03 Febbraio 2025

NON CI SONO ROSE E FIORI ALL’ORIZZONTE
di Salvatore Rondello

Il Fondo monetario internazionale lima al ribasso dello 0,1% la crescita dell'Italia per il 2025, riducendola a +0,7% rispetto alle previsioni precedenti. Per il 2026 il Fmi alza invece la sua stima di 0,2 punti percentuali a +0,9%. Nelle sue nuove previsioni economiche, l'istituto di Washington rivede al ribasso le previsioni di crescita per il 2025 e il 2026 di Germania e Francia. La locomotiva tedesca dovrebbe crescere quest'anno dello 0,3% (-0,5 punti percentuali) e il prossimo dell'1,1% (-0,3 punti). Il Pil francese segnerà invece un +0,8% nel 2025 (-0,3 punti) e un +1,1% nel 2026 (-0,2). Secondo il Fmi, la leggera revisione al ribasso della stima di crescita dell'Italia riflette le sfide di medio termine che l'economia si trova ad affrontare, ma anche l'incertezza che pesa a livello globale ed è legata alle politiche economiche dei nuovi governi.

L'economia mondiale crescerà del 3,3% nel 2025 e nel 2026, al di sotto della media storica del 3,7% fra il 2000 e il 2019, stimando che l'inflazione globale scenderà al 4,2% quest'anno e al 3,5% nel 2026. Il FMI afferma: “I rischi a medio termine sono orientati al ribasso, mentre le prospettive a breve termine sono caratterizzate da rischi divergenti, come un intensificarsi delle politiche protezionistiche potrebbe esacerbare le tensioni commerciali e pesare sulla crescita. Sulla ripresa pesano anche i rischi di nuove pressioni inflazionistiche che potrebbero spingere le banche centrali ad alzare e le tensioni geopolitiche. In questo contesto è necessario instradare il debito su una traiettoria sostenibile: il consolidamento deve essere attentamente calibrato alle particolari condizioni che l'economia affronta. Dovrebbe essere considerevole ma graduale così da evitare di danneggiare l'attività economica. Dovrebbe essere chiaramente comunicato e credibile per ottenere risultati duraturi”.

In Italia, “la crescita dell'economia stenta a recuperare vigore”. E' quanto scrive la Banca d'Italia Nel bollettino economico della Banca d’Italia si legge: “Nel quarto trimestre del 2024 l'attività economica si è mantenuta debole, risentendo come nel resto dell'area dell'euro della persistente fiacchezza della manifattura e del rallentamento dei servizi. Nelle nostre proiezioni, elaborate nell'ambito dell'esercizio coordinato dell'Eurosistema (diffuse a dicembre), la crescita acquisirebbe slancio nel corso di quest'anno, collocandosi intorno all'1 per cento in media nel triennio 2025-27, con +0,8% nel 2025 e +1,1% nel 2026. Un inasprimento dei dazi da parte dell'amministrazione Trump avrebbe effetti significativi sulle aziende italiane che esportano verso il mercato statunitense, soprattutto le piccole e le medie”.

La Banca d'Italia ha lanciato l’allarme dedicando un focus sul tema nel suo bollettino economico ricordando: “Il nostro paese è significativamente esposto verso gli Stati Uniti, che rappresentano la seconda destinazione, dopo la Germania, delle vendite estere di beni dell'Italia. Con gli Usa il nostro Paese vanta un cospicuo surplus negli scambi di beni pari al 2% del Pil, frutto di un export di 53 miliardi e import per soli 20 miliardi”.

Torna a indebolirsi la spesa delle famiglie a fine 2024 dopo la forte crescita dell'estate scorsa. Come emerge dal bollettino economico della Banca d'Italia si tratta di un effetto del deterioramento della fiducia delle famiglie. Infatti, secondo le stime di Via Nazionale, “l'aumento dei consumi delle famiglie si sarebbe attenuato nello scorcio del 2024”. La banca ricorda come la fiducia dei consumatori è lievemente peggiorata nel quarto trimestre, penalizzata da giudizi meno favorevoli sulla situazione economica generale e dal deterioramento delle aspettative sull'occupazione. Sono rimaste nel complesso favorevoli le valutazioni sulla situazione economica personale e sulle possibilità di risparmio. Queste ultime sono rese appetibili dai tassi di interesse reali ancora elevati, ponendo così un freno ai consumi.

Nel mese di dicembre, l’Eurozona ha registrato un aumento significativo dell’inflazione, con i prezzi al consumo che hanno mostrato un incremento del 2,4% su base annua. Questo dato, confermato da Eurostat, segna un incremento rispetto al 2,2% di novembre, evidenziando una tendenza al rialzo che preoccupa analisti e investitori. La variazione mensile ha mostrato un 0,4% di crescita, in netto contrasto con il calo dello 0,3% del mese precedente.

L’inflazione core, che esclude elementi volatili come cibo fresco ed energia, ha mantenuto un tasso di crescita annuo del 2,7%. Questo dato è in linea con le stime precedenti e non mostra variazioni significative rispetto al mese di novembre. La variazione mensile, fissata allo 0,5%, conferma la stima iniziale dopo una diminuzione dello 0,6% nel mese precedente. Questi numeri suggeriscono una stabilità relativa, ma non possono nascondere le preoccupazioni legate all’andamento generale dei prezzi.

Il rafforzamento dello yen e le attese per un possibile rialzo dei tassi da parte della Banca del Giappone (BoJ) hanno influenzato negativamente i mercati, con la Borsa di Tokyo che ha chiuso in calo. L’indice Nikkei ha registrato una flessione dello 0,31%, colpendo in particolare le azioni delle aziende esportatrici. In Europa, l’apertura è stata sopra la parità, ma l’incertezza rimane alta. Gli investitori stanno monitorando da vicino l’evoluzione della situazione economica, in particolare in relazione alle politiche fiscali e monetarie che potrebbero essere implementate sotto la presidenza di Donald Trump.

Con l’economia cinese che ha centrato il proprio target di crescita e l’attenzione rivolta agli sviluppi negli Stati Uniti, gli investitori sono cauti. La notizia di una potenziale fusione tra Rio Tinto Group e Glencore Plc, che potrebbe diventare la più grande mai realizzata nel settore minerario, aggiunge un ulteriore elemento di interesse. Inoltre, il Bitcoin ha superato nuovamente la soglia dei 100.000 dollari, alimentando l’ottimismo degli investitori sulle criptovalute. In questo contesto, è fondamentale rimanere aggiornati sulle dinamiche economiche globali e sulle politiche che potrebbero influenzare l’andamento dell’inflazione nell’Eurozona e oltre.

La Federazione Russa potrebbe esaurire le riserve di denaro entro l’autunno: i fondi liquidi del Paese, infatti, sono scesi a 31 miliardi di dollari, rispetto ai 117 miliardi di dollari del 2021. Una ristrettezza che potrebbe frenare ulteriori sforzi bellici. La stima è stata fatta da Anders Åslund, economista svedese ed ex membro dell’Atlantic Council. Dalle sue ricerche è emerso che le riserve liquide del National Wealth Fund russo potrebbero esaurirsi prima del prossimo inverno. Secondo il bilancio del 2025, Mosca ha però in programma di spendere la cifra record di 130,5 miliardi di dollari per la difesa.

In un editoriale per Project Syndicate, Åslund ha scritto: “I tagli di bilancio diventeranno allora necessari. Nel frattempo, l’economia di guerra potrebbe anche richiedere controlli sui prezzi e razionamento. Mentre aumenta il rischio di un crollo finanziario, l’economia russa in pericolo sta per porre seri limiti alla guerra di Putin”. Il declino del fondo patrimoniale russo è stato in parte provocato dalle sanzioni occidentali. Il debito estero della nazione è crollato nell’ultimo decennio, con prestiti esteri scesi da 729 miliardi di dollari nel 2023 a circa 293 miliardi nel settembre 2024.

L’economista svedese ha anche sottolineato l’impennata dell’inflazione, il calo del valore del rublo e la grave carenza di lavoratori nel Paese. Si tratta di fattori che potrebbero compromettere le prospettive di crescita a lungo termine. Infine Aslund ha aggiunto: “Il presidente russo Vladimir Putin si vanta spesso della forza dell’economia del suo paese, sostenendo che le sanzioni occidentali non hanno fatto altro che rafforzarla, anche se allo stesso tempo chiede che vengano revocate. In realtà, la stagflazione, ovvero l’inflazione combinata con una crescita minima, sta arrivando in Russia”.

Renaud Foucart, un altro economista europeo, ha detto l’anno scorso che Mosca non sembrava in grado di permettersi né di vincere né di perdere la guerra. Mentre l’Atlantic Council ha affermato che i problemi economici della Russia potrebbero costringerla a porre fine al conflitto con l’Ucraina nel 2025.

L'operazione militare in Ucraina ha esercitato un'influenza notevole sull'economia russa. Il conflitto ha causato un marcato deprezzamento del rublo, un innalzamento dei livelli inflazionistici e un reindirizzamento di risorse finanziarie del bilancio dello Stato verso il settore militare. Questi fattori hanno continuato a peggiorare la condizione economica del paese. Il malcontento dei russi continua a crescere anche se non si è ancora manifestato per la politica repressiva di Putin. Inoltre, di fronte ad una situazione economica così disperata per la Russia, il rischio di utilizzo di armi nucleari è sempre più temibile.

Anche gli Stati Uniti hanno qualche problema con il debito pubblico. Gli Stati Uniti adotteranno misure straordinarie a partire del 21 gennaio per evitare di superare il tetto del debito e causare un default. Lo ha detto il segretario al Tesoro Janet Yellen in una lettera al Congresso. Il 21 gennaio in carica ci sarà l'amministrazione Trump. Il presidente-eletto ha nominato Scott Bessent segretario al Tesoro. Bessent nel corso della sua audizione al Congresso in attesa della conferma ha assicurato che, se confermato, non ci sarà alcun default.

Recentemente, prima dell’insediamento alla Casa Bianca, Trump e Xi hanno parlato al telefono di temi caldi tra i due Paesi. Trump sui social ha dichiarato: “E' stato un colloquio molto buono sia per la Cina che per gli Usa, mi aspetto che risolveremo molti problemi insieme ed inizieremo immediatamente”.

Trump e il leader cinese Xi Jinping hanno discusso su come bilanciare il commercio, di Fentanyl, TikTok e molti altri argomenti. Il nuovo inquilino della Casa Bianca, che non è mai stato tenero con la Cina su temi come l'economia e la sicurezza, ha assicurato: “Io e il presidente faremo tutto il possibile per rendere il mondo un posto più pacifico e sicuro”. La tv di Stato cinese ha annunciato: “I due leader mondiali hanno parlato anche del conflitto ucraino e della crisi israelo-palestinese”.

Trump, che in passato aveva osteggiato TikTok, dopo essersi reso conto che la app lo aveva aiutato durante la campagna ad avvicinarsi ai giovani, si è impegnato a salvarla dalla legge approvata dal Congresso ad aprile, in cui s'imponeva alla società madre cinese Byte Dance di vendere le quote della società negli Stati Uniti per motivi di sicurezza, pena il bando della app. Una mina vagante, con oltre 170 milioni di utenti americani, per la quale il presidente uscente Joe Biden ha già passato la palla: non ha applicato il bando di TikTok che sarebbe entrato in vigore domenica 19 gennaio, un giorno prima della conclusione del suo mandato, lasciando la decisione al suo successore Donald Trump. Un impegno non facile anche per Trump, che si ritrova con il no della Corte Suprema americana al ricorso della società che aveva fatto leva sulla libertà di espressione. Il presidente comunque ha invitato tra gli ospiti d'onore il ceo di TikTok Shou Zi Chew alla cerimonia di giuramento. E il futuro consigliere per la sicurezza nazionale, Mike Waltz, sembra essere ottimista, infatti ritiene che la legge approvata dal Congresso “consenta anche un'estensione, a patto che ci sia un accordo fattibile sul tavolo”.

Xi Jinping, nel colloquio telefonico, richiesto da Trump, come riporta l’emittente cinese Cctv, ha affermato: “Entrambi attribuiamo grande importanza alle interazioni reciproche ed entrambi speriamo che le relazioni Cina-Usa abbiano un buon inizio durante il nuovo mandato del presidente degli Stati Uniti. Entrambi siamo disposti a promuovere un maggiore progresso nelle relazioni Cina-Usa partendo da un nuovo punto di inizio”.

La telefonata, dunque, potrebbe anticipare i primi passi per costruire un nuovo ordine mondiale guidato dal duopolio Cina-Usa.

Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, durante la conferenza stampa congiunta con il ministro di Stato svedese Ulf Kristersson a Berlino, rispondendo ad una domanda sulle interferenze del miliardario Elon Musk nella campagna elettorale in Germania, ha detto: “Non dobbiamo criticare il fatto che un miliardario dica qualcosa, ma quello che dice. Lui sostiene l’estrema destra in tutta Europa, nel Regno Unito, in Germania e in molti altri Paesi. E questo è assolutamente inaccettabile. Questo mette in pericolo lo sviluppo democratico dell’Europa, mette in pericolo la nostra comunità. E questo va criticato”.

Anche il peso esercitato da Elon Musk su Trump è un dato di fatto che non può essere ignorato. Tuttavia, sarà necessario valutare nel corso dei primi mesi dopo il ritorno di Trump alla Casa Bianca, come si svilupperà il rapporto al vertice degli Stati Uniti tra Donald Trump ed Elon Musk.

Prima che si alzi il sipario del nuovo proscenio geopolitico, sono ancora molte le incognite e le preoccupazioni per il futuro dell’umanità.





Fonte: di Salvatore Rondello
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