"RIFORMISTI E RIVOLUZIONARI"
28-01-2021 - STORIE&STORIE


Anna Kuliscioff
Rosa Luxemburg
Non ci sono riforme socialiste che non siano rivoluzionarie, come non ci possono essere rivoluzioni socialiste che non presuppongano delle riforme.
(Filippo Turati)
Nell'aprile 1899 Anna Kuliscioff, giá condirettrice di Critica Sociale, fu invitata in Sicilia per partecipare al congresso europeo della stampa: ne approfitto' per fare un giro dell'isola, in compagnia di Olindo Malagodi, giacché il suo Filippín era in carcere, assieme ad altri socialisti, per i moti milanesi dell'anno precedente.
Anna, „la dottora dei poveri“, gli inviava lettere appassionate in cui gli descriveva, con prosa vivace ed elegante, il mondo politico e soprattutto le numerose bellezze dell'isola, ricca dei segni di tante civiltá.
Ma, quando giunse nella bella Siracusa, il tono delle lettere cambio' e divenne inorridito, ed essa espresse tutto il suo sdegno, come se riaffiorasse in lei l'antica esule rivoluzionaria:
...a Siracusa fummo in una miniera di zolfo, vi sono discesa anch'io. Che inferno! Si lavora alla temperatura di quasi 50 gradi e sono bambini di 7-8 anni che soffrono lí per 12 ore al giorno. Che cosa terribile, é il rovescio della medaglia.
Una realtá, quella che aveva visto la Kuliscoff, popolata di bambini che, invece di stare nelle aule scolastiche, ad affinare il loro intelletto ed il loro animo, e a scorazzare felici nei campi da gioco, stavano, nudi per il caldo infernale, nelle viscere della terra, ad affrontare una vita da schiavi da cui solo la morte pietosa poteva liberarli.
A riflettere sulle parole di Anna e ad immaginare la tragedia di quel mondo di sofferenza, anche se uno non é socialista, lo diventa.
Ma che tipo di socialista? Rivoluzionario o riformista?
Ci sono stati, nel movimento socialista, rivoluzionari cosí rivoluzionari che avrebbero preferito rimandare la soluzione della „questione sociale“ al momento magico della presa del potere, all'ora X che avrebbe spazzato via d'un colpo il dominio della panciuta borghesia, che ingrassava sullo sfruttamento del lavoro. Essi vedevano le lotte settoriali per avanzamenti graduali quasi come cose capaci solo di smorzare l'impeto rivoluzionario delle masse, facendo allontanare nel tempo il momento del riscatto generale procurato dalla vittoria della rivoluzione proletaria.
Verrebbe da dire a quei velleitari compagni: „E in quest'attesa messianica, quanti altri bambini siciliani sarebbero morti nelle dannate zolfare? Perché non alleviare, intanto, le loro sofferenze, lottando per imporre l'etá minima lavorativa, la riduzione dell'orario e il miglioramento delle condizioni di lavoro, una legge sugli infortuni e un'altra sulla scuola dell'obbligo?“.
Al lato opposto del variegato mondo socialista stavano (e stanno ancora) certi riformisti, ai quali si accappona la pelle al solo sentir pronunciare la parola „rivoluzione“. Essi hanno eretto a feticcio il loro gradualismo, ritenuto il metodo piú sicuro per tutte le situazioni. Per cui, anche se hanno di fronte il piú marcio dei regimi, la piú bieca delle dittature, essi sostengono che bisogna „educare“ politicamente, e non solo, il proletariato, fino a quando la forza delle urne non lo porti al potere.
„Perché“, verrebbe da chiedere a questi compagni, „potendo, per ipotesi, un governo rivoluzionario, sia pure transitorio, prendere il potere con una semplice spallata, potendo cosí immediatamente eliminare, con un semplice decreto, quell'infamia che fece inorridire Anna, si dovrebbe invece attendere ancora chissá quanti altri anni, quanti altri scioperi, quante altre sofferenze, quanti altri bambini morti ?“.
Per quanto tempo ancora la dittatura di Somoza avrebbe imperversato sul Nicaragua, se il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (partito socialista, non comunista) non avesse chiamato il popolo all'insurrezione nazionale?
Il fatto é che esistono piú vie per il socialismo, la cui scelta spetta ai singoli partiti, i quali, se vogliono il trionfo degli ideali socialisti, devono tener conto delle varie realtá politiche, culturali, sociali, storiche dei singoli Paesi.
Sarebbe assurdo, e perfino pazzoide, voler perseguire la conquista rivoluzionaria del potere in una democrazia scandinava; come sarebbe velleitario, se non addirittura fantasioso e ridicolo, pensare di realizzare il socialismo con riforme graduali in Stati in cui allignano terribili o crudeli dittature, dove la scelta di ogni giorno é, come disse Rosa Luxemburg, fra „socialismo o barbarie“.
Si dirá che questi discorsi sono antiquati, che ricordano il vecchio austro-marxismo...
E se anche fosse?
Fonte: di FERDINANDO LEONZIO