"LOUISE SAUMONEAU"
22-03-2022 - DONNE E SOCIALISMO di Ferdinando Leonzio
Femminista, socialista e pacifista: con queste tre parole si puo' riassumere l'intera vita di Louise Saumoneau, instancabile guida delle lavoratrici francesi, che rimase sempre fedele ai suoi ideali, per i quali seppe battersi con l'azione, con la parola e con gli scritti.
Louise Saumoneau, seconda di tre sorelle, era figlia di un ebanista di Poitier, dove nacque il 17 dicembre 1875.
La sorella maggiore sposo' anch'essa un ebanista e si trasferí a Parigi, dove ebbe quattro figli. Alcuni anni dopo, all'incirca alla fine del 1896, essa venne raggiuta dal resto della famiglia, cioé da Luise, dalla sorella minore Berthe e dai loro genitori.
Una famiglia cosí numerosa, per mantenersi, aveva assoluto bisogno di nuovi introiti.
Fu cosí che Louise riuscí ad ottenere un lavoro come sarta a domicilio, con retribuzione a cottimo: lavoro duro e malpagato, diffusosi in Europa alla fine dell'Ottocento, in seguito al forte sviluppo dell'industria tessile e dell'abbigliamento [1].
Intorno del 1898 la Saumoneau entro' in contatto coi gruppi femministi francesi, ma man mano prese coscienza delle rilevanti differenze esistenti tra il femminismo borghese, che non metteva in discussione il sistema sociale vigente e quello proletario che, secondo lei, avrebbe potuto trionfare solo in una societá socialista.
Insomma, per Saumoneau, la vera liberazione della donna si sarebbe avuta non con la collaborazione fra tutte le donne, ma solo con la lotta di classe che avrebbe portato al socialismo: l'azione femminista non poteva essere disgiunta dall'azione socialista.
Considerato che in Francia erano allora impiegate nelle fabbriche circa quattro milioni di donne, politicamente non organizzate, la Saumoneau, in una con la femminista socialista Elisabeth Renaud (1846-1932), lancio' un appello a tutte coloro che credono nella necessità dell'azione femminile in questa lotta e che accettano i principi che sono alla base del socialismo, per fondare il Gruppo Femminista Socialista (GFS), un soggetto politico, femminista e socialista nello stesso tempo, avente il proposito di dare alle donne lavoratrici un luogo di rappresentanza. Louise, allora ventiquattrenne, ne fu eletta presidente.
Nel congresso di fondazione del GFS la brillante socialista pronuncio' un appassionato e articolato discorso, in cui, fra l'altro disse:
Lo scopo che noi vogliamo perseguire e verso il quale tenderanno tutti i nostri sforzi é, come abbiamo giá anticipato, quello di portare la donna, finora incosciente e rassegnata, alla coscienza dei suoi diritti e dei suoi doveri, individuali e sociali; di condurla a prendere il suo posto di combattimento nella grande battaglia contro le iniquitá sociali di cui soffre; e con lei, l'intera umanitá.
E' percio' che lo scopo della nostra azione deve essere la scomparsa di questa iniquitá economica; e che scopo della societá che noi vogliamo deve essere l'uguaglianza economica, cioé il dovere e il diritto per ciascuno degli individui che compongono la societá di lavorare secondo le proprie capacitá e di ricevere quanto é necessario allo sviluppo di tutte le sue facoltá, che sono oppresse e annichilite nello stato capitalista.
Il manifesto approvato dal congresso costitutivo recava la firma di quattro donne lavoratrici che accanto al loro nome vollero aggiungere il loro mestiere: Louise Saumoneau (sarta), Elisabeth Renaud (istitutrice), Estelle Mordelet e Florestine Malseigne (sarte). Esso invitava le donne a liberarsi della duplice oppressione a cui erano soggette le donne, in quanto sfruttate dal capitalismo e legalmente assoggettate agli uomini
L'iniziativa fu ben accolta fra le donne, ma ben presto si trovo' a fare i conti con le concorrenti organizzazioni femministe borghesi e con l'indifferenza dei socialisti maschi.
Le due fondatrici del GFS, Saumoneau e Renaud, trovarono una conferma delle loro tesi nel 1900, al Congresso sulla condizione e sui diritti delle donne, presieduto da Marguerite Durand [2], in cui si trovarono in netta minoranza rispetto alle delegate di provenienza aristocratica o borghese, assai lontane dalle istanze avanzate dalle due socialiste.
Nello stesso anno 1900 la Saomineau partecipo' alla fondazione di un sindacato di sarte dei quartieri poveri e ne fu eletta segretaria [3].
Nel 1901 diresse uno sciopero di sarte lavoranti in fabbrica, che trovo'sostegno nel giornale femminista La Fronde.
Nell'aprile 1901 Saumoneau e Renaud entrarono nel Consiglio nazionale delle donne francesi, da poco costituito e diretto da Sarah Monod; ma l'ala sinistra socialista del movimento si trovo'in netta minoranza rispetto a quella maggioritaria di centro, costituita da donne appartenenti alla borghesia filantropica e all'ala destra cattolica, guidata da Marie Maugeret.
Nel settembre 1901 il sindacato delle sarte si dissolse e le sue iscritte aderirono ad altri sindacati prima riservati ai soli uomini. Cio' indusse la Saumoneau a ritenere che la lotta delle donne non doveva essere una lotta di genere, ma di classe, da condurre assieme ai lavoratori maschi.
Da qui la sua crescente ostilitá verso il femminismo borghese, essendo fermamente convinta che le donne proletarie avevano piú cose in comune con gli uomini proletari di quante ne avessero con le donne della borghesia.
Tra il 1901 e il 1902 le due femministe socialiste iniziarono a pubblicare un giornale intitolato La Femme Socialiste [4], prendendo a modello L'Uguaglianza, di ispirazione marxista, diretto dalla famosa socialista tedesca Clara Zetkin.
Poco dopo, pero', le due dirigenti entrarono in conflitto fra loro, sicché la Renaud, che era per una linea piú dialogante col femminismo borghese, lascio' il GFS, di cui la sola Saumoneau rimase alla guida [5].
Oltre che con le dissidenze interne e con la rivalitá con le organizzazioni femministe borghesi, il GFS dovette fare i conti anche col frastagliato socialismo „maschile“.
Nel congresso dell'unitá, svoltosi a Parigi dal 23 al 25 aprile 1905, i due maggiori partiti socialisti, il riformista Partito Socialista Francese (PSF) e il rivoluzionario Partito Socialista di Francia si fusero, anche seguendo le indicazioni dell'Internazionale [6], dando vita alla Sezione Francese dell'Internazionale Operaia (SFIO). Ne erano principali esponenti Jules Guesde, Edouard Vaillant, Paul Lafargue (genero di Marx) e Jean Jaurés.
La SFIO, in cui era di gran lunga prevalente l'elemento maschile, rifiuto' l'adesione al GFS come soggetto politico, ma accetto' le donne per adesione individuale.
Questa mancanza di „legittimazione“ porto' il GFS alla dissoluzione.
Nel 1912 la Saumoneau riprese la pubblicazione de La femme Socialiste, come giornale di propaganda e di educazione politica.
Nel dicembre dello stesso anno, nel corso di una cena appositamente organizzata dalla giornalista e femminista socialista Marianne Rauze (1875-1964), in cui erano presenti le principali esponenti del vecchio Gruppo Femminista Socialista, fu deciso di dar vita ad una organizzazione delle donne socialiste, interna alla SFIO. Del gruppo promotore, oltre la Saumoneau, la Rauze e la Renaud, facevano parte Marie Bonnevial (1841-1918), ex comunarda; Hélen Brion (1882-1962), sindacalista della CGT; Suzanne Buisson (1883-1944), attivista socialista e futuro membro della Rasistenza, che morirá in un campo di concentramento nazista; Alice Jouenne (1873-1954!, insegnante, che che nel 1914 succederá alla Saumoneau come segretaria delle donne SFIO; Marie Veroni (1874-1938), avvocato, presidente della „Lega francese per i diritti delle donne“.
Nel gennaio 1913 dunque sorse il Gruppo delle Donne Socialiste (GDFS), come sezione femminile della SFIO [7]. Segretaria, l'8 gennaio 1913, venne eletta Louise Saumoneau, sempre convinta che il riscatto delle donne si sarebbe potuto realizzare solo col socialismo, dunque con la vittoria della SFIO, da raggiungere mediante la lotta di classe.
Louise Saumoneau, seconda di tre sorelle, era figlia di un ebanista di Poitier, dove nacque il 17 dicembre 1875.
La sorella maggiore sposo' anch'essa un ebanista e si trasferí a Parigi, dove ebbe quattro figli. Alcuni anni dopo, all'incirca alla fine del 1896, essa venne raggiuta dal resto della famiglia, cioé da Luise, dalla sorella minore Berthe e dai loro genitori.
Una famiglia cosí numerosa, per mantenersi, aveva assoluto bisogno di nuovi introiti.
Fu cosí che Louise riuscí ad ottenere un lavoro come sarta a domicilio, con retribuzione a cottimo: lavoro duro e malpagato, diffusosi in Europa alla fine dell'Ottocento, in seguito al forte sviluppo dell'industria tessile e dell'abbigliamento [1].
Intorno del 1898 la Saumoneau entro' in contatto coi gruppi femministi francesi, ma man mano prese coscienza delle rilevanti differenze esistenti tra il femminismo borghese, che non metteva in discussione il sistema sociale vigente e quello proletario che, secondo lei, avrebbe potuto trionfare solo in una societá socialista.
Insomma, per Saumoneau, la vera liberazione della donna si sarebbe avuta non con la collaborazione fra tutte le donne, ma solo con la lotta di classe che avrebbe portato al socialismo: l'azione femminista non poteva essere disgiunta dall'azione socialista.
Considerato che in Francia erano allora impiegate nelle fabbriche circa quattro milioni di donne, politicamente non organizzate, la Saumoneau, in una con la femminista socialista Elisabeth Renaud (1846-1932), lancio' un appello a tutte coloro che credono nella necessità dell'azione femminile in questa lotta e che accettano i principi che sono alla base del socialismo, per fondare il Gruppo Femminista Socialista (GFS), un soggetto politico, femminista e socialista nello stesso tempo, avente il proposito di dare alle donne lavoratrici un luogo di rappresentanza. Louise, allora ventiquattrenne, ne fu eletta presidente.
Nel congresso di fondazione del GFS la brillante socialista pronuncio' un appassionato e articolato discorso, in cui, fra l'altro disse:
Lo scopo che noi vogliamo perseguire e verso il quale tenderanno tutti i nostri sforzi é, come abbiamo giá anticipato, quello di portare la donna, finora incosciente e rassegnata, alla coscienza dei suoi diritti e dei suoi doveri, individuali e sociali; di condurla a prendere il suo posto di combattimento nella grande battaglia contro le iniquitá sociali di cui soffre; e con lei, l'intera umanitá.
E' percio' che lo scopo della nostra azione deve essere la scomparsa di questa iniquitá economica; e che scopo della societá che noi vogliamo deve essere l'uguaglianza economica, cioé il dovere e il diritto per ciascuno degli individui che compongono la societá di lavorare secondo le proprie capacitá e di ricevere quanto é necessario allo sviluppo di tutte le sue facoltá, che sono oppresse e annichilite nello stato capitalista.
Il manifesto approvato dal congresso costitutivo recava la firma di quattro donne lavoratrici che accanto al loro nome vollero aggiungere il loro mestiere: Louise Saumoneau (sarta), Elisabeth Renaud (istitutrice), Estelle Mordelet e Florestine Malseigne (sarte). Esso invitava le donne a liberarsi della duplice oppressione a cui erano soggette le donne, in quanto sfruttate dal capitalismo e legalmente assoggettate agli uomini
L'iniziativa fu ben accolta fra le donne, ma ben presto si trovo' a fare i conti con le concorrenti organizzazioni femministe borghesi e con l'indifferenza dei socialisti maschi.
Le due fondatrici del GFS, Saumoneau e Renaud, trovarono una conferma delle loro tesi nel 1900, al Congresso sulla condizione e sui diritti delle donne, presieduto da Marguerite Durand [2], in cui si trovarono in netta minoranza rispetto alle delegate di provenienza aristocratica o borghese, assai lontane dalle istanze avanzate dalle due socialiste.
Nello stesso anno 1900 la Saomineau partecipo' alla fondazione di un sindacato di sarte dei quartieri poveri e ne fu eletta segretaria [3].
Nel 1901 diresse uno sciopero di sarte lavoranti in fabbrica, che trovo'sostegno nel giornale femminista La Fronde.
Nell'aprile 1901 Saumoneau e Renaud entrarono nel Consiglio nazionale delle donne francesi, da poco costituito e diretto da Sarah Monod; ma l'ala sinistra socialista del movimento si trovo'in netta minoranza rispetto a quella maggioritaria di centro, costituita da donne appartenenti alla borghesia filantropica e all'ala destra cattolica, guidata da Marie Maugeret.
Nel settembre 1901 il sindacato delle sarte si dissolse e le sue iscritte aderirono ad altri sindacati prima riservati ai soli uomini. Cio' indusse la Saumoneau a ritenere che la lotta delle donne non doveva essere una lotta di genere, ma di classe, da condurre assieme ai lavoratori maschi.
Da qui la sua crescente ostilitá verso il femminismo borghese, essendo fermamente convinta che le donne proletarie avevano piú cose in comune con gli uomini proletari di quante ne avessero con le donne della borghesia.
Tra il 1901 e il 1902 le due femministe socialiste iniziarono a pubblicare un giornale intitolato La Femme Socialiste [4], prendendo a modello L'Uguaglianza, di ispirazione marxista, diretto dalla famosa socialista tedesca Clara Zetkin.
Poco dopo, pero', le due dirigenti entrarono in conflitto fra loro, sicché la Renaud, che era per una linea piú dialogante col femminismo borghese, lascio' il GFS, di cui la sola Saumoneau rimase alla guida [5].
Oltre che con le dissidenze interne e con la rivalitá con le organizzazioni femministe borghesi, il GFS dovette fare i conti anche col frastagliato socialismo „maschile“.
Nel congresso dell'unitá, svoltosi a Parigi dal 23 al 25 aprile 1905, i due maggiori partiti socialisti, il riformista Partito Socialista Francese (PSF) e il rivoluzionario Partito Socialista di Francia si fusero, anche seguendo le indicazioni dell'Internazionale [6], dando vita alla Sezione Francese dell'Internazionale Operaia (SFIO). Ne erano principali esponenti Jules Guesde, Edouard Vaillant, Paul Lafargue (genero di Marx) e Jean Jaurés.
La SFIO, in cui era di gran lunga prevalente l'elemento maschile, rifiuto' l'adesione al GFS come soggetto politico, ma accetto' le donne per adesione individuale.
Questa mancanza di „legittimazione“ porto' il GFS alla dissoluzione.
Nel 1912 la Saumoneau riprese la pubblicazione de La femme Socialiste, come giornale di propaganda e di educazione politica.
Nel dicembre dello stesso anno, nel corso di una cena appositamente organizzata dalla giornalista e femminista socialista Marianne Rauze (1875-1964), in cui erano presenti le principali esponenti del vecchio Gruppo Femminista Socialista, fu deciso di dar vita ad una organizzazione delle donne socialiste, interna alla SFIO. Del gruppo promotore, oltre la Saumoneau, la Rauze e la Renaud, facevano parte Marie Bonnevial (1841-1918), ex comunarda; Hélen Brion (1882-1962), sindacalista della CGT; Suzanne Buisson (1883-1944), attivista socialista e futuro membro della Rasistenza, che morirá in un campo di concentramento nazista; Alice Jouenne (1873-1954!, insegnante, che che nel 1914 succederá alla Saumoneau come segretaria delle donne SFIO; Marie Veroni (1874-1938), avvocato, presidente della „Lega francese per i diritti delle donne“.
Nel gennaio 1913 dunque sorse il Gruppo delle Donne Socialiste (GDFS), come sezione femminile della SFIO [7]. Segretaria, l'8 gennaio 1913, venne eletta Louise Saumoneau, sempre convinta che il riscatto delle donne si sarebbe potuto realizzare solo col socialismo, dunque con la vittoria della SFIO, da raggiungere mediante la lotta di classe.
Il 25 maggio 1913 la SFIO, guidata dal suo prestigioso leader, il pacifista Jean Jaurés [8], organizzo', d'intesa con la Confederazione Generale del Lavoro (CGT) e con la Federazione Comunista Anarchica (FCA) una grande manifestazione contro la legge dei tre anni [9], evidente segnale che il militarismo francese andava preparandosi per la guerra, che in effetti scoppierá l'anno seguente. In questa manifestazione di massa ebbero l'opportunitá di parlare tre donne, ed una di esse fu Louise Saumoneau, leader delle donne socialiste della SFIO [10].
Il 5 luglio 1914 la Saumoneau organizzo'una grande manifestazione per chiedere il diritto di voto e migliori condizioni lavorative per le donne. Sperava, con tali iniziative, anche di incrementere il reclutamento femminile. In effetti, alla vigilia del primo conflitto mondiale, dei 90.000 iscritti alla SFIO, solo 1.000 erano donne, di cui molte erano parenti degli iscritti maschi.
A sconvolgere questo lavoro intervenne lo scoppio della guerra. Mentre la Nostra [11] prese una posizione decisamente pacifista, in totale assonanza con la leader internazionale delle donne socialiste Clara Zetkin, la SFIO, nonostante avesse subito la perdita violenta del suo segretario Jean Jaurés, e in contraddizione con i precedenti deliberati nazionali e internazionali, decise di votare i crediti di guerra e di entrare nel governo, optando per la „politica di difesa nazionale“, la cosiddetta union sacrée.
A guerra iniziata, Louise prese una posizione decisamente contraria alla politica dell'union sacréé adottata dalla SFIO. Cio' la mise in minoranza anche nella GDFS, propensa a sostenere la politica ufficiale del partito, per cui nel dicembre 1914 si dimise da segretaria dell'organizzazione femminile del partito [12].
Nel gennaio 1915 diffuse l'„Appello alle donne socialiste di tutti i Paesi“ di Clara Zetkin, che, fra l'altro diceva: Quando gli uomini uccidono, tocca a noi donne combattere per la vita. Quando gli uomini tacciono, é nostro dovere parlare dei nostri ideali.
Aderendo a questo appello, nello stesso mese di gennaio, Saumoneau organizzo', assieme a Stéphanie Bouvard e Louise Couteaudier, il Comitato d'azione femminile socialista „Per la pace, contro lo sciovinismo“, con segretaria la stessa Saumoneau. E quando la Zetkin organizzo'una „Conferenza internazionale delle donne socialiste contro la guerra“, che ebbe luogo a Berna dal 25 al 27 marzo 1915, Louise Saumoneau vi partecipo'. In quella sede stigmatizzo' lo scarso impegno per la pace dei dirigenti socialisti, pur sapendo essi che le masse erano contrarie alla guerra. Per queste denunce ebbe un richiamo ufficiale dalla nuova segretaria delle donne SFIO Alice Jouenne.
La Conferenza di Berna si era conclusa con un'energica condanna del conflitto mondiale, che aveva sostituito la fratellanza internazionale dei lavoratori con un fratricidio internazionale e con un invito ad agire contro il capitalismo e le sue stragi di essere umani sacrificati alla ricchezza e al potere dei possidenti.
Louise, per nulla intimidita dal richiamo della Jouenne, avrebbe voluto tenere – il 25 aprile 1915 - una conferenza per informare il popolo dei risultati di Berna, ma la polizia glielo impedí.
Ma l'impegno pacifista di Louise era ormai davvero frenetico: nello stesso mese di aprile indirizzo' un appello ai socialisti francesi dal titolo Il mondo sta sputando sangue; a giugno diffuse un manifesto intitolato Donne del proletariato, dove sono i vostri mariti? Dove sono i vostri figli?; in agosto indirizzo' due appelli Alle donne del proletariato; in settembre inoltro' molti appelli a favore della pace ai sindacati e ai socialisti esteri, compresi quelli italiani [13].
Questo suo intenso attivismo pacifista aveva attirato l'attenzione della polizia che il 2 ottobre 1915 la trasse in arresto per „oltraggio all'esercito“ e la rinchiuse nel carcere di Saint-Lazare, che di solito ospitava prostitute! Fu rilasciata il 30 novembre successivo, perché le autoritá non volevano farne un simbolo del pacifismo.
Dirá qualche tempo dopo la Saumoneau in un suo documento, intitolato „Donne contro la guerra“, anche in polemica con la maggioranza del GDFS della SFIO:
Dopo aver tentato senza successo di strappare il Gruppo delle Donne Socialiste (S.F.I.O.) al suo terrore paralizzante e alla sua frenesia sciovinista, alcune compagne di questo Gruppo decisero di portare avanti l'azione e la propaganda socialista femminista che esso stava abbandonando.
Dopo aver pubblicato il commovente appello di Clara Zetkin alle donne socialiste di tutti i paesi, le sue compagne hanno formato il Comitato d'azione femminile socialista: “Per la pace, contro lo sciovinismo”.
Questo Comitato, composto esclusivamente da membri del Partito Socialista (S.F.I.O.) si basa sui principi stabiliti nei suoi Congressi dall'Internazionale Socialista dei Lavoratori. Il suo obiettivo principale è la lotta alla guerra in applicazione delle decisioni internazionali.
Questa lotta socialista contro la guerra e i guerrafondai il Comitato ha condotto attivamente e coraggiosamente negli ultimi diciotto mesi.
Subito dopo la conferenza internazionale di Zimmervald (Svizzera) che ebbe luogo dal 5 all'8 settembre 1915 fra i partiti e i gruppi socialisti ostili alla guerra [14], in Francia fu costituito il „Comitato per la ripresa delle relazioni internaziionali“ (CRRI) [15], con leader Albert Bourderon, a cui aderí la Saumoneau, che in seguito ne diventerá vicesegretaria.
Nel 1916 indirizzo' un nuovo manifesto Alle donne socialiste e proletarie. Il 20 aprile 1917 subí una perquisizione domiciliare. Nel maggio successivo fu eletta, assieme al socialista di sinistra Fernand Loriot (1870-1932), delegata socialista del CRRI alla conferenza di Stoccolma, che si proponeva la riunificazione di tutte le componenti del socialismo e la ricostruzione dell'l'Internazionale [16].
Quando scoppio' la Rivoluzione russa, Saumoneau si schiero'decisamente a suo favore e poi, nel dibattito interno alla SFIO che ne seguí, anche a favore della costituzione della III Internazionale, citando ad esempio la scelta del Partito Socialista Italiano [17], che stava raccogliendo i frutti della sua rivoluzionaria intransigenza [18].
Ma successivamente, di fronte al rigido centralismo della III Internazonale comunista, modifico' la sua scelta ed aderí alla corrente centrista della SFIO, guidata da Jean Longuet [19].
La SFIO, che al congresso di Strasburgo del 25-29 febbraio 1920 si era schierata
(92 %) per l'uscita dalla Seconda Internazionale, senza tuttavia pronunciarsi per l'adesione alla Terza Internazionale comunista, al congresso straordinario di Tours del 25-31 dicembre dello stesso anno si venne a trovare divisa in tre correnti: una di „sinistra“, maggioritaria (3208 voti), con leader Marcel Cachin, decisa ad aderire alla III Internazionale e a trasformarsi quindi in partito comunista; una, di „destra“, guidata da Leon Blum [20], contraria a tale adesione (397 voti, astenuti), e una di „centro“, guidata da Jean Longuet (1022 voti), favorevole alla III Internazionale, ma a determinate condizioni che salvaguardassero l'autonomia e l'unitá del partito. Solo l'unitá - sosteneva il leader del „centro marxista“ - poteva impedire che le due frazioni separate portassero a lidi estranei al socialismo: l'una al ministerialismo, l'altra all'anarchia e alla violenza
Cosí Longuet concluse il suo intervento a Tours:
Quando avrete obbedito per filo e per segno a tutte le indicazioni che vi sono giunte, penso che molti tra voi torneranno. Spero che non sia troppo tardi per il socialismo nel nostro paese. […] Se per salvare la rivoluzione i nostri compagni ci chiedessero di farci uccidere, ce ne sono molti tra noi che lo farebbero, ma ciò che non hanno diritto di fare è quello di rompere il nostro partito, il nostro ideale, di negare il nostro ideale socialista.
Mentre la maggioranza si avviava a vele spiegate verso il porto del comunismo internazionale, le due minoranze si riuniromo assieme e ricostituirono la SFIO.
Luise Saumoneau, che aveva in precedenza espresso posizioni di estrema sinistra e che poi aveva aderito alla mozione Longuet, dichiaro' di aderire alla rinata SFIO [21].
Cosí, infatti, Luise si espresse in una lettera inoltrata a Paul Faure, segretario del partito socialista SFIO. Un discorso, il suo, di tolleranza, di democrazia, di unitá nel pluralismo:
Dal giorno in cui ho conosciuto e considerato le condizioni omicide che Mosca ha imposto al nostro Partito, ho visto le possibilità di una scissione, da quel giorno ho preso una ferma determinazione a non aderire al partito della proscrizione e delle "pulizie periodiche”. […]
Quindi rimango con te, caro compagno, con tutto il mio passato, che non sopporta alcun ritiro di pensiero o di azione, portando così, credo, un "pezzo di unità socialista" ricostituita a Tours, un complemento necessario affinché tutte le tendenze vi siano rappresentate e possano, come in passato, scontrarsi e perfino combattere, senza proscrivere: poiché il nostro partito è anche pienamente rappresentativo del "socialismo di guerra", del "riformismo", e dell'illusionismo parlamentare.
Che cosa aveva determinato quello che alcuni erroneamente ritennero un cambiamento di linea? Probabilmente l'intuizione che il comunismo russo si stava avviando verso un costume interno monolitico e verso una rigiditá ideologica che mal si conciliavano con un partito socialista, per sua natura libertario, dove il dibattito era di casa, e che era ancora capace di ospitare tutte le posizioni socialiste.
La scelta della Saumoneau di militare nel vecchio partito socialista stava a testimoniare la presenza nella SFIO di socialisti di sinistra che, benché rimasti fedeli alle loro convinzioni e al loro passato, avevano vivo il senso dell'unitá politica del partito; unitá considerata un bene prezioso raggiunto nel 1905, unitá che era anche il segno della loro identitá.
Nel 1922 la Saumoneau ricostituí il Gruppo delle Donne Socialiste, che nel 1931 venne sostituito da un “Consiglio Nazionale delle Donne Socialiste”.
Nel 1947 riprese, ancora una volta, la pubblicazione del giornale La Femme Socialiste, che cesserá le pubblicazioni nel 1940, a causa della guerra.
Le donne francesi otterranno l'elettorato attivo e passivo nel 1945.
Nel 1947 l'ormai anziana socialista riprese, per la terza volta, la pubblicazione de La Femme Socialiste, che durerá fino al 1949.
Morí a Parigi il 23 febbraio 1950.
Il 5 luglio 1914 la Saumoneau organizzo'una grande manifestazione per chiedere il diritto di voto e migliori condizioni lavorative per le donne. Sperava, con tali iniziative, anche di incrementere il reclutamento femminile. In effetti, alla vigilia del primo conflitto mondiale, dei 90.000 iscritti alla SFIO, solo 1.000 erano donne, di cui molte erano parenti degli iscritti maschi.
A sconvolgere questo lavoro intervenne lo scoppio della guerra. Mentre la Nostra [11] prese una posizione decisamente pacifista, in totale assonanza con la leader internazionale delle donne socialiste Clara Zetkin, la SFIO, nonostante avesse subito la perdita violenta del suo segretario Jean Jaurés, e in contraddizione con i precedenti deliberati nazionali e internazionali, decise di votare i crediti di guerra e di entrare nel governo, optando per la „politica di difesa nazionale“, la cosiddetta union sacrée.
A guerra iniziata, Louise prese una posizione decisamente contraria alla politica dell'union sacréé adottata dalla SFIO. Cio' la mise in minoranza anche nella GDFS, propensa a sostenere la politica ufficiale del partito, per cui nel dicembre 1914 si dimise da segretaria dell'organizzazione femminile del partito [12].
Nel gennaio 1915 diffuse l'„Appello alle donne socialiste di tutti i Paesi“ di Clara Zetkin, che, fra l'altro diceva: Quando gli uomini uccidono, tocca a noi donne combattere per la vita. Quando gli uomini tacciono, é nostro dovere parlare dei nostri ideali.
Aderendo a questo appello, nello stesso mese di gennaio, Saumoneau organizzo', assieme a Stéphanie Bouvard e Louise Couteaudier, il Comitato d'azione femminile socialista „Per la pace, contro lo sciovinismo“, con segretaria la stessa Saumoneau. E quando la Zetkin organizzo'una „Conferenza internazionale delle donne socialiste contro la guerra“, che ebbe luogo a Berna dal 25 al 27 marzo 1915, Louise Saumoneau vi partecipo'. In quella sede stigmatizzo' lo scarso impegno per la pace dei dirigenti socialisti, pur sapendo essi che le masse erano contrarie alla guerra. Per queste denunce ebbe un richiamo ufficiale dalla nuova segretaria delle donne SFIO Alice Jouenne.
La Conferenza di Berna si era conclusa con un'energica condanna del conflitto mondiale, che aveva sostituito la fratellanza internazionale dei lavoratori con un fratricidio internazionale e con un invito ad agire contro il capitalismo e le sue stragi di essere umani sacrificati alla ricchezza e al potere dei possidenti.
Louise, per nulla intimidita dal richiamo della Jouenne, avrebbe voluto tenere – il 25 aprile 1915 - una conferenza per informare il popolo dei risultati di Berna, ma la polizia glielo impedí.
Ma l'impegno pacifista di Louise era ormai davvero frenetico: nello stesso mese di aprile indirizzo' un appello ai socialisti francesi dal titolo Il mondo sta sputando sangue; a giugno diffuse un manifesto intitolato Donne del proletariato, dove sono i vostri mariti? Dove sono i vostri figli?; in agosto indirizzo' due appelli Alle donne del proletariato; in settembre inoltro' molti appelli a favore della pace ai sindacati e ai socialisti esteri, compresi quelli italiani [13].
Questo suo intenso attivismo pacifista aveva attirato l'attenzione della polizia che il 2 ottobre 1915 la trasse in arresto per „oltraggio all'esercito“ e la rinchiuse nel carcere di Saint-Lazare, che di solito ospitava prostitute! Fu rilasciata il 30 novembre successivo, perché le autoritá non volevano farne un simbolo del pacifismo.
Dirá qualche tempo dopo la Saumoneau in un suo documento, intitolato „Donne contro la guerra“, anche in polemica con la maggioranza del GDFS della SFIO:
Dopo aver tentato senza successo di strappare il Gruppo delle Donne Socialiste (S.F.I.O.) al suo terrore paralizzante e alla sua frenesia sciovinista, alcune compagne di questo Gruppo decisero di portare avanti l'azione e la propaganda socialista femminista che esso stava abbandonando.
Dopo aver pubblicato il commovente appello di Clara Zetkin alle donne socialiste di tutti i paesi, le sue compagne hanno formato il Comitato d'azione femminile socialista: “Per la pace, contro lo sciovinismo”.
Questo Comitato, composto esclusivamente da membri del Partito Socialista (S.F.I.O.) si basa sui principi stabiliti nei suoi Congressi dall'Internazionale Socialista dei Lavoratori. Il suo obiettivo principale è la lotta alla guerra in applicazione delle decisioni internazionali.
Questa lotta socialista contro la guerra e i guerrafondai il Comitato ha condotto attivamente e coraggiosamente negli ultimi diciotto mesi.
Subito dopo la conferenza internazionale di Zimmervald (Svizzera) che ebbe luogo dal 5 all'8 settembre 1915 fra i partiti e i gruppi socialisti ostili alla guerra [14], in Francia fu costituito il „Comitato per la ripresa delle relazioni internaziionali“ (CRRI) [15], con leader Albert Bourderon, a cui aderí la Saumoneau, che in seguito ne diventerá vicesegretaria.
Nel 1916 indirizzo' un nuovo manifesto Alle donne socialiste e proletarie. Il 20 aprile 1917 subí una perquisizione domiciliare. Nel maggio successivo fu eletta, assieme al socialista di sinistra Fernand Loriot (1870-1932), delegata socialista del CRRI alla conferenza di Stoccolma, che si proponeva la riunificazione di tutte le componenti del socialismo e la ricostruzione dell'l'Internazionale [16].
Quando scoppio' la Rivoluzione russa, Saumoneau si schiero'decisamente a suo favore e poi, nel dibattito interno alla SFIO che ne seguí, anche a favore della costituzione della III Internazionale, citando ad esempio la scelta del Partito Socialista Italiano [17], che stava raccogliendo i frutti della sua rivoluzionaria intransigenza [18].
Ma successivamente, di fronte al rigido centralismo della III Internazonale comunista, modifico' la sua scelta ed aderí alla corrente centrista della SFIO, guidata da Jean Longuet [19].
La SFIO, che al congresso di Strasburgo del 25-29 febbraio 1920 si era schierata
(92 %) per l'uscita dalla Seconda Internazionale, senza tuttavia pronunciarsi per l'adesione alla Terza Internazionale comunista, al congresso straordinario di Tours del 25-31 dicembre dello stesso anno si venne a trovare divisa in tre correnti: una di „sinistra“, maggioritaria (3208 voti), con leader Marcel Cachin, decisa ad aderire alla III Internazionale e a trasformarsi quindi in partito comunista; una, di „destra“, guidata da Leon Blum [20], contraria a tale adesione (397 voti, astenuti), e una di „centro“, guidata da Jean Longuet (1022 voti), favorevole alla III Internazionale, ma a determinate condizioni che salvaguardassero l'autonomia e l'unitá del partito. Solo l'unitá - sosteneva il leader del „centro marxista“ - poteva impedire che le due frazioni separate portassero a lidi estranei al socialismo: l'una al ministerialismo, l'altra all'anarchia e alla violenza
Cosí Longuet concluse il suo intervento a Tours:
Quando avrete obbedito per filo e per segno a tutte le indicazioni che vi sono giunte, penso che molti tra voi torneranno. Spero che non sia troppo tardi per il socialismo nel nostro paese. […] Se per salvare la rivoluzione i nostri compagni ci chiedessero di farci uccidere, ce ne sono molti tra noi che lo farebbero, ma ciò che non hanno diritto di fare è quello di rompere il nostro partito, il nostro ideale, di negare il nostro ideale socialista.
Mentre la maggioranza si avviava a vele spiegate verso il porto del comunismo internazionale, le due minoranze si riuniromo assieme e ricostituirono la SFIO.
Luise Saumoneau, che aveva in precedenza espresso posizioni di estrema sinistra e che poi aveva aderito alla mozione Longuet, dichiaro' di aderire alla rinata SFIO [21].
Cosí, infatti, Luise si espresse in una lettera inoltrata a Paul Faure, segretario del partito socialista SFIO. Un discorso, il suo, di tolleranza, di democrazia, di unitá nel pluralismo:
Dal giorno in cui ho conosciuto e considerato le condizioni omicide che Mosca ha imposto al nostro Partito, ho visto le possibilità di una scissione, da quel giorno ho preso una ferma determinazione a non aderire al partito della proscrizione e delle "pulizie periodiche”. […]
Quindi rimango con te, caro compagno, con tutto il mio passato, che non sopporta alcun ritiro di pensiero o di azione, portando così, credo, un "pezzo di unità socialista" ricostituita a Tours, un complemento necessario affinché tutte le tendenze vi siano rappresentate e possano, come in passato, scontrarsi e perfino combattere, senza proscrivere: poiché il nostro partito è anche pienamente rappresentativo del "socialismo di guerra", del "riformismo", e dell'illusionismo parlamentare.
Che cosa aveva determinato quello che alcuni erroneamente ritennero un cambiamento di linea? Probabilmente l'intuizione che il comunismo russo si stava avviando verso un costume interno monolitico e verso una rigiditá ideologica che mal si conciliavano con un partito socialista, per sua natura libertario, dove il dibattito era di casa, e che era ancora capace di ospitare tutte le posizioni socialiste.
La scelta della Saumoneau di militare nel vecchio partito socialista stava a testimoniare la presenza nella SFIO di socialisti di sinistra che, benché rimasti fedeli alle loro convinzioni e al loro passato, avevano vivo il senso dell'unitá politica del partito; unitá considerata un bene prezioso raggiunto nel 1905, unitá che era anche il segno della loro identitá.
Nel 1922 la Saumoneau ricostituí il Gruppo delle Donne Socialiste, che nel 1931 venne sostituito da un “Consiglio Nazionale delle Donne Socialiste”.
Nel 1947 riprese, ancora una volta, la pubblicazione del giornale La Femme Socialiste, che cesserá le pubblicazioni nel 1940, a causa della guerra.
Le donne francesi otterranno l'elettorato attivo e passivo nel 1945.
Nel 1947 l'ormai anziana socialista riprese, per la terza volta, la pubblicazione de La Femme Socialiste, che durerá fino al 1949.
Morí a Parigi il 23 febbraio 1950.
[1] In seguito la Saumoneau si guadagno' da vivere anche dando lezioni di francese, soprattutto a esuli russi.
[2] Marguerite Durand (1864-1936), attrice e giornalista, fu una famosa femminista francese, fondatrice del quotidiano femminista La Fronde.
[3] Sua valida collaboratrice in questo ruolo era la sorella Berthe.
[4] La Donna Socialista.
[5] Allora il GFS contava un centinaio di aderenti.
[6] La Seconda Internazionale si era espressa in tal senso nel suo congresso di Amsterdam del 1904.
[7] Forse per questa mancanza di effettiva autonomia, nel primo anno di vita il GDFS avrá solo 300 aderenti. Il GDFS si sciolse durante la guerra, ma fu ricreato nel 1922. Si sciolse definitivamente nel 1931, quando fu sostituito dal “Comitato Nazionale delle Donne Socialiste” (CNDFS).
[8] Jean Jarurés (1902-1914), professore universitario, storico e giornalista, fu assassinato, il 31-7-1914, da un fanatico nazionalista. Sulla storia del delitto si puo' vedere l'articolo di Ferdinando Leonzio Fascisti e socialisti sul numero di settembre 1919 de La Rivoluzione Democratica.
[9] Cosí era detta la legge che elevava il servizio militare da due a tre anni.
[10] Le altre due erano Alice Jouenne e Maria Vérone.
[11] Louise Saumoneau smise di cucire, per dedicarsi interamente alla lotta per la pace.
[12] Le subentro' nella carica Alice Jouenne.
[13] Louise era in contatto col “Comitato Permanente Internazionale delle Donne per la Pace e la Libertá” (LIFPL), con sede ad Amsterdam. Quando, nel dicembre 1915, la sede della sezione francese del Comitato fu perquisita dalla polizia, Louise protesto' pubblicamente nel suo intervento al congresso SFIO della Federazione della Senna.
[14] Per la minoranza della SFIO vi parteciparono Alphonse Merreim e Albert Bourderon.
[15] Era scaturito dalla fusione tra i sindacalisti presenti a Zimmerwald e la minoranta pacifista della SFIO. Fra gli aderenti della minoranza SFIO i deputati Pierre Brizon (1878-1923), Jean Raffin-Dugens (1861-1946) e Alexandre Blanc (1878-1923). Brizon, il 24-6-1916 dirá in un parlamento ostile: Noi votiamo contro i crediti di guerra per la pace, per la Francia, per il socialismo. I tre avevano rappresentato la Francia alla Conferenza dei socialisti contrari alla guerra, tenuta a Kienthal (Svizzera) dal 25 al 30 aprile 1916.
[16] La conferenza non ebbe luogo per l'assenza di molti partiti impegnati nella guerra e fu rinviata alla fine del conflitto.
[17] Il PSI si pronuncio' a favore dell'adesione alla III Internazionale. Ma, dopo lunghe e logoranti trattative, di fronte alla rigidezza delle condizioni poste (i „21 punti di Mosca“), finí per recedere e nel 1930, fusosi col PSULI, aderí all'Internazionale Operaia Socialista (IOS).
[18] Il PSI alle elezioni del 1919, prime elezioni del dopoguerra (15-11-1919), aveva ottenuto il 32,28 % e 156 seggi, diventando il primo partito italiano e triplicando la sua rappresentanza parlamentare.
[19] Iean Longuet (1876-1938), politico e giornalista, era nipote di Karl Marx (figlio di Jenny, primogenita di Marx). Leader del “centro marxista” della SFIO, fu il fondatore (1916) del giornale socialista La Populaire.
[20] La corrente guidata da Blum era pero' maggioritaria nel gruppo parlamentare.
[21] La ricostituita SFIO nel 1921 aderirá all' Internazionale di Vienna (Internazionale „due e mezzo“) la quale, in seguito (1923) si riunificherá con la Seconda Internazionale, dando vita all'Internazionale Operaia Socialista (IOS).
[2] Marguerite Durand (1864-1936), attrice e giornalista, fu una famosa femminista francese, fondatrice del quotidiano femminista La Fronde.
[3] Sua valida collaboratrice in questo ruolo era la sorella Berthe.
[4] La Donna Socialista.
[5] Allora il GFS contava un centinaio di aderenti.
[6] La Seconda Internazionale si era espressa in tal senso nel suo congresso di Amsterdam del 1904.
[7] Forse per questa mancanza di effettiva autonomia, nel primo anno di vita il GDFS avrá solo 300 aderenti. Il GDFS si sciolse durante la guerra, ma fu ricreato nel 1922. Si sciolse definitivamente nel 1931, quando fu sostituito dal “Comitato Nazionale delle Donne Socialiste” (CNDFS).
[8] Jean Jarurés (1902-1914), professore universitario, storico e giornalista, fu assassinato, il 31-7-1914, da un fanatico nazionalista. Sulla storia del delitto si puo' vedere l'articolo di Ferdinando Leonzio Fascisti e socialisti sul numero di settembre 1919 de La Rivoluzione Democratica.
[9] Cosí era detta la legge che elevava il servizio militare da due a tre anni.
[10] Le altre due erano Alice Jouenne e Maria Vérone.
[11] Louise Saumoneau smise di cucire, per dedicarsi interamente alla lotta per la pace.
[12] Le subentro' nella carica Alice Jouenne.
[13] Louise era in contatto col “Comitato Permanente Internazionale delle Donne per la Pace e la Libertá” (LIFPL), con sede ad Amsterdam. Quando, nel dicembre 1915, la sede della sezione francese del Comitato fu perquisita dalla polizia, Louise protesto' pubblicamente nel suo intervento al congresso SFIO della Federazione della Senna.
[14] Per la minoranza della SFIO vi parteciparono Alphonse Merreim e Albert Bourderon.
[15] Era scaturito dalla fusione tra i sindacalisti presenti a Zimmerwald e la minoranta pacifista della SFIO. Fra gli aderenti della minoranza SFIO i deputati Pierre Brizon (1878-1923), Jean Raffin-Dugens (1861-1946) e Alexandre Blanc (1878-1923). Brizon, il 24-6-1916 dirá in un parlamento ostile: Noi votiamo contro i crediti di guerra per la pace, per la Francia, per il socialismo. I tre avevano rappresentato la Francia alla Conferenza dei socialisti contrari alla guerra, tenuta a Kienthal (Svizzera) dal 25 al 30 aprile 1916.
[16] La conferenza non ebbe luogo per l'assenza di molti partiti impegnati nella guerra e fu rinviata alla fine del conflitto.
[17] Il PSI si pronuncio' a favore dell'adesione alla III Internazionale. Ma, dopo lunghe e logoranti trattative, di fronte alla rigidezza delle condizioni poste (i „21 punti di Mosca“), finí per recedere e nel 1930, fusosi col PSULI, aderí all'Internazionale Operaia Socialista (IOS).
[18] Il PSI alle elezioni del 1919, prime elezioni del dopoguerra (15-11-1919), aveva ottenuto il 32,28 % e 156 seggi, diventando il primo partito italiano e triplicando la sua rappresentanza parlamentare.
[19] Iean Longuet (1876-1938), politico e giornalista, era nipote di Karl Marx (figlio di Jenny, primogenita di Marx). Leader del “centro marxista” della SFIO, fu il fondatore (1916) del giornale socialista La Populaire.
[20] La corrente guidata da Blum era pero' maggioritaria nel gruppo parlamentare.
[21] La ricostituita SFIO nel 1921 aderirá all' Internazionale di Vienna (Internazionale „due e mezzo“) la quale, in seguito (1923) si riunificherá con la Seconda Internazionale, dando vita all'Internazionale Operaia Socialista (IOS).
Fonte: di FERDINANDO LEONZIO