L’UNIONE EUROPEA SI SPOSTA A DESTRA di Salvatore Rondello
di Salvatore Rondello
25-02-2025 - UNO SGUARDO SUL MONDO di Salvatore Rondello
Le elezioni in Germania confermano lo spostamento a destra dell’elettorato dell’Unione Europea.
Le elezioni europee del giugno 2024 hanno spostato gli equilibri del Parlamento Ue verso destra come mai era successo prima. In questo mese di febbraio 2025, il mutamento delle simmetrie politiche verso destra si ripercuote anche all'interno del Consiglio europeo, dove siedono i capi di Stato e di governo dei Ventisette.
Un processo che va avanti da diversi anni, tanto che rispetto all'inizio della scorsa legislatura (2019), gli equilibri oggi sono decisamente cambiati. In Belgio, dopo mesi di negoziati, si è trovato l'accordo per dare vita a un nuovo esecutivo guidato dal nazionalista fiammingo Bart De Wever, che prenderà il posto dell'attuale premier Alexander De Croo. Nel Consiglio Ue, dunque, entra un'esponente dei conservatori di Ecr e esce uno dei liberali di Renew. In Germania, invece, dopo il voto del 23 febbraio con la sconfitta del Spd, cade il governo con il cancelliere Olaf Scholz. Il suo posto, verrà occupato da Friedrich Merz, esponente della Cdu e quindi del Ppe. Il che significa che a Palazzo Europa la delegazione dei socialisti di S&D è destinata a restare con soli tre capi di Stato e di governo: lo spagnolo Pedro Sanchez, la danese Mette Frederiksen e il maltese Robert Abela. Con un dettaglio non indifferente, perché se è vero che in Consiglio Ue i voti hanno tutti lo stesso peso, non c'è dubbio che perdere il sostegno del cancelliere tedesco (la Germania rappresenta il 18,5% della popolazione dell'Ue) per S&D è un significativo scossone. Inoltre, va notato che, nell’Unione Europea, i socialisti sono stati agganciati dai conservatori di Ecr. Alla premier italiana Giorgia Meloni e al primo ministro della Repubblica Ceca Peter Fiala, si aggiunge il belga De Wever.
Carlo Fidanza, vicepresidente di Ecr e capo delegazione di Fdi al Parlamento europeo, ha detto: “I Conservatori europei continuano a crescere nella loro dimensioni di governo. De Wever potrà dare man forte a Giorgia Meloni nel riportare buon senso nella transizione green e nella gestione dell'immigrazione”.
Ma, nella contabilità delle novità che arrivano da Belgio e Germania, non c'è solo il pareggio tre a tre tra S&D e Ecr (anche se i primi hanno comunque dalla loro il presidente del Consiglio Ue, lo spagnolo Antonio Costa). Oltre a Renew che è destinata a perdere un posto (passando dagli attuali cinque a quattro), il Ppe quasi certamente salirà da undici a dodici. Confermando un deciso spostamento verso il centrodestra degli equilibri politici dell'Ue. Uno scenario che solo qualche anno fa era impensabile. Basti dire che all'inizio della precedente legislatura i socialisti di S&D contavano ben sette capi di Stato o di governo europei, come pure ne avevano sette i liberali di Renew, con i popolari del Ppe a dieci e i conservatori di Ecr fermi a uno (nel 2019 il governo Meloni non era ancora nato).
Una crescita, quella dei Conservatori, che non è solo a livello di governi. Se fino allo scorso anno erano quattordici i partiti dei Paesi Ue che aderivano a Ecr, oggi sono infatti ben diciannove. Con sei nuovi ingressi che sono stati approvati il 13 gennaio scorso, proprio il giorno prima del passaggio di consegne alla presidenza tra Meloni e il polacco Mateusz Morawiecki.
Antonio Giordano, segretario generale di Ecr e deputato di Fdi, spiega: “Giorgia ha capitalizzato il lavoro fatto in questi anni alla guida dei Conservatori e la sua capacità di attrarre con il suo lavoro l'interesse di chi in Europa condivide i nostri valori”.
Senza trascurare una prospettiva extraeuropea su cui molto ha investito in questi anni Meloni. Non a caso, all'inauguration day di Donald Trump, a Washington non era presente solo la premier italiana, ma anche una folta delegazione di Ecr (da Morawiecki a Fidanza, fino a Giordano).
Ben più corposa, circa una trentina, sono i partecipanti al Cpac (Conservative Political Action Conference), la riunione annuale cui prendono parte attivisti e politici conservatori che arrivano da tutti gli Stati Uniti e dal mondo e che si è svolta a Washington dal 19 al 22 febbraio. Un meeting della destra che manifesta una presenza di partecipanti in crescita.
Il dato più preoccupante è lo spostamento dell’elettorato europeo da sinistra a destra. Un fenomeno che investe tutta l’Unione europea con significativi cambiamenti in quei paesi con forti tradizioni democratiche e socialiste come Francia, Italia, Germania, Svezia e Olanda. Dopo il voto tedesco la Germania risulta divisa nettamente in due parti: est e ovest, secondo i confini della Germania prima della caduta del Muro. Se nella zona occidentale ha vinto la Cdu (Unione cristiano-democratica), primo partito a livello nazionale con il 28,5% dei voti, nella parte orientale della Germania, in tutti i Länder, il partito più votato, oltre il 30%, è l'estrema destra di Alternative für Deutschland, filo-russo, critico della Ue e della Nato (secondo partito a livello nazionale con il 20%).
Riusciranno il PES e l’Internazionale socialista ad elaborare una strategia politica rispetto alle mutazioni in corso? Per il medio e lungo periodo sarebbe opportuna la scelta di un percorso che porti alla democrazia economica per porre fine allo strapotere di un bieco capitalismo multinazionale sempre più assetato di potere, cinico e senza nessun rispetto per le esigenze dell’umanità in tutto il mondo.
La politica dell’attuale destra è destinata a fallire nel tempo, anche se è difficile prevedere i danni che produrrà all’umanità.
Oggi, più che mai è necessario che i socialisti abbiano una visione politica per il futuro preparandosi a gestirla. Però è necessario recuperare quella credibilità etica e politica che è stata fagocitata dalle logiche economiche del capitalismo finanziario e di mercato.
Le elezioni europee del giugno 2024 hanno spostato gli equilibri del Parlamento Ue verso destra come mai era successo prima. In questo mese di febbraio 2025, il mutamento delle simmetrie politiche verso destra si ripercuote anche all'interno del Consiglio europeo, dove siedono i capi di Stato e di governo dei Ventisette.
Un processo che va avanti da diversi anni, tanto che rispetto all'inizio della scorsa legislatura (2019), gli equilibri oggi sono decisamente cambiati. In Belgio, dopo mesi di negoziati, si è trovato l'accordo per dare vita a un nuovo esecutivo guidato dal nazionalista fiammingo Bart De Wever, che prenderà il posto dell'attuale premier Alexander De Croo. Nel Consiglio Ue, dunque, entra un'esponente dei conservatori di Ecr e esce uno dei liberali di Renew. In Germania, invece, dopo il voto del 23 febbraio con la sconfitta del Spd, cade il governo con il cancelliere Olaf Scholz. Il suo posto, verrà occupato da Friedrich Merz, esponente della Cdu e quindi del Ppe. Il che significa che a Palazzo Europa la delegazione dei socialisti di S&D è destinata a restare con soli tre capi di Stato e di governo: lo spagnolo Pedro Sanchez, la danese Mette Frederiksen e il maltese Robert Abela. Con un dettaglio non indifferente, perché se è vero che in Consiglio Ue i voti hanno tutti lo stesso peso, non c'è dubbio che perdere il sostegno del cancelliere tedesco (la Germania rappresenta il 18,5% della popolazione dell'Ue) per S&D è un significativo scossone. Inoltre, va notato che, nell’Unione Europea, i socialisti sono stati agganciati dai conservatori di Ecr. Alla premier italiana Giorgia Meloni e al primo ministro della Repubblica Ceca Peter Fiala, si aggiunge il belga De Wever.
Carlo Fidanza, vicepresidente di Ecr e capo delegazione di Fdi al Parlamento europeo, ha detto: “I Conservatori europei continuano a crescere nella loro dimensioni di governo. De Wever potrà dare man forte a Giorgia Meloni nel riportare buon senso nella transizione green e nella gestione dell'immigrazione”.
Ma, nella contabilità delle novità che arrivano da Belgio e Germania, non c'è solo il pareggio tre a tre tra S&D e Ecr (anche se i primi hanno comunque dalla loro il presidente del Consiglio Ue, lo spagnolo Antonio Costa). Oltre a Renew che è destinata a perdere un posto (passando dagli attuali cinque a quattro), il Ppe quasi certamente salirà da undici a dodici. Confermando un deciso spostamento verso il centrodestra degli equilibri politici dell'Ue. Uno scenario che solo qualche anno fa era impensabile. Basti dire che all'inizio della precedente legislatura i socialisti di S&D contavano ben sette capi di Stato o di governo europei, come pure ne avevano sette i liberali di Renew, con i popolari del Ppe a dieci e i conservatori di Ecr fermi a uno (nel 2019 il governo Meloni non era ancora nato).
Una crescita, quella dei Conservatori, che non è solo a livello di governi. Se fino allo scorso anno erano quattordici i partiti dei Paesi Ue che aderivano a Ecr, oggi sono infatti ben diciannove. Con sei nuovi ingressi che sono stati approvati il 13 gennaio scorso, proprio il giorno prima del passaggio di consegne alla presidenza tra Meloni e il polacco Mateusz Morawiecki.
Antonio Giordano, segretario generale di Ecr e deputato di Fdi, spiega: “Giorgia ha capitalizzato il lavoro fatto in questi anni alla guida dei Conservatori e la sua capacità di attrarre con il suo lavoro l'interesse di chi in Europa condivide i nostri valori”.
Senza trascurare una prospettiva extraeuropea su cui molto ha investito in questi anni Meloni. Non a caso, all'inauguration day di Donald Trump, a Washington non era presente solo la premier italiana, ma anche una folta delegazione di Ecr (da Morawiecki a Fidanza, fino a Giordano).
Ben più corposa, circa una trentina, sono i partecipanti al Cpac (Conservative Political Action Conference), la riunione annuale cui prendono parte attivisti e politici conservatori che arrivano da tutti gli Stati Uniti e dal mondo e che si è svolta a Washington dal 19 al 22 febbraio. Un meeting della destra che manifesta una presenza di partecipanti in crescita.
Il dato più preoccupante è lo spostamento dell’elettorato europeo da sinistra a destra. Un fenomeno che investe tutta l’Unione europea con significativi cambiamenti in quei paesi con forti tradizioni democratiche e socialiste come Francia, Italia, Germania, Svezia e Olanda. Dopo il voto tedesco la Germania risulta divisa nettamente in due parti: est e ovest, secondo i confini della Germania prima della caduta del Muro. Se nella zona occidentale ha vinto la Cdu (Unione cristiano-democratica), primo partito a livello nazionale con il 28,5% dei voti, nella parte orientale della Germania, in tutti i Länder, il partito più votato, oltre il 30%, è l'estrema destra di Alternative für Deutschland, filo-russo, critico della Ue e della Nato (secondo partito a livello nazionale con il 20%).
Riusciranno il PES e l’Internazionale socialista ad elaborare una strategia politica rispetto alle mutazioni in corso? Per il medio e lungo periodo sarebbe opportuna la scelta di un percorso che porti alla democrazia economica per porre fine allo strapotere di un bieco capitalismo multinazionale sempre più assetato di potere, cinico e senza nessun rispetto per le esigenze dell’umanità in tutto il mondo.
La politica dell’attuale destra è destinata a fallire nel tempo, anche se è difficile prevedere i danni che produrrà all’umanità.
Oggi, più che mai è necessario che i socialisti abbiano una visione politica per il futuro preparandosi a gestirla. Però è necessario recuperare quella credibilità etica e politica che è stata fagocitata dalle logiche economiche del capitalismo finanziario e di mercato.
Fonte: di Salvatore Rondello