EUROPA di Enno Ghiandelli
24-02-2025 - CRONACHE SOCIALISTE
La crisi dell'Unione Europea è sotto gli occhi di tutti, Trump non ha fatto altro che cogliere un frutto maturo. Per cercare di eliminare (d'accordo con Putin) una istituzione che a lungo andare rischia di intaccare l'egemonia statunitense, regalando una posizione inimmaginabile fino a pochi mesi fa, di un possibile predominio in Europa, alla Federazione Russa. Questo attacco, portato avanti con un'arroganza unica, serve a Trump a riaprire il domino del potere mondiale per tentare di frenare la Cina, paese ritenuto il vero avversario degli USA, e rilanciare come terzo “grande” la Federazione Russa per cercare di sparigliare il gioco. Da questa valutazione, condita dalla convinzione che i singoli stati siano più malleabili della UE, è partito l'attacco alla NATO e alla Comunità. La dottrina MAGA (Make Again Great America) non ammette cedimenti nei confronti di chicchessia, o sei un servo fedele o non hai diritto all'esistenza, se ne accorgeranno presto quei leaders europei che si sono precipitati a “baciare la pantofola” all'anziano ex costruttore di grattacieli.
Allo stesso tempo bisogna chiedersi se la Comunità Europea non abbia colpe di questa sua fragilità e se e come è possibile reagire. Un primo rapidissimo excursus sulla nascita e lo sviluppo della UE appare necessario per meglio comprenderne le difficoltà attuali.
Allo stesso tempo bisogna chiedersi se la Comunità Europea non abbia colpe di questa sua fragilità e se e come è possibile reagire. Un primo rapidissimo excursus sulla nascita e lo sviluppo della UE appare necessario per meglio comprenderne le difficoltà attuali.
Con il Trattato di Parigi (1951): nasce la Comunità Europea del carbone e dell'acciaio (CECA). Questa istituzione ha un buon funzionamento tanto che nel 1957 si firmano i cosiddetti Trattati di Roma da parte di Belgio, Francia, Germania Ovest, Italia, Lussemburgo e Olanda. Questi prevedono la costituzione della Comunità Economica Europea (CEE) e della Comunità Europea per l'Energia atomica (Euratom). Scopo principale di questi trattati è l'estensione di un mercato unico fra i sei paesi e la creazione di un'unica tariffa al loro esterno. Il funzionamento delle istituzioni si basa sull'Ordoliberismo. Una teoria economica che ritiene che il libero mercato non sia una istituzione naturale ma che derivi la sua esistenza dallo Stato. Questi, deve assicurare attraverso la sua attività normativa il mantenimento del libero mercato impedendo la formazione di monopoli. Libero mercato che attraverso la formazione dei prezzi dovrebbe assicurare la massima efficienza del sistema. Questa succinta spiegazione ci dice come l'organizzazione delle istituzioni comunitarie venga indirizzata in una maniera precisa. Tanto per essere chiari questa impostazione ha poco a che vedere con il “Manifesto di Ventotene”, che mette al centro del suo ragionamento l'uomo e i suoi bisogni.
I risultati dei trattati di Roma sono incoraggianti, le economie dei sei paesi stanno crescendo grazie anche all'abolizione dei dazi. Intanto si pensa che allargare il mercato comune sia positivo. Non solo si vuole espandere il contenuto dei trattati, e confrontarsi sull'ipotesi, poi divenuta realtà di una moneta comune, ma inizia anche una folle politica di adesioni che porta, nel corso degli anni, ad associare alla UE quasi tutti i paesi dell'Est Europa. Mentre questo avviene la barocca gestione della UE non muta, per cui il diritto di veto di un paese porta ad estenuanti e spesso inconcludenti dibattiti.
La moneta unica, cosa di per sé intelligente e giusta non riesce a fa fare un passo avanti all'Unione, ma rischia di essere un boomerang. Questo avviene perché non si unificano in una sola responsabilità europea le funzioni della politica economica e di quella fiscale, pericolo che viene denunciato da tutti gli economisti. Con un aggravante l'impianto della moneta europea ha riprodotto, attraverso lo spread, la stessa rigidità che il gold standard aveva portato avuto negli anni fra le due guerre.
Contemporaneamente non si provvede a modificare la mission della burocrazia europea per la quale la stella polare della sua azione rimane quella di assicurare la libertà dei mercati e non tiene conto dei nuovi compiti che la UE dovrebbe svolgere.
Proprio in questi anni si ha un exploit dell'industria tedesca divenuta la vera locomotiva dell'Europa. Questa posizione deriva dalla struttura industriale tedesca e le permette di conquistare una posizione rilevante nel commercio mondiale, con una bilancia commerciale in permanente attivo. Questo surplus non viene utilizzato per riequilibrare l'economia dei territori più svantaggiati, ma serve a rafforzare la posizione tedesca nell'economia europea aumentando il divario fra i diversi territori. Eppure. la Germania deve ringraziare i tanto vituperati PIGS (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna) perché è grazie a loro che si abbassa il valore dell'euro rispetto alle altre monete e ciò consente di immettere merci sui mercati a prezzi competitivi. A parità di condizioni, con il marco, i surplus che ha accumulato la Germania non sarebbero mai stati possibili.
Accanto a questo occorre individuare una politica per l'immigrazione che consenta una gestione europea diversa da quella che i singoli stati hanno adottato fino ad ora.
Adesso che sembra svanire la protezione della NATO la difesa comune europea ha preso la scena del dibattito politico. Se partire da questo aspetto serve a far fare passi avanti verso una reale integrazione europea, ben venga. Sono convinto che senza una forte Europa il ruolo delle singole nazioni sia destinato a diventare una voce ininfluente nel mondo e ogni nazione sarebbe sottoposta alle brame di ciascun potente.
Fonte: di Enno Ghiandelli