIS ebbe luogo il 25-3-1959.
- La delegazione del PSI era composta da Francesco De Martino (vicesegretario del PSI), Giacomo Mancini e Giovanni Pieraccini.
- La delegazione del MUIS era composta da Matteo Matteotti, ex segretario del PSDI, Ezio Vigorelli, ex ministro del Lavoro e Mario Zagari, giá leader della sinistra socialdemocratica.
- In realtá al fallimento dell'unificazione, nel 1956, contribuí anche la rigiditá della sinistra socialista
- Lo Statuto del PSI stabiliva che i suoi iscritti potevano svolgere attivitá sindacale solo nella CGIL. Cio' indusse i sindacalisti della UIL che avevano lasciato il PSDI e aderito al MUIS a non confluire nel PSI, impegnandosi pero' a battersi all'interno della UIL, per il ripristino dell'unitá sindacale. Essi comunque approvarono la confluenza del MUIS nel PSI.
- Il 20-10-1947 il C.C. del Pd'Az, con in testa il segretario del partito Riccardo Lombardi, decise, con 64 voti a favore e 29 contro, di confluiire nel PSI.
- L'Unione Socialista Indipendente, con leader Valdo Magnani, confluí nel PSI nel marzo 1957.
- Unitá Popolare, con leader Tristano Codignola, confluí nel PSI nell'ottobre 1957.
- L'accordo siglato e approvato stabiliva: L'anzianitá di tessera dei compagni del MUIS corrisponde agli anni durante i quali essi hanno militato in tutti i partiti e movimenti socialisti. Su questo punto la minoranza avanzo' varie obiezioni. Ad esempio avrebbe voluto che l'anzianitá decorresse dal momento dell'uscita dei membri del MUIS dal PSDI o, in subordine, fosse di due anni.
Fonte: di FERDINANDO LEONZIO