"UN NUOVO UMANESIMO" di Paolo Bagnoli
27-04-2022 - EDITORIALE
Nell’ultimo numero de “La Rivoluzione Democratica” l’articolo di Marco Cianca su La necessità del socialismo ha incontrato una qualificata attenzione come ci dicono i pezzi che pubblichiamo di seguito.
Qualcuno potrebbe dire per la suggestione del titolo, ma non è così, fermo restando che, per chi si richiama all’ideologia e ai valori del socialismo liberale questo è sempre necessario. Oggi, tuttavia, considerata la situazione in cui il mondo si trova, al di là di dove ci porteranno i venti di guerra che alitano sempre più gelidi a seguito dall’attacco di Putin all’Ucraina, il socialismo nella libertà non sembra essere più una delle tante opzioni possibili, ma l’unica su cui riprogettare una politica democratica.
La crisi che viviamo è una crisi di civiltà. Infatti, quando il mondo è posto di fronte al dilemma di quale nuovo ordine mondiale occorra ciò investe, in primo luogo, i valori e quanto di pratico e di possibile da essi deriva. Il nazionalismo russo ha lanciato la sua sfida accusando l’Occidente di essere un sistema marcio e non più motivante se stesso. Naturalmente è una bugia. E’ anche vero, però, che un capitalismo oramai incontrollabile, il mercatismo planetario, il confidare nella potenza della tecnica che trova nelle armi la sua prima conferma, sono tutti fattori che attestano come l’uomo abbia perso la centralità che gli spetta in quanto artefice del proprio futuro. E’ divenuto oggetto di consumismo ideologico e di un’idea di libertà basata solo su una falsa rappresentazione dell’umanità per cui essa è libera poiché, frantumata l’idea stessa di società, l’individuo si realizza nella propria solitudine di edonismo consumistico. Così egli diviene oggetto di disegni i quali, abbinando il conclamato sviluppo al profitto, producono plaghe sempre più ampie di sofferenza economica e di disinteresse civile che generano i populismi nazionalistici. Essi corrodono e travolgono la democrazia e i sistemi che a essa si ispirano. Se la democrazia, che non è solo una modalità di governo, ma un’etica di pubblico convivere con ciò che ne consegue – diritti, giustizia sociale, libertà concreta, pace intesa quale categoria essa stessa della politica – e non le si permette di espandersi in un libero confronto garantito dalla legge e non dagli interessi di grandi e piccoli potentati, l’umanesimo che la ispira perde senso. E lo perde pure il senso dell’agire democratico. E’ la “rivoluzione democratica” cui noi ci ispiriamo.
La convivenza sociale è possibile. Lo è in un progetto di socializzazione permeata da un incessante sviluppo democratico che veda l’uomo, singolo o associato che sia, quale mondo morale e non massa di manovra per interessi che lo condannino a stare sempre sotto qualche potere impedentegli di andare avanti se ha la sfortuna di essere nato dietro. Occorre un nuovo umanesimo perché tutti possano andare avanti, lottando con motivazioni etico-politiche e ragioni sociali motivanti, appunto, la concezione, dell’uomo quale mondo morale.
Ecco perché la necessità del socialismo non è uno slogan, bensì un’esigenza della storia che non vuole ricadere nella barbarie.
Qualcuno potrebbe dire per la suggestione del titolo, ma non è così, fermo restando che, per chi si richiama all’ideologia e ai valori del socialismo liberale questo è sempre necessario. Oggi, tuttavia, considerata la situazione in cui il mondo si trova, al di là di dove ci porteranno i venti di guerra che alitano sempre più gelidi a seguito dall’attacco di Putin all’Ucraina, il socialismo nella libertà non sembra essere più una delle tante opzioni possibili, ma l’unica su cui riprogettare una politica democratica.
La crisi che viviamo è una crisi di civiltà. Infatti, quando il mondo è posto di fronte al dilemma di quale nuovo ordine mondiale occorra ciò investe, in primo luogo, i valori e quanto di pratico e di possibile da essi deriva. Il nazionalismo russo ha lanciato la sua sfida accusando l’Occidente di essere un sistema marcio e non più motivante se stesso. Naturalmente è una bugia. E’ anche vero, però, che un capitalismo oramai incontrollabile, il mercatismo planetario, il confidare nella potenza della tecnica che trova nelle armi la sua prima conferma, sono tutti fattori che attestano come l’uomo abbia perso la centralità che gli spetta in quanto artefice del proprio futuro. E’ divenuto oggetto di consumismo ideologico e di un’idea di libertà basata solo su una falsa rappresentazione dell’umanità per cui essa è libera poiché, frantumata l’idea stessa di società, l’individuo si realizza nella propria solitudine di edonismo consumistico. Così egli diviene oggetto di disegni i quali, abbinando il conclamato sviluppo al profitto, producono plaghe sempre più ampie di sofferenza economica e di disinteresse civile che generano i populismi nazionalistici. Essi corrodono e travolgono la democrazia e i sistemi che a essa si ispirano. Se la democrazia, che non è solo una modalità di governo, ma un’etica di pubblico convivere con ciò che ne consegue – diritti, giustizia sociale, libertà concreta, pace intesa quale categoria essa stessa della politica – e non le si permette di espandersi in un libero confronto garantito dalla legge e non dagli interessi di grandi e piccoli potentati, l’umanesimo che la ispira perde senso. E lo perde pure il senso dell’agire democratico. E’ la “rivoluzione democratica” cui noi ci ispiriamo.
La convivenza sociale è possibile. Lo è in un progetto di socializzazione permeata da un incessante sviluppo democratico che veda l’uomo, singolo o associato che sia, quale mondo morale e non massa di manovra per interessi che lo condannino a stare sempre sotto qualche potere impedentegli di andare avanti se ha la sfortuna di essere nato dietro. Occorre un nuovo umanesimo perché tutti possano andare avanti, lottando con motivazioni etico-politiche e ragioni sociali motivanti, appunto, la concezione, dell’uomo quale mondo morale.
Ecco perché la necessità del socialismo non è uno slogan, bensì un’esigenza della storia che non vuole ricadere nella barbarie.