SE NON ORA, QUANDO? di Paolo Bagnoli
di Paolo Bagnoli
27-01-2025 - EDITORIALE
Verrebbe da dire: se non ora, quando? Già: se non ora, quando dovrebbe giungere il momento per l’Europa di riflettere su se stessa. Vecchia storia ma quanto mai attuale e, anzi, pure necessaria per costruire un futuro.
La questione ha diversi aspetti: Essi sono noti a tutti; nessuno, sul piano politico, sembra avere cognizione che la questione europea non è solo – lo diciamo con un termine di moda - ”geopolitica”: bensì di civiltà. Ossia, di un sistema valoriale fondato sulla libertà, sulla giustizia, sulla convivenza entro gli Stati e tra gli Stati, le etnie, le fedi, le religioni, i diversi mondi morali che costituiscono l’quell’ideale astratto, ma moralmente concreto, definito Umanità.
Ora, poiché l’Umanità è composta dagli uomini ed è un concetto superiore non così lo è per i suoi componenti e poiché “una pietra pesa più dell’acqua” – citazione che prendiamo da Winston Churchill – gli uomini, come la vicenda storica ci ha dato ripetute, drammatiche, spaventose conferme possono sterilizzarla mandando in frantumi la Civiltà. Questa, per poter essere, ha bisogno di politiche adeguate, di ruoli e istituzioni che le permettano di giocare la partita della Storia.
L’Europa, con la sua classe politica mediocre, la sua sovrabbondante burocrazia, la urticante retorica che emana da tutti i pori – in primis quella del mercato per cui tutto si riconduce a esso e si risolve ricorrendo alla sua logica in ogni campo – sta tradendo se stessa alla barba di Ventotene e dintorni di cui, pure, ci si riempie la bocca. Altro che superamento dei nazionalismi, con il ricorso alla geopolitica che inventa paure per specularci sopra, i nazionalismi di stampo fascista, nazista, etnico avanzano senza pietà cancellando, a poco a a poco, lo Stato di diritto e il valore della libertà.
La guerra è praticamente accettata, alla debolezza politica si risponde con lo scudo della Nato, vengono spesi miliardi di euro per la difesa – naturalmente legittima dell’Ucraina – senza avanzare uno straccio di proposta di pace che tenga conto della specificità della situazione. Putin, nella sua follia nazionalimperiale ha già perso avendo, con la sua azione speciale, ottenuto il risultato di rafforzare la Nato. Bisogna essere realisti: Putin non può accettare la Nato in Ucraina così come l’America di Kennedy non poteva accettare i missili russi a Cuba. Infatti, fu “blocco navale”, ossia una dichiarazione di guerra. E poiché, per alcuni, finché c’è guerra c’è ricchezza, le chiavi di tutto il gioco stanno fuori dall’ambito della ragione politica in una rappresentazione di retorica, bugie, propaganda; di un insieme cha va a scapito della Civiltà; dei valori su cui si fonda il vivere comune incentrato sulla libertà, di quella Civiltà occidentale di cui l’Europa è la culla.
Di tutto questo non troviamo traccia. Un’ l’Europa afona sprofonda nel solco dell’arroganza tracciato da Trump il quale – ciliegina sulla torta – per l’Ucraina se la vuol vedere faccia a faccia con Putin. A un Europa nemmeno ritenuta degna di presenziare alla cerimonia del ritorno alla Casa Bianca, si fanno richieste e si annunciano ricatti. Inoltre, cerca di usare strumentalmente la nostra presidente del consiglio per scardinare in Vecchio Continente dall’interno. Trump è imprevedibile e pur pericoloso come ci dimostrano le voglie di annessione del Canada e della Groenlandia nonché il tornare a essere padrone del canale di Suez.
Siamo convinti che dell’Europa quale forte soggetto politico autonomo il presidente americano abbia un qualche timore sia perché ciò non permetterebbe -. almeno crediamo – l’espansione degli interessi dei supermiliardari planetari che ha messo nel governo, sia perché una Europa autonoma, con un sistema di difesa comune e una capacità di essere “potenza” mondiale, il ruolo della Nato verrebbe naturalmente a diminuire e, con ciò, il peso dell’America e la forza dei ricatti che minaccia.
L’Europa che tracolla si porta dietro la sostanza della Civiltà, dei valori di libertà propri dell’Occidente. Solo ilo coraggio della politica può impedire che ciò avvenga; poi le linee della governabilità, saranno decise dal gioco della democrazia esprimentesi nel suo Parlamento.
Questo stallo soporifero sa tanto di preagonico e non permette nemmeno di rispondere all’offesa fatta da Trump alla stessa dignità dell’Europa com’è avvenuto recentemente in tema di Ucraina, ma anche di dazi.
Tra presidenti – ce ne sono ben tre: Commissione, Parlamento e Consiglio; Alto rappresentante-addetto agli affari esteri, ma dalla barocca qualifica qualcosa dovrebbe pesare; ai Vicepresidenti esecutivi, alla Presidente della Banca Centrale, possibile che non vi sia una circuitazione di riflessione politico-strategica? Inoltre, fattore non secondario, le forze politiche europee ed europeiste dove sono? Di fronte all’intrinseca specificità della questione i report, certo di grande interesse, di Draghi e di Letta ci sembrano appartenere alla categoria del “centro studi”!
Allora: se non ora, quando?
La questione ha diversi aspetti: Essi sono noti a tutti; nessuno, sul piano politico, sembra avere cognizione che la questione europea non è solo – lo diciamo con un termine di moda - ”geopolitica”: bensì di civiltà. Ossia, di un sistema valoriale fondato sulla libertà, sulla giustizia, sulla convivenza entro gli Stati e tra gli Stati, le etnie, le fedi, le religioni, i diversi mondi morali che costituiscono l’quell’ideale astratto, ma moralmente concreto, definito Umanità.
Ora, poiché l’Umanità è composta dagli uomini ed è un concetto superiore non così lo è per i suoi componenti e poiché “una pietra pesa più dell’acqua” – citazione che prendiamo da Winston Churchill – gli uomini, come la vicenda storica ci ha dato ripetute, drammatiche, spaventose conferme possono sterilizzarla mandando in frantumi la Civiltà. Questa, per poter essere, ha bisogno di politiche adeguate, di ruoli e istituzioni che le permettano di giocare la partita della Storia.
L’Europa, con la sua classe politica mediocre, la sua sovrabbondante burocrazia, la urticante retorica che emana da tutti i pori – in primis quella del mercato per cui tutto si riconduce a esso e si risolve ricorrendo alla sua logica in ogni campo – sta tradendo se stessa alla barba di Ventotene e dintorni di cui, pure, ci si riempie la bocca. Altro che superamento dei nazionalismi, con il ricorso alla geopolitica che inventa paure per specularci sopra, i nazionalismi di stampo fascista, nazista, etnico avanzano senza pietà cancellando, a poco a a poco, lo Stato di diritto e il valore della libertà.
La guerra è praticamente accettata, alla debolezza politica si risponde con lo scudo della Nato, vengono spesi miliardi di euro per la difesa – naturalmente legittima dell’Ucraina – senza avanzare uno straccio di proposta di pace che tenga conto della specificità della situazione. Putin, nella sua follia nazionalimperiale ha già perso avendo, con la sua azione speciale, ottenuto il risultato di rafforzare la Nato. Bisogna essere realisti: Putin non può accettare la Nato in Ucraina così come l’America di Kennedy non poteva accettare i missili russi a Cuba. Infatti, fu “blocco navale”, ossia una dichiarazione di guerra. E poiché, per alcuni, finché c’è guerra c’è ricchezza, le chiavi di tutto il gioco stanno fuori dall’ambito della ragione politica in una rappresentazione di retorica, bugie, propaganda; di un insieme cha va a scapito della Civiltà; dei valori su cui si fonda il vivere comune incentrato sulla libertà, di quella Civiltà occidentale di cui l’Europa è la culla.
Di tutto questo non troviamo traccia. Un’ l’Europa afona sprofonda nel solco dell’arroganza tracciato da Trump il quale – ciliegina sulla torta – per l’Ucraina se la vuol vedere faccia a faccia con Putin. A un Europa nemmeno ritenuta degna di presenziare alla cerimonia del ritorno alla Casa Bianca, si fanno richieste e si annunciano ricatti. Inoltre, cerca di usare strumentalmente la nostra presidente del consiglio per scardinare in Vecchio Continente dall’interno. Trump è imprevedibile e pur pericoloso come ci dimostrano le voglie di annessione del Canada e della Groenlandia nonché il tornare a essere padrone del canale di Suez.
Siamo convinti che dell’Europa quale forte soggetto politico autonomo il presidente americano abbia un qualche timore sia perché ciò non permetterebbe -. almeno crediamo – l’espansione degli interessi dei supermiliardari planetari che ha messo nel governo, sia perché una Europa autonoma, con un sistema di difesa comune e una capacità di essere “potenza” mondiale, il ruolo della Nato verrebbe naturalmente a diminuire e, con ciò, il peso dell’America e la forza dei ricatti che minaccia.
L’Europa che tracolla si porta dietro la sostanza della Civiltà, dei valori di libertà propri dell’Occidente. Solo ilo coraggio della politica può impedire che ciò avvenga; poi le linee della governabilità, saranno decise dal gioco della democrazia esprimentesi nel suo Parlamento.
Questo stallo soporifero sa tanto di preagonico e non permette nemmeno di rispondere all’offesa fatta da Trump alla stessa dignità dell’Europa com’è avvenuto recentemente in tema di Ucraina, ma anche di dazi.
Tra presidenti – ce ne sono ben tre: Commissione, Parlamento e Consiglio; Alto rappresentante-addetto agli affari esteri, ma dalla barocca qualifica qualcosa dovrebbe pesare; ai Vicepresidenti esecutivi, alla Presidente della Banca Centrale, possibile che non vi sia una circuitazione di riflessione politico-strategica? Inoltre, fattore non secondario, le forze politiche europee ed europeiste dove sono? Di fronte all’intrinseca specificità della questione i report, certo di grande interesse, di Draghi e di Letta ci sembrano appartenere alla categoria del “centro studi”!
Allora: se non ora, quando?
Fonte: di Paolo Bagnoli