"LE DONNE IN UN MONDO IN EVOLUZIONE"
24-03-2023 - UNO SGUARDO SUL MONDO di Salvatore Rondello
Nel mese di marzo si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale della donna comunemente denominata “la festa delle donne”.
Parlare di festa però non è del tutto corretto. Questa giornata è infatti dedicata al ricordo e alla riflessione sulle conquiste politiche, sociali, economiche delle donne.
La storia di questa ricorrenza risale ai primi del secolo scorso. Per molti anni l'origine dell'8 marzo si è fatta coincidere con la tragedia accaduta nel 1908, che ebbe come protagoniste le operaie dell'industria tessile Cotton di New York, rimaste uccise da un incendio. L'incendio del 1908 è stato però confuso con un altro incendio nella stessa città, avvenuto nel 1911 e dove ci furono 146 vittime fra cui molte donne. I fatti che hanno realmente portato all'istituzione della festa della donna sono in realtà più legati alla rivendicazione dei diritti delle donne, tra i quali il diritto di voto che in Italia fu conquistato soltanto nel 1946. Trentatre anni prima, nel 1913, il diritto di voto delle donne era già stato riconosciuto in Norvegia, Danimarca ed Australia.
Dall'inizio del novecento, gli avvenimenti che hanno portato alla lotta per la rivendicazione dei diritti delle donne e all'istituzione della Giornata internazionale delle donne, sono numerosi.
Il primo evento importante fu il VII Congresso della II Internazionale socialista svoltosi a Stoccarda dal 18 al 24 agosto 1907. Durante questo congresso si discusse della questione femminile e del voto alle donne.
I partiti socialisti si impegnarono a lottare per riuscire ad introdurre il suffragio universale. Pochi giorni dopo, il 26 e 27 agosto 1907, si svolse invece la Conferenza internazionale delle donne socialiste, durante la quale fu istituito l'Ufficio di informazione delle donne socialiste e Clara Zetkin ne fu eletta segretaria.
I socialisti erano contrari all'alleanza con le femministe borghesi, ma tra le donne non tutte erano della stessa idea.
Nel febbraio 1908 la socialista Corinne Brown dichiarò sulla rivista The Socialist Woman che “il Congresso non aveva alcun diritto di dettare alle donne socialiste come e con chi lavorare per la propria liberazione”. Il 3 maggio 1908 la Brown presiedette la conferenza del Partito socialista a Chicago, che venne ribattezzata “Woman's Day”, durante la quale si parlò dello sfruttamento dei datori di lavoro nei confronti delle operaie, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto.
Alla fine del 1908 il Partito socialista americano decise di dedicare l'ultima domenica del febbraio del 1909 all'organizzazione di una manifestazione per il voto alle donne.
La prima "giornata della donna" negli Stati Uniti si svolse quindi il 23 febbraio 1909.
Un paio di anni dopo, durante la seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste che si svolse a Copenaghen il 26 e 27 agosto 1910, si decise di seguire l'iniziativa americana istituendo una giornata internazionale dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne.
In realtà per alcuni anni negli Stati Uniti e in vari Paesi europei la giornata delle donne si è svolta in giorni diversi.
Negli anni successivi, fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, sono state poi organizzate molte altre giornate dedicate ai diritti delle donne.
A San Pietroburgo, l'8 marzo 1917, le donne manifestarono per chiedere la fine della guerra. In seguito, per ricordare questo evento, durante la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste che si svolse a Mosca nel 1921 fu stabilito che l'8 marzo fosse la Giornata internazionale dell'operaia.
In Italia la prima giornata della donna si è svolta nel 1922, ma il 12 marzo e non l'8.
Nei decenni successivi il movimento per la rivendicazione dei diritti delle donne ha continuato ad ingrandirsi in tutto il mondo.
Nel settembre 1944 a Roma è stato istituito l'UDI, Unione Donne Italiane, e si è deciso di celebrare il successivo 8 marzo la giornata della donna nelle zone liberate dell'Italia.
Dal 1946 è stata introdotta la mimosa come simbolo di questa giornata. Questo fiore fu scelto perché sboccia in quel periodo dell'anno ed è molto diffuso.
Tuttavia in Italia si deve arrivare agli anni settanta per vedere la nascita di un vero e proprio movimento femminista. L'8 marzo 1972, in Piazza Campo de Fiori a Roma, si è svolta la manifestazione della festa della donna, durante la quale le donne hanno chiesto, tra le varie cose, anche la legalizzazione dell'aborto. Prima c'era stata la battaglia sul divorzio conquistato il 1° dicembre 1970 con la Legge n. 898 “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio”, elaborata da Loris Fortuna e Antonio Baslini, fu approvata con i voti del Partito Socialista Italiano, del Partito Comunista Italiano, del Partito Socialista Democratico Italiano, del Partito Socialista Italiano di Unità Popolare, del Partito Repubblicano Italiano e del Partito Liberale Italiano. Furono contrari la Democrazia Cristiana, il Movimento Sociale Italiano, la Sudtiroler Volkspartei ed il Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica.
Il 1975 è stato definito dalle Nazioni Unite come l'Anno Internazionale delle Donne e l'8 marzo di quell'anno i movimenti femministi di tutto il mondo hanno manifestato per ricordare l'importanza dell'uguaglianza dei diritti tra uomini e donne.
Insomma, riassumendo possiamo dire che la Festa della donna ha origine dai movimenti femminili politici di rivendicazione dei diritti delle donne di inizio Novecento. Per la lotta all'emancipazione femminile, in Italia vanno ricordati Anna Kuliscioff, Angelica Balabanoff, Flora Tristan e Lina Merlin.
Oggi la festa della donna ha un po' perso il suo valore iniziale, tuttavia, ci sono organizzazioni femminili che continuano a cercare di sensibilizzare l'opinione pubblica sui problemi di varia natura che riguardano il sesso femminile, come la violenza contro le donne e il divario salariale rispetto agli uomini. Molte donne considerano questa giornata come l'occasione per uscire da sole con le amiche, lasciando mariti, compagni e figli a casa, e concedersi qualche ‘sfizio', che magari in altre serate non sarebbe permesso.
Il colore ufficiale della Giornata Internazionale della Donna è il viola. Questo colore rappresenta la dignità e la giustizia sociale per le donne.
Il tema della Giornata Internazionale della Donna cambia ogni anno. Nel 2022, il tema è stato "Gender equality today for a sustainable tomorrow". Nel 2018, l'hashtag #MeToo è stato utilizzato come simbolo di solidarietà tra le donne e di denuncia contro gli abusi sessuali. Il movimento #MeToo è stato uno dei principali argomenti di discussione della Giornata Internazionale della Donna di quell'anno.
Quest'anno, a A RomRoma, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro, in sinergia con il Museo Orto Botanico di Roma, Dipartimento di Biologia Ambientale dell'Università La Sapienza, ha organizzato un convegno per invitare a riflettere sul tema proposto dalle Nazioni Unite per celebrare l'8 marzo 2023: “L'uguaglianza di genere nel mondo del lavoro e l'accesso globale alla formazione di qualità per tutte le donne”.
Punto di partenza dell'incontro è la presentazione del più autorevole progetto internazionale che illustra i passi da compiere per un cambiamento sistemico a favore di tutta l'umanità, il Rapporto al Club di Roma: “EARTH 4 ALL - UNA TERRA PER TUTTI”.
Una iniziativa encomiabile con la partecipazione di Tiziano Treu, Presidente CNEL e Fabio Attorre, Direttore Museo Orto Botanico dell'Università La Sapienza, in collegamento dal Sud Africa; Gianna Fracassi, Vicepresidente CNEL e Gianfranco Bologna, curatore dell'edizione italiana del Rapporto, Segretario generale della Fondazione Aurelio Peccei e Full Member del Club di Roma. A seguire, una tavola rotonda a cura di Riccardo Luna, Direttore Green & Blue con interventi di Daniela De Leo, Pro-Rettrice al Public Engagement Università La Sapienza; Enrico Giovannini, Direttore Scientifico ASVIS e full member del Club di Roma, già Ministro del Lavoro e delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili; Simona Castaldi, professoressa di ecologia all'Università della Campania "Vanvitelli" e Scientific Manager del progetto SU-Eatable LIFE per il Barilla Center for Food & Nutrition; Rosalaura Romeo, Coordinatore Mountain Partnership Secretariat/FAO, responsabile del progetto "La moda per gli ecosistemi fragili".
Al termine dell'evento si è svolta la cerimonia di affidamento del coordinamento del Forum permanente sulla parità di genere del CNEL alla Consigliera Rossana Dettori.
La progettualità per un mondo migliore è affascinante, soprattutto quando viene espressa da autorevoli personalità. Peccato che dopo, sistematicamente, tutte le belle parole e le buone intenzioni restano solo promesse non mantenute in un mondo che, come il somaro del Carducci, continua indifferente il suo atto di egoismo.
In Italia, i dati dell'Istat parlando chiaro: a fine 2022 si contano 334mila posti di lavoro in più rispetto al 2021 di cui, però, solo 38 mila sono occupati da donne.
Al ritmo attuale, ci vorranno dai 100 ai 132 anni per colmare il divario di genere e raggiungere la parità tra uomini e donne. Questa stima emerge dal Global Gender Gap Report del 2022, mentre nel mondo si sono organizzati scioperi ed eventi per festeggiare la Giornata internazionale della donna.
Nel 2022 il divario di genere globale è stato colmato solo del 68,1%, dati che evidenziano un generale peggioramento della parità di genere a livello internazionale rispetto al 2020.
L'Italia è riuscita a collocarsi al 63° posto della classifica stilata dal World Economic Forum, su 146 Paesi esaminati, ben lontana da altre nazioni europee come Francia, Spagna e Germania, rispettivamente al 15°, 16° e decimo posto. Il risultato peggiora ulteriormente se si prende in considerazione la parità di genere in relazione alla partecipazione economica. In questo caso il nostro Paese scivola al 110° posto, dietro nazioni come Gambia, Ghana, Tajikistan e Malawi.
Proprio a causa di queste continue disparità di genere, che spesso si traducono in disparità di trattamento e diritti, è necessario ricordare l'incompleta realizzazione delle conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne di tutto il mondo.
In Italia, per il settimo anno consecutivo, è la rete di “Non Una di Meno” a proclamare e promuovere la mobilitazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne e ogni forma di violenza di genere. Nell'appello per la mobilitazione si legge: “Scioperiamo dal lavoro dentro e fuori casa, dai ruoli di genere e da tutti i ruoli che ci vengono imposti, dai consumi. La violenza di genere, la pandemia, la guerra, il disastro ecologico, l'inflazione: viviamo in un mondo di crisi continue che non sono emergenze ma segnali evidenti di un sistema che si sta sgretolando, un sistema ingiusto che ci costringe a vivere vite insostenibili e che vorrebbe chiuderci nell'isolamento e nell'impotenza. In questa solitudine non vogliamo starci e insieme troviamo la forza di ribellarci, lottare e rifiutare tutto questo”.
C'è, però, un dato positivo quando si parla di parità di genere nel mondo del lavoro. Le donne che occupano una posizione aziendale di comando sono aumentate rispetto agli anni precedenti.
Nel 2022, infatti, le donne italiane che ricoprono il ruolo di Ceo, o amministratrice delegata, raggiungono il 20% rispetto al 18% dell'anno precedente, mentre quelle con il ruolo di senior manager salgono al 32 per cento. Non c'è stato certo bisogno del governo Meloni per raggiungere questi risultati.
Nonostante questi miglioramenti, l'Italia si conferma fanalino di coda rispetto alle trenta economie analizzate all'interno del report annuale Women in Business redatto dalla rete di consulenza internazionale Grant Thornton.
Il raggiungimento delle pari opportunità sul piano sociale e lavorativo non è mai stato così importante come oggi, dopo anni di pandemia che hanno reso ancora più evidenti per le donne le difficoltà già presenti a livello sociale e occupazionale. Secondo gli ultimi dati Istat, il tasso di occupazione femminile si attesta al 51,3%, lo 0,5 in più rispetto al 2021, tra i peggiori risultati a livello europeo. La media delle donne occupate nell'Unione europea è, infatti, del 62,7%.
Non solo le donne trovano mediamente meno lavoro rispetto agli uomini, e con posizioni meno prestigiose, ma continua a verificarsi anche un altro fenomeno, quello del divario retributivo di genere, noto anche come Gender pay gap, che all'interno dei Paesi dell'Unione europea è in media del 13 per cento.
Questo significa che le donne in Europa guadagnano in media il 13% in meno all'ora rispetto agli uomini. L'indice, infatti, misura la differenza media che sussiste tra i salari orari lordi percepiti dagli uomini e dalle donne.
In Italia, secondo gli ultimi dati Eurostat, il divario salariale raggiunge il 43,7% e, paradossalmente, cresce con l'aumentare del livello di istruzione raggiunto. Il gap salariale si attesta infatti al 5,4% tra chi ha conseguito un diploma delle scuole professionali fino a raggiungere il 30,4% per le laureate e il 46,7% tra chi ha un Master di secondo livello.
Questo divario di stipendi è tornato a crescere in seguito alla pandemia e, proprio per questa ragione, le istituzioni europee stanno lavorando per cercare di ridurlo, obbligando le aziende che operano all'interno dell'Ue a divulgare informazioni che rendano più facile confrontare i salari relativi allo stesso datore di lavoro ed esporre il divario retributivo di genere esistente.
Inoltre, da gennaio è stata introdotta la certificazione della parità di genere, il cui obiettivo è quello di attestare le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere riguardo ad alcuni punti fondamentali come: reali opportunità di crescita in azienda, parità salariale a parità di mansioni e adozione di politiche di gestione delle differenze di genere, tra cui la maternità tutelata.
Anche se il numero delle donne europee laureate supera oggi quello degli uomini, solo un laureato su tre nelle discipline scientifiche e tecnologiche è di sesso femminile.
Le donne occupano, infatti, appena il 22% di tutti i posti di lavoro nelle aziende europee che operano nel settore tecnologico. Per quanto riguarda l'Italia, il dato relativo al 2020 scende al 15,6% delle donne che lavorano in ambiti tecnico-scienfici, rispetto al 18,3% degli uomini.
Alla base di questa disparità ci sono spesso tutta una serie di stereotipi sociali e di genere che continuano ad avere un forte impatto sulla società italiana. L'Osservatorio Indifesa di Terre des Hommes ha evidenziato come in Italia una ragazza su due, delle oltre 2 mila intervistate, si senta limitata nelle scelte relative al proprio futuro da stereotipi e retaggi maschilisti.
Per il 53,9% delle intervistate, infatti, le decisioni sugli studi o sulla scelta della carriera desiderata, così come le ambizioni e le passioni, vengono limitate nella realtà dagli stereotipi sociali e impostazioni considerate maschiliste e patriarcali. Le giovani donne sono inoltre consapevoli che il posto in cui si subiscono più discriminazioni o violenze di genere è proprio il luogo di lavoro.
Per combattere la disparità e la violenza di genere, il Parlamento Ue ha votato, lo scorso 15 febbraio, un testo che esorta con fermezza l'Unione europea a ratificare la Convenzione di Istanbul. Questo trattato internazionale è, infatti, uno strumento chiave per sradicare la violenza di genere, compresa la violenza domestica, e mira a prevenire, punire e contrastare la violenza sulle donne.
Secondo il Parlamento europeo, la ratifica della Convenzione di Istanbul è una questione quanto mai urgente, visto che 62 milioni di donne nell'intera Unione europea, ovvero una donna su tre, dichiarano di aver subito violenze fisiche o sessuali almeno una volta nella vita.
Tuttavia, non si possono nemmeno dimenticare i progressi fatti nel tempo. Il numero delle donne al potere in tutto il mondo, oggi, ha raggiunto cifre e posizioni superiori rispetto al passato. Basta pensare all'Unione Europea dove tre donne sono a capo delle più importanti istituzioni: Parlamento, Commissione e Banca Centrale.
Parlare di festa però non è del tutto corretto. Questa giornata è infatti dedicata al ricordo e alla riflessione sulle conquiste politiche, sociali, economiche delle donne.
La storia di questa ricorrenza risale ai primi del secolo scorso. Per molti anni l'origine dell'8 marzo si è fatta coincidere con la tragedia accaduta nel 1908, che ebbe come protagoniste le operaie dell'industria tessile Cotton di New York, rimaste uccise da un incendio. L'incendio del 1908 è stato però confuso con un altro incendio nella stessa città, avvenuto nel 1911 e dove ci furono 146 vittime fra cui molte donne. I fatti che hanno realmente portato all'istituzione della festa della donna sono in realtà più legati alla rivendicazione dei diritti delle donne, tra i quali il diritto di voto che in Italia fu conquistato soltanto nel 1946. Trentatre anni prima, nel 1913, il diritto di voto delle donne era già stato riconosciuto in Norvegia, Danimarca ed Australia.
Dall'inizio del novecento, gli avvenimenti che hanno portato alla lotta per la rivendicazione dei diritti delle donne e all'istituzione della Giornata internazionale delle donne, sono numerosi.
Il primo evento importante fu il VII Congresso della II Internazionale socialista svoltosi a Stoccarda dal 18 al 24 agosto 1907. Durante questo congresso si discusse della questione femminile e del voto alle donne.
I partiti socialisti si impegnarono a lottare per riuscire ad introdurre il suffragio universale. Pochi giorni dopo, il 26 e 27 agosto 1907, si svolse invece la Conferenza internazionale delle donne socialiste, durante la quale fu istituito l'Ufficio di informazione delle donne socialiste e Clara Zetkin ne fu eletta segretaria.
I socialisti erano contrari all'alleanza con le femministe borghesi, ma tra le donne non tutte erano della stessa idea.
Nel febbraio 1908 la socialista Corinne Brown dichiarò sulla rivista The Socialist Woman che “il Congresso non aveva alcun diritto di dettare alle donne socialiste come e con chi lavorare per la propria liberazione”. Il 3 maggio 1908 la Brown presiedette la conferenza del Partito socialista a Chicago, che venne ribattezzata “Woman's Day”, durante la quale si parlò dello sfruttamento dei datori di lavoro nei confronti delle operaie, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto.
Alla fine del 1908 il Partito socialista americano decise di dedicare l'ultima domenica del febbraio del 1909 all'organizzazione di una manifestazione per il voto alle donne.
La prima "giornata della donna" negli Stati Uniti si svolse quindi il 23 febbraio 1909.
Un paio di anni dopo, durante la seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste che si svolse a Copenaghen il 26 e 27 agosto 1910, si decise di seguire l'iniziativa americana istituendo una giornata internazionale dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne.
In realtà per alcuni anni negli Stati Uniti e in vari Paesi europei la giornata delle donne si è svolta in giorni diversi.
Negli anni successivi, fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, sono state poi organizzate molte altre giornate dedicate ai diritti delle donne.
A San Pietroburgo, l'8 marzo 1917, le donne manifestarono per chiedere la fine della guerra. In seguito, per ricordare questo evento, durante la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste che si svolse a Mosca nel 1921 fu stabilito che l'8 marzo fosse la Giornata internazionale dell'operaia.
In Italia la prima giornata della donna si è svolta nel 1922, ma il 12 marzo e non l'8.
Nei decenni successivi il movimento per la rivendicazione dei diritti delle donne ha continuato ad ingrandirsi in tutto il mondo.
Nel settembre 1944 a Roma è stato istituito l'UDI, Unione Donne Italiane, e si è deciso di celebrare il successivo 8 marzo la giornata della donna nelle zone liberate dell'Italia.
Dal 1946 è stata introdotta la mimosa come simbolo di questa giornata. Questo fiore fu scelto perché sboccia in quel periodo dell'anno ed è molto diffuso.
Tuttavia in Italia si deve arrivare agli anni settanta per vedere la nascita di un vero e proprio movimento femminista. L'8 marzo 1972, in Piazza Campo de Fiori a Roma, si è svolta la manifestazione della festa della donna, durante la quale le donne hanno chiesto, tra le varie cose, anche la legalizzazione dell'aborto. Prima c'era stata la battaglia sul divorzio conquistato il 1° dicembre 1970 con la Legge n. 898 “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio”, elaborata da Loris Fortuna e Antonio Baslini, fu approvata con i voti del Partito Socialista Italiano, del Partito Comunista Italiano, del Partito Socialista Democratico Italiano, del Partito Socialista Italiano di Unità Popolare, del Partito Repubblicano Italiano e del Partito Liberale Italiano. Furono contrari la Democrazia Cristiana, il Movimento Sociale Italiano, la Sudtiroler Volkspartei ed il Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica.
Il 1975 è stato definito dalle Nazioni Unite come l'Anno Internazionale delle Donne e l'8 marzo di quell'anno i movimenti femministi di tutto il mondo hanno manifestato per ricordare l'importanza dell'uguaglianza dei diritti tra uomini e donne.
Insomma, riassumendo possiamo dire che la Festa della donna ha origine dai movimenti femminili politici di rivendicazione dei diritti delle donne di inizio Novecento. Per la lotta all'emancipazione femminile, in Italia vanno ricordati Anna Kuliscioff, Angelica Balabanoff, Flora Tristan e Lina Merlin.
Oggi la festa della donna ha un po' perso il suo valore iniziale, tuttavia, ci sono organizzazioni femminili che continuano a cercare di sensibilizzare l'opinione pubblica sui problemi di varia natura che riguardano il sesso femminile, come la violenza contro le donne e il divario salariale rispetto agli uomini. Molte donne considerano questa giornata come l'occasione per uscire da sole con le amiche, lasciando mariti, compagni e figli a casa, e concedersi qualche ‘sfizio', che magari in altre serate non sarebbe permesso.
Il colore ufficiale della Giornata Internazionale della Donna è il viola. Questo colore rappresenta la dignità e la giustizia sociale per le donne.
Il tema della Giornata Internazionale della Donna cambia ogni anno. Nel 2022, il tema è stato "Gender equality today for a sustainable tomorrow". Nel 2018, l'hashtag #MeToo è stato utilizzato come simbolo di solidarietà tra le donne e di denuncia contro gli abusi sessuali. Il movimento #MeToo è stato uno dei principali argomenti di discussione della Giornata Internazionale della Donna di quell'anno.
Quest'anno, a A RomRoma, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro, in sinergia con il Museo Orto Botanico di Roma, Dipartimento di Biologia Ambientale dell'Università La Sapienza, ha organizzato un convegno per invitare a riflettere sul tema proposto dalle Nazioni Unite per celebrare l'8 marzo 2023: “L'uguaglianza di genere nel mondo del lavoro e l'accesso globale alla formazione di qualità per tutte le donne”.
Punto di partenza dell'incontro è la presentazione del più autorevole progetto internazionale che illustra i passi da compiere per un cambiamento sistemico a favore di tutta l'umanità, il Rapporto al Club di Roma: “EARTH 4 ALL - UNA TERRA PER TUTTI”.
Una iniziativa encomiabile con la partecipazione di Tiziano Treu, Presidente CNEL e Fabio Attorre, Direttore Museo Orto Botanico dell'Università La Sapienza, in collegamento dal Sud Africa; Gianna Fracassi, Vicepresidente CNEL e Gianfranco Bologna, curatore dell'edizione italiana del Rapporto, Segretario generale della Fondazione Aurelio Peccei e Full Member del Club di Roma. A seguire, una tavola rotonda a cura di Riccardo Luna, Direttore Green & Blue con interventi di Daniela De Leo, Pro-Rettrice al Public Engagement Università La Sapienza; Enrico Giovannini, Direttore Scientifico ASVIS e full member del Club di Roma, già Ministro del Lavoro e delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili; Simona Castaldi, professoressa di ecologia all'Università della Campania "Vanvitelli" e Scientific Manager del progetto SU-Eatable LIFE per il Barilla Center for Food & Nutrition; Rosalaura Romeo, Coordinatore Mountain Partnership Secretariat/FAO, responsabile del progetto "La moda per gli ecosistemi fragili".
Al termine dell'evento si è svolta la cerimonia di affidamento del coordinamento del Forum permanente sulla parità di genere del CNEL alla Consigliera Rossana Dettori.
La progettualità per un mondo migliore è affascinante, soprattutto quando viene espressa da autorevoli personalità. Peccato che dopo, sistematicamente, tutte le belle parole e le buone intenzioni restano solo promesse non mantenute in un mondo che, come il somaro del Carducci, continua indifferente il suo atto di egoismo.
In Italia, i dati dell'Istat parlando chiaro: a fine 2022 si contano 334mila posti di lavoro in più rispetto al 2021 di cui, però, solo 38 mila sono occupati da donne.
Al ritmo attuale, ci vorranno dai 100 ai 132 anni per colmare il divario di genere e raggiungere la parità tra uomini e donne. Questa stima emerge dal Global Gender Gap Report del 2022, mentre nel mondo si sono organizzati scioperi ed eventi per festeggiare la Giornata internazionale della donna.
Nel 2022 il divario di genere globale è stato colmato solo del 68,1%, dati che evidenziano un generale peggioramento della parità di genere a livello internazionale rispetto al 2020.
L'Italia è riuscita a collocarsi al 63° posto della classifica stilata dal World Economic Forum, su 146 Paesi esaminati, ben lontana da altre nazioni europee come Francia, Spagna e Germania, rispettivamente al 15°, 16° e decimo posto. Il risultato peggiora ulteriormente se si prende in considerazione la parità di genere in relazione alla partecipazione economica. In questo caso il nostro Paese scivola al 110° posto, dietro nazioni come Gambia, Ghana, Tajikistan e Malawi.
Proprio a causa di queste continue disparità di genere, che spesso si traducono in disparità di trattamento e diritti, è necessario ricordare l'incompleta realizzazione delle conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne di tutto il mondo.
In Italia, per il settimo anno consecutivo, è la rete di “Non Una di Meno” a proclamare e promuovere la mobilitazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne e ogni forma di violenza di genere. Nell'appello per la mobilitazione si legge: “Scioperiamo dal lavoro dentro e fuori casa, dai ruoli di genere e da tutti i ruoli che ci vengono imposti, dai consumi. La violenza di genere, la pandemia, la guerra, il disastro ecologico, l'inflazione: viviamo in un mondo di crisi continue che non sono emergenze ma segnali evidenti di un sistema che si sta sgretolando, un sistema ingiusto che ci costringe a vivere vite insostenibili e che vorrebbe chiuderci nell'isolamento e nell'impotenza. In questa solitudine non vogliamo starci e insieme troviamo la forza di ribellarci, lottare e rifiutare tutto questo”.
C'è, però, un dato positivo quando si parla di parità di genere nel mondo del lavoro. Le donne che occupano una posizione aziendale di comando sono aumentate rispetto agli anni precedenti.
Nel 2022, infatti, le donne italiane che ricoprono il ruolo di Ceo, o amministratrice delegata, raggiungono il 20% rispetto al 18% dell'anno precedente, mentre quelle con il ruolo di senior manager salgono al 32 per cento. Non c'è stato certo bisogno del governo Meloni per raggiungere questi risultati.
Nonostante questi miglioramenti, l'Italia si conferma fanalino di coda rispetto alle trenta economie analizzate all'interno del report annuale Women in Business redatto dalla rete di consulenza internazionale Grant Thornton.
Il raggiungimento delle pari opportunità sul piano sociale e lavorativo non è mai stato così importante come oggi, dopo anni di pandemia che hanno reso ancora più evidenti per le donne le difficoltà già presenti a livello sociale e occupazionale. Secondo gli ultimi dati Istat, il tasso di occupazione femminile si attesta al 51,3%, lo 0,5 in più rispetto al 2021, tra i peggiori risultati a livello europeo. La media delle donne occupate nell'Unione europea è, infatti, del 62,7%.
Non solo le donne trovano mediamente meno lavoro rispetto agli uomini, e con posizioni meno prestigiose, ma continua a verificarsi anche un altro fenomeno, quello del divario retributivo di genere, noto anche come Gender pay gap, che all'interno dei Paesi dell'Unione europea è in media del 13 per cento.
Questo significa che le donne in Europa guadagnano in media il 13% in meno all'ora rispetto agli uomini. L'indice, infatti, misura la differenza media che sussiste tra i salari orari lordi percepiti dagli uomini e dalle donne.
In Italia, secondo gli ultimi dati Eurostat, il divario salariale raggiunge il 43,7% e, paradossalmente, cresce con l'aumentare del livello di istruzione raggiunto. Il gap salariale si attesta infatti al 5,4% tra chi ha conseguito un diploma delle scuole professionali fino a raggiungere il 30,4% per le laureate e il 46,7% tra chi ha un Master di secondo livello.
Questo divario di stipendi è tornato a crescere in seguito alla pandemia e, proprio per questa ragione, le istituzioni europee stanno lavorando per cercare di ridurlo, obbligando le aziende che operano all'interno dell'Ue a divulgare informazioni che rendano più facile confrontare i salari relativi allo stesso datore di lavoro ed esporre il divario retributivo di genere esistente.
Inoltre, da gennaio è stata introdotta la certificazione della parità di genere, il cui obiettivo è quello di attestare le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere riguardo ad alcuni punti fondamentali come: reali opportunità di crescita in azienda, parità salariale a parità di mansioni e adozione di politiche di gestione delle differenze di genere, tra cui la maternità tutelata.
Anche se il numero delle donne europee laureate supera oggi quello degli uomini, solo un laureato su tre nelle discipline scientifiche e tecnologiche è di sesso femminile.
Le donne occupano, infatti, appena il 22% di tutti i posti di lavoro nelle aziende europee che operano nel settore tecnologico. Per quanto riguarda l'Italia, il dato relativo al 2020 scende al 15,6% delle donne che lavorano in ambiti tecnico-scienfici, rispetto al 18,3% degli uomini.
Alla base di questa disparità ci sono spesso tutta una serie di stereotipi sociali e di genere che continuano ad avere un forte impatto sulla società italiana. L'Osservatorio Indifesa di Terre des Hommes ha evidenziato come in Italia una ragazza su due, delle oltre 2 mila intervistate, si senta limitata nelle scelte relative al proprio futuro da stereotipi e retaggi maschilisti.
Per il 53,9% delle intervistate, infatti, le decisioni sugli studi o sulla scelta della carriera desiderata, così come le ambizioni e le passioni, vengono limitate nella realtà dagli stereotipi sociali e impostazioni considerate maschiliste e patriarcali. Le giovani donne sono inoltre consapevoli che il posto in cui si subiscono più discriminazioni o violenze di genere è proprio il luogo di lavoro.
Per combattere la disparità e la violenza di genere, il Parlamento Ue ha votato, lo scorso 15 febbraio, un testo che esorta con fermezza l'Unione europea a ratificare la Convenzione di Istanbul. Questo trattato internazionale è, infatti, uno strumento chiave per sradicare la violenza di genere, compresa la violenza domestica, e mira a prevenire, punire e contrastare la violenza sulle donne.
Secondo il Parlamento europeo, la ratifica della Convenzione di Istanbul è una questione quanto mai urgente, visto che 62 milioni di donne nell'intera Unione europea, ovvero una donna su tre, dichiarano di aver subito violenze fisiche o sessuali almeno una volta nella vita.
Tuttavia, non si possono nemmeno dimenticare i progressi fatti nel tempo. Il numero delle donne al potere in tutto il mondo, oggi, ha raggiunto cifre e posizioni superiori rispetto al passato. Basta pensare all'Unione Europea dove tre donne sono a capo delle più importanti istituzioni: Parlamento, Commissione e Banca Centrale.
Fonte: di Salvatore Rondello