O GIOCO O NON SI GIOCA! di Giuseppe Buttà
21-10-2024 - DIARIO POLITICO di Giuseppe Butta'
Il povero Luigi Bersani, a furia di frequentare i c.d. salotti televisivi, che altro non fanno che galoppinaggio belligerante per questo o quel partito, ha imparato a straparlare, a dirle grosse, brutte, cattive e stupide.
Credendo di essere un politico simpatico oltre che geniale, da vecchio comunista con galloni di ‘caporale', parlando s'ingrugnisce e usa un linguaggio da bolscevico impenitente e la vecchia tattica dell'o gioco o non si gioca. La sua idea forza è questa: tutto ciò che noi possiamo fare, voi non potete farlo.
Il mondo ne ha potuto apprezzare le qualità quando, nei giorni scorsi, egli ha detto la sua sull'esito della votazione parlamentare per l'elezione di un giudice della Corte Costituzionale. È, sulla base di questa filosofia da bassifondi, che Bersani, suscitando la gioia sgangherata della sua imparziale intervistatrice (Gruber) e le sghignazzate della claque raccolta intorno a lei, si è avventurato a dire: «Noi non abbiamo mai fatto così, ora che tocca a loro fan da soli, non funziona così. Meloni ha subìto una sconfitta grave ed è finita nel ridicolo, vittima delle proprie macchinazioni. Colpisce il termine infame: si usa tra rapinatori e qui rapinavano la Costituzione». Faceva parte della claque il prof. Montanari, che è di cultura più raffinata e d'assalto e, perciò, è stato pure più preciso: «Vuol fare peggio di Trump, Meloni vuol abbattere la Costituzione».
Certo, c'è rapinatore e rapinatore; c'è chi rapina per il bene del partito e, per ciò stesso, per il bene della classe operaia e della ‘resistenza', c'è chi invece rapina per il bene del ‘clan', come un altro divo televisivo, Gramellini, ha definito i partiti e le persone che siedono nell'attuale governo.
Infatti, non abbiamo mai sentito Bersani né tantomeno Montanari, Gramellini o Gruber (per non parlare di altri mezzi busti), lamentarsi della sequela ininterrotta di giudici della Corte costituzionale nominati – dal Parlamento, dal Presidente della Repubblica e, guarda caso, pure dalla Magistratura – per la gloria del (suo e loro) partito.
Credendo di essere un politico simpatico oltre che geniale, da vecchio comunista con galloni di ‘caporale', parlando s'ingrugnisce e usa un linguaggio da bolscevico impenitente e la vecchia tattica dell'o gioco o non si gioca. La sua idea forza è questa: tutto ciò che noi possiamo fare, voi non potete farlo.
Il mondo ne ha potuto apprezzare le qualità quando, nei giorni scorsi, egli ha detto la sua sull'esito della votazione parlamentare per l'elezione di un giudice della Corte Costituzionale. È, sulla base di questa filosofia da bassifondi, che Bersani, suscitando la gioia sgangherata della sua imparziale intervistatrice (Gruber) e le sghignazzate della claque raccolta intorno a lei, si è avventurato a dire: «Noi non abbiamo mai fatto così, ora che tocca a loro fan da soli, non funziona così. Meloni ha subìto una sconfitta grave ed è finita nel ridicolo, vittima delle proprie macchinazioni. Colpisce il termine infame: si usa tra rapinatori e qui rapinavano la Costituzione». Faceva parte della claque il prof. Montanari, che è di cultura più raffinata e d'assalto e, perciò, è stato pure più preciso: «Vuol fare peggio di Trump, Meloni vuol abbattere la Costituzione».
Certo, c'è rapinatore e rapinatore; c'è chi rapina per il bene del partito e, per ciò stesso, per il bene della classe operaia e della ‘resistenza', c'è chi invece rapina per il bene del ‘clan', come un altro divo televisivo, Gramellini, ha definito i partiti e le persone che siedono nell'attuale governo.
Infatti, non abbiamo mai sentito Bersani né tantomeno Montanari, Gramellini o Gruber (per non parlare di altri mezzi busti), lamentarsi della sequela ininterrotta di giudici della Corte costituzionale nominati – dal Parlamento, dal Presidente della Repubblica e, guarda caso, pure dalla Magistratura – per la gloria del (suo e loro) partito.
Fonte: di Giuseppe Butta'