"GLI UOMINI PASSANO IL PARTITO RIMANE"
22-02-2023 - CRONACHE SOCIALISTE
Anni fa visitando Cuba fui portato a vedere una fabbrica di sigari, oltre che dalla abilità dei lavoratori nell'arrotolare le foglie di tabacco, fui colpito da una scritta, a caratteri cubitali, su una parete che recitava così “Gli uomini passano il partito rimane”. Questa frase mi è tornata in mente in questi giorni apprendendo il dato dei votanti alle ultime elezioni regionali svoltesi domenica 12 febbraio in Lazio (37,2%) e Lombardia (41,6%). Certo senza nessuna prospettiva futura, per quanto utopica, appare difficoltoso motivare le persone a sostenere una qualsiasi forma, non dico di lotta, ma di solidarietà alle scelte politiche. Fra i danni collaterali che la crisi dei partiti provoca bisogna annoverare anche questa mancanza di una visione futura che guidi il comportamento quotidiano. Del resto, corroborata dal fatto che oramai gran parte dei partiti inseriscono il nome del proprio leader nel simbolo del partito. Qualche altro sceglie modi incongrui per decidere i propri gruppi dirigenti come vedremo più avanti. Non è un caso che oggi le scelte siano fatte sull'esito dei sondaggi. In questo quadro appare sempre più chiaro perché i partiti cerchino di impossessarsi del governo della cosa pubblica: è l'unico modo per esistere. Il caso più clamoroso è quello di domenica 13 febbraio 2023, quando il sen. Berlusconi attacca frontalmente il Capo del Governo, non su una questione qualsiasi, ma sui rapporti con l'Ucraina, che in questo momento rappresentano l'aspetto più delicato dei rapporti internazionali. L'accusa che muove non è generica, riprende nella forma e nella sostanza le tesi della Federazione Russa. In qualsiasi paese normale si sarebbe aperta una crisi di Governo con la verifica delle posizioni dei partiti nei confronti della politica del governo su un tema delicatissimo. Il o La Presidente del Consiglio, ha taciuto come se niente fosse, affidando l'interpretazione delle parole di un partner della maggioranza a esponenti di Forza Italia che si sono arrampicati sugli specchi, con evidente sprezzo del ridicolo, per giustificare le parole del Cavaliere. Poi ci lamentiamo se l'Italia non viene invitata ai summit informali, evidentemente l'affidabilità del nostro paese rispetto ad alcuni dossier (come si dice oggi) non è delle più granitiche. Chi si fiderebbe di affrontare temi delicatissimi alla presenza di un partner che ha all'interno del suo governo partiti di maggioranza contrari o tiepidi nei confronti della politica estera portata avanti dai vari organismi occidentali? E chi si fida di un Ministro degli Esteri che è espressione diretta del partito del Sen. Berlusconi, ne è il numero due. E dell'altro Vicepresidente del consiglio, il cui partito (che porta il suo nome) ha un rapporto di cooperazione con quello di Putin (Russia Unita) fino al 2027. Certo l'ultimo gravissimo incidente di percorso si aggiunge a una asfittica gestione dei rapporti con l'Europa dalla quale dipendiamo per la nostra tenuta economica. Anche in questo caso si va da una gratuita esasperazione verbale contro alcune decisioni ad una sostanziale sottomissione negli atti formali. Credo che la “pacchia” sia finita per il Presidente del Consiglio e non per le istituzioni europee. A questo bisogna aggiungere la pessima figura fatta sul bonus edilizio, dopo che in campagna elettorale l'On. Meloni sosteneva il contrario. Ovvero come cercare di passare dalla teoria alla prassi senza perdere la faccia cambiando diametralmente posizione rispetto alle promesse fatte in precedenza. Il Governo Meloni oltre che chiacchiere non sa produrre atti di vero e proprio governo, come la leggenda sulle navi ONG che salvano i migranti nel Mar Mediterraneo individuate come catalizzatore dell'immigrazione: ebbene ne hanno rallentata notevolmente l'operatività, il risultato è stato un aumento dell'immigrazione clandestina. L'unica cosa che stanno facendo, anche a prezzo del ridicolo, è mantenere con piccole mance, di vario genere, i loro ceti sociali di riferimento come hanno fatto nella finanziaria trasferendo risorse dalle pensioni ai possessori delle partite IVA (aumento del plafond a 85.000 euro di ricavi con la tassa del 15%). Appare opportuno ricordare che nelle urne le opposizioni hanno preso più voti della maggioranza. Solo la stoltaggine politica dei tre partiti all'opposizione ha permesso che ciò accadesse. Con una legge elettorale siffatta o ti federi, elettoralmente, con altri partiti o la sconfitta è certa. I tre leaders della sinistra come da tradizione hanno scelto di dividersi, e come da tradizione sono stati sconfitti. Il discrimine è dato dalle differenze programmatiche. Di fronte a queste difficoltà l'unica via è quella della federazione fra diversi che si accordano per determinati obbiettivi da raggiungere in sede parlamentare. Il Labour party lo faceva tranquillamente all'inizio del secolo scorso. Quello che mi ha colpito di questo cupio dissolvi sono state le dichiarazioni dell'On. Letta che dopo il risultato elettorale ha fatto proclami trionfalistici perché il PD è risultato il maggior partito di opposizione.
Il PD, impegnato in un congresso senza senso è muto da settembre non riesce a dire niente su qualsiasi avvenimento che richiederebbe una presa di posizione politica. Anzi il segretario uscente e il candidato più accreditato per diventare segretario (Bonaccini) valutano positivamente l'operato del Governo Meloni. Purtroppo, il Congresso in corso non risolve alcun problema. E', date le circostanze, uno strumento illogico che complica inutilmente la vita del Partito. Illogico perché il sistema, come invece accade quando si fanno le primarie, non prevede che l'eletto decida su tutto, first past the post come dicono gli americani. Infatti, abbiamo questo sistema per l'elezione del segretario aperto a tutti i cittadini, già questo la dice lunga sul ruolo della militanza nel partito, mentre l'Assemblea Nazionale viene eletta dai soli iscritti al partito con modalità proporzionali (art. 6 dello Statuto, comma 1), ma soprattutto ad essa viene delegata la gestione della linea politica (art. 6, comma 5) e gli viene data la possibilità di sfiduciare il Segretario (art. 6 comma 8). Come si vede un gran guazzabuglio che crea solo confusione. A questa confusione organizzativa codificata nello Statuto del Partito si aggiunge la completa assenza degli obbiettivi da raggiungere sia nell'immediato sia nel futuro più o meno prossimo. Non solo ma quando i candidati alla segreteria del PD affrontano i problemi sociali lo fanno in maniera didascalica, come se fosse sufficiente il solo ricordarli. Non vorrei essere frainteso nessun rimpianto per le “smoky rooms”, ma da queste al niente di adesso mi sembra che ci sia un abisso. Appare anacronistico oggi pensare di individuare nelle sezioni funzionanti il momento di ripresa della vita attiva di un partito. Per cui ben venga l'utilizzo di tutti i mezzi di comunicazione che la tecnologia ci mette a disposizione, ma ci sia anche la possibilità di partecipazione attraverso un confronto diretto.
Quello che però deve essere chiaro che senza conoscere qual è il fine ultimo della sua azione nessun partito riuscirà ad essere considerato uno strumento di miglioramento della società e quindi degno di una scelta etica.
Il PD, impegnato in un congresso senza senso è muto da settembre non riesce a dire niente su qualsiasi avvenimento che richiederebbe una presa di posizione politica. Anzi il segretario uscente e il candidato più accreditato per diventare segretario (Bonaccini) valutano positivamente l'operato del Governo Meloni. Purtroppo, il Congresso in corso non risolve alcun problema. E', date le circostanze, uno strumento illogico che complica inutilmente la vita del Partito. Illogico perché il sistema, come invece accade quando si fanno le primarie, non prevede che l'eletto decida su tutto, first past the post come dicono gli americani. Infatti, abbiamo questo sistema per l'elezione del segretario aperto a tutti i cittadini, già questo la dice lunga sul ruolo della militanza nel partito, mentre l'Assemblea Nazionale viene eletta dai soli iscritti al partito con modalità proporzionali (art. 6 dello Statuto, comma 1), ma soprattutto ad essa viene delegata la gestione della linea politica (art. 6, comma 5) e gli viene data la possibilità di sfiduciare il Segretario (art. 6 comma 8). Come si vede un gran guazzabuglio che crea solo confusione. A questa confusione organizzativa codificata nello Statuto del Partito si aggiunge la completa assenza degli obbiettivi da raggiungere sia nell'immediato sia nel futuro più o meno prossimo. Non solo ma quando i candidati alla segreteria del PD affrontano i problemi sociali lo fanno in maniera didascalica, come se fosse sufficiente il solo ricordarli. Non vorrei essere frainteso nessun rimpianto per le “smoky rooms”, ma da queste al niente di adesso mi sembra che ci sia un abisso. Appare anacronistico oggi pensare di individuare nelle sezioni funzionanti il momento di ripresa della vita attiva di un partito. Per cui ben venga l'utilizzo di tutti i mezzi di comunicazione che la tecnologia ci mette a disposizione, ma ci sia anche la possibilità di partecipazione attraverso un confronto diretto.
Quello che però deve essere chiaro che senza conoscere qual è il fine ultimo della sua azione nessun partito riuscirà ad essere considerato uno strumento di miglioramento della società e quindi degno di una scelta etica.
Fonte: di Enno Ghiandelli