"LA BRUTALE ONESTA' DELLE TRE PRIME MINISTRE DIMISSIONARIE"
24-03-2023 - IL SOCIALISMO NEL MONDO
Per la prima volta nella storia, tre prime ministre si sono dimesse nell’arco di un mese non perché contestate o messe in minoranza, ma per l’intima convinzione di non poter più servire al meglio il proprio Paese. La prima è stata Jacinda Ardern, 42 anni, laburista neozelandese: ha abdicato il 19 gennaio 2023. Il 10 febbraio si è congedata Natalia Gavrilița, 42 anni, moldava, del PAS (Partito di Azione e Solidarietà), il15 febbraio è stata la volta di Nicola Sturgeon, 53 anni, scozzese, leader dell'SNP (Partito Nazionale Scozzese). Ha detto Jacinda Ardern durante la conferenza stampa indetta per comunicare le sue decisioni: “Non ho più l’energia necessaria. Non puoi e non dovresti fare il lavoro a meno che tu non abbia il serbatoio pieno, più un po' di riserva per le sfide non pianificate e inaspettate. Io non ho più abbastanza nel serbatoio per rendere al meglio nel lavoro. I politici sono esseri umani. Diamo tutto quello che possiamo, finché possiamo. Ma viene il momento di lasciare. E per me, quel momento è arrivato.” Il discorso di Nicola Sturgeon durante la conferenza stampa indetta alla Bute House di Edimburgo non si discosta da quello di Ardern. Dice Sturgeon: “Dare tutto te stesso a questo lavoro è l'unico modo per farlo. Il paese non merita niente di meno. Ma parte del servire bene è anche sapere quando è il momento giusto per far posto a qualcun altro - e quando è arrivato quel momento, avere il coraggio di farlo. Anche se molti in tutto il paese e nel mio partito sono convinti che sia troppo presto, nella mia testa e nel mio cuore so che il momento è adesso.” E ha aggiunto: “Sono un essere umano oltre che un politico. E non ho più l'energia per raggiungere l’obiettivo che mi ero prefissa: guidare la campagna per l'indipendenza. Un nuovo leader sarà maggiormente in grado di farlo.” Diversa la situazione di Natalia Gavrilița, a capo di un paese confinante con l’Ucraina e minacciato dalla politica aggressiva di Putin. La motivazione di fondo, tuttavia, è analoga: non essere più all’altezza di svolgere al meglio il lavoro. Nessuno degli innumerevoli Primi Ministri dimissionari ha mai ammesso prima d’ora di lasciare l’incarico perché “non avevano più l’energia necessaria per svolgere al meglio il proprio lavoro”, o “perché nella vita c’è di più che essere alla guida del governo o del proprio partito”. Boris Johnson, per fare un esempio recente, è rimasto aggrappato all’incarico fino all’ultimo nonostante le innumerevoli sollecitazioni a ritirarsi, le dimissioni di 52 parlamentari dal governo e un livello di popolarità ai minimi storici. A parte il fatto di rappresentare un modello per un certo tipo di politico progressista di centrosinistra, niente accomuna Ardern, Gavrilița, Sturgeon: non l’estrazione sociale, non l’area geografica di appartenenza, non la situazione familiare. Jacinda Ardern è stata il più giovane primo ministro della Nuova Zelanda in 150 anni, essendo divenuta capo del governo all’età di 37 anni nel 2017, e il solo secondo leader eletto a partorire in carica e a prendere il congedo di maternità. A suscitare il plauso del mondo intero sono stati il suo stile politico, la competenza, il comportamento dignitoso e partecipe con i quali ha gestito l'attacco terroristico del marzo 2019 a due moschee a Christchurch, quando un uomo armato ha ucciso 51 persone. Nello stesso anno, a dicembre, ha nuovamente mostrato efficienza e profondità di sentimenti nell'affrontare le drammatiche conseguenze dovute all’eruzione vulcanica a Te Puia o Whakaari (Isola Bianca) che ha causato la morte di 22 persone. Ma la sfida più grande è stata quella della pandemia, dalla quale ha cercato di proteggere i neozelandesi con alcune delle misure più severe al mondo. Non è casuale che nel 2020 abbia vinto un secondo mandato con una maggioranza schiacciante. La vicenda politica della prima ministra scozzese Nicola Sturgeon è per alcuni versi analoga a quella di Ardern. Come Ardern, è considerata uno dei politici più efficaci della sua epoca. Diversamente da Ardern, proviene dalla classe operaia, la prima nella famiglia a frequentare l'università. Diventa prima ministra nel 2014, prima donna a ricoprire la carica, e rimarrà alla guida del governo per più di otto anni, il mandato più lungo della storia come primo ministro. Nessun politico in Scozia ha mai ottenuto il successo elettorale di Sturgeon. Sotto di lei, il dominio dell'SNP diventa quasi totale: 45 seggi nel parlamento scozzese, con i Tory secondi con sei, i Liberal Democratici con quattro e l'Alba Party con due. I laburisti, una volta la forza dominante nella politica scozzese, ridotti a un unico seggio. Più d’una sono le ragioni del suo successo: l’efficiente gestione della pandemia, la creazione di un sussidio offerto alle famiglie più povere, la realizzazione di due nuovi porti franchi, che hanno portato migliaia di posti di lavoro e milioni di sterline di investimenti. La prima ministra moldava, Natalia Gavrilița, non può vantare i successi ottenuti da Sturgeon e Ardern a causa della brevità del suo incarico – agosto 2021 febbraio 2023 - e della situazione nella quale si trova il paese. Situazione drammatica, aggravata dalle tante crisi causate dall’aggressione russa all’Ucraina, prima fra tutte la riduzione di consegne di gas naturale, per non parlare dell’afflusso di rifugiati ucraini. Una premiership, la sua, segnata dalla crisi energetica, l'aumento dell'inflazione e i missili russi che hanno attraversato i suoi cieli per poi abbattersi sulla vicina Ucraina. Economista, già ministro delle Finanze, ha deciso di ritirarsi per lasciare l’incarico a chi è più competente di lei per quanto riguarda questioni riguardanti la difesa, date le crescenti tensioni con Mosca. Non c’è dubbio che nelle decisioni di Gavrilița, Sturgeon e Ardern abbiano giocato anche altri fattori: il calo di consenso, la consapevolezza di non riuscire a realizzare appieno le promesse elettorali, il peggioramento della situazione economica e una risorgente opposizione conservatrice. A rendere straordinario il loro gesto è che si siano fatte da parte quando ancora godevano di un sostegno popolare invidiabile. Dimettersi da un lavoro quando gli si è dato tutto il possibile non è segno di fallimento, ma di dignità, di responsabilità, di integrità e di coraggio.
Fonte: di Giulietta Rovera